Catena Fiorello a Roccalumera: "A Picciridda" e i dolori dell'emigrazione
di Filippo Brianni | 29/11/2017 | CULTURA E SPETTACOLI
di Filippo Brianni | 29/11/2017 | CULTURA E SPETTACOLI
1942 Lettori unici
Cateno Fiorello al Parco Quasimodo
Le rime di Salvatore Quasimodo salgono sull’antico treno che alla stazione di Roccalumera è stato adibito a museo e riscendono attraverso la saletta che ospita “parole”, quelle di Catena Fiorello, che si muove come se in quello scenario dedicato al Nobel roccalumerese si trovasse a… rima propria. E così, il suo ultimo lavoro letterario, “A Picciridda” cresce a vista d’occhio nell’immaginario di un pubblico che ha avuto modo di confrontarsi con questa figura di bambina letojannese rimasta con la nonna perché genitori e fratello sono dovuti emigrare. E con questa nonna, A Picciridda si confronta, così come si confronta con i “dolori” indotti dell’emigrazione. Ma anche con quelli inevitabili della crescita e quegli altri evitabili di caratteri forti che vogliono fare da sé, anche se l’età non glielo permetterebbe ed una nonna sembra posta proprio lì per proibirlo. E, quando si è “picciriddi”, ciò che è proibito, ovviamente, lo si fa. Anche se poi ha conseguenze devastanti, che la bambina, divenuta adulta, narra ed in cui ci trova pure del buono. Catena Fiorello narra in profondità la vita di quei luoghi mezzo secolo fa, portando i lettori a confrontarsi con una realtà, l’emigrazione, che la Sicilia conosce ancora bene, seppur in termini diversi rispetto ad allora. La presentazione di “Picciridda” al Parco Quasimodo di Roccalumera, alcuni giorni fa, ha fatto da esordio al nuovo direttore artistico, la giovanissima Mariapia Crisafulli, la quale promette nuove “penne” importanti e soprattutto assicura – così come il presidente del Parco Quasimodo, Carlo Mastroeni – che quel luogo aumenterà l’offerta culturale del comprensorio. L’idea piace pure a Catena Fiorello, che assicura sostegno al Parco.