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Archestrato da Gela, il “cuoco degli dei”
di Redazione | 25/09/2014 | CULTURA E SPETTACOLI
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Ad interpretare Archestrato da Gela sarà l'attore Orazio Stracuzzi
La terra di Sicilia non smette mai di stupire e non si fa mancare nemmeno il prestigio di aver dato i natali ad uno dei più grandi gastronomi della storia, un poeta amante del buon cibo, esperto di essenze e di aromi, un siceliota dal palato fine che prestò un’attenzione meticolosa alla cucina e agli ingredienti in essa utilizzati. Stiamo parlando del gelese Archestrato, vissuto all’incirca nella seconda metà del IV secolo a.C., un personaggio fuori dal suo tempo e sicuramente più vicino al nostro che si merita di certo l’appellativo che gli è stato affibbiato di “cuoco degli dei”. Dell’opera di questo cultore delle delizie della vita, così pare definisse le pietanze, ci è pervenuto un numero discreto di frammenti, seppure spesso molto brevi, tramandatici da Ateneo di Naucrati nella sua opera simpodiale I sofisti a banchetto. Ateneo ci tramanda anche frammenti di un poemetto, conosciuto sotto vari titoli, tutti antichi: secondo lo stoico Crisippo, si intitolava Gastronomia, secondo Callimaco,invece, Hēdypatheia, ossia letteralmente Poema del buongustaio, che è oggi il titolo più diffuso tra gli studiosi. É sicuramente singolare, leggendo i primi versi del poema, notare come Archestrato metta in guardia i lettori dal non cadere nell’esagerazione sui piatti da portare in tavola: abbuffarsi, ci fa capire, è da mensa per soldati, la vera cucina è delicatezza. Nel suo poema, racconta dei suoi lunghi viaggi alla ricerca delle migliori vivande e dei vini più pregiati, dei pesci, della selvaggina, della produzione e della conservazione del vino, indicandone le qualità migliori e i luoghi di provenienza. Cultore dell’arte del piacere, non a caso è contemporaneo, se non discepolo, di Epicuro, e tracce del suo Hedypàtheia affiorano anche nel costume gastronomico di Roma antica e indirettamente anche nell’opera di Apicio. Il poeta tramanda anche qualche ricetta - tutte estasianti per raffinata semplicità - ma si sofferma soprattutto sulla denominazione d'origine dei prodotti alimentari (il pesce, in particolare) e sul miglior periodo per cibarsene. In secondo luogo si sofferma sulla struttura del banchetto, e dopo, solo dopo, su come cucinare i vari piatti. Spesso però è anche polemico con i cuochi a lui contemporanei, e li accusa di essere troppo barocchi, di guastare coi loro eccessivi condimenti alimenti eccellenti di per sé e di mascherarne e snaturarne i sapori. Come si legge in un pregevole scritto, sembra di assistere, già 24 secoli in anticipo, alla rivolta della nouvelle cuisine contro i fondi, le salse, i pasticci e la stracottura dei cibi. (Le notizie storiche su Archestrato da Gela sono tratte dall'articolo "Storia della gastronomia" di Giuseppe Mazzarino)
Archestrato non fu un cuoco di professione, ma un buongustaio di stampo quasi filosofico e la perdita del poema nella sua integrità, rappresenta, oggi, per gli appassionati del buon gusto una tragedia di dimensioni cosmiche. Oggi, il regista Fabrizio Sergi, coadiuvato dall’artista Nino Ucchino, ha pensato di riportare alla luce questa immensa figura in un film breve dal titolo “Solstizio d’Estate”, nel quale la figura di Archèstrato è magistralmente interpretata dal noto attore e regista siciliano Orazio Stracuzzi, che per mesi ha ricercato le espressioni migliori da portare in scena. Il monologo presente nel film è interamente originale, scritto a più mani dal regista e dallo scultore Ucchino, e si ispira non solo agli scritti del poeta, al quale finalmente è stato regalato un volto, bensì anche alla mitologia in generale. La magia dunque continua: si aspetta adesso la prima del cortometraggio al quale hanno preso parte altri due protagonisti, interpretati da Daniele Perrone e Luisa Ippodrino.