Francesca e la sua lezione per sconfiggere la mafia: a Savoca il libro di Felice Cavallaro
di Andrea Rifatto | 27/08/2022 | CULTURA E SPETTACOLI
di Andrea Rifatto | 27/08/2022 | CULTURA E SPETTACOLI
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Anfuso, Cavallaro, De Lucia, D’Anna, Arena e Ardizzone
Una donna che ha scelto di stare accanto al suo uomo fino all’ultimo, consapevole del pericolo, provando anche lei a cambiare una società malata che poi ha spazzato via la sua vita e quella dell’uomo che amava. Francesca Morvillo, moglie di Giovanni Falcone, è al centro della scena in “Francesca. Storia di un amore in tempo di guerra”, il libro del giornalista e scrittore agrigentino Felice Cavallaro, edito da Solferino, presentato a Savoca durante la rassegna letteraria organizzata dall’Amministrazione comunale. Un libro che contiene l’amore e l’intesa, l’impegno e il sacrificio in un Paese in tempo di guerra, gli amici e i nemici, le battaglie e i processi, la vita quotidiana e una parte importante della nostra storia, interrotta improvvisamente quel tragico giorno di maggio del 1992, oscurato dalla strage di Capaci. A dialogare con l’autore, con la moderazione del regista Fabio Anfuso, Maurizio De Lucia (procuratore capo di Messina), Giovanni Ardizzone (magistrato del Cga di Palermo), Maria Teresa Arena (consigliera Corte d’appello di Messina) e Fabio D’Anna (procuratore di Ragusa), mentre l’attrice Liliana Randi ha letto alcuni brani. In platea anche il sindaco Massimo Stracuzzi e la sua amministrazione e il comandante della Compagnia Carabinieri di Taormina, capitano Giovanni Riacà. “Leggere ‘Francesca’ serve anche per creare un esercito di maestri e riuscire ad entrare nelle famiglie mafiose, come fece lei nel doposcuola a Palermo e poi da giudice minorile, e distoglierli dalla cultura mafiosa” ha evidenziato Cavallaro, così come De Lucia ha sottolineato che “memoria e cultura sono strumenti importanti per sconfiggere la mafia, che si vince con lo sviluppo”, ricordando quella stagione dei veleni al Palazzo di Giustizia di Palermo dove “per invidia venne impedito a Falcone di fare quello che sapeva fare meglio, un fuoriclasse a cui l’Italia deve tantissimo”. “Una lotta alla criminalità che deve andare avanti tutti i settori - hanno evidenziato Ardizzone, Arena e D’Anna - con la scuola che salva dalla strada e indebolisce la mafia, che si nutre di ignoranza e ha paura delle persone colte”. Felice Cavallaro rievoca nel libro i caratteri e la complicità di Giovanni e Francesca, la forza e le debolezze. E ripercorre come in un romanzo le tappe della loro vita, dall’adolescenza al primo matrimonio di lei, dal loro incontro agli anni più felici, dal comune impegno civile alla diffidenza dei colleghi, dall’esilio forzato all’Asinara con il giudice Paolo Borsellino e sua moglie Agnese all’attentato scongiurato nella villa dell’Addaura. Fino agli intrighi più odiosi. Sullo sfondo uno Stato assente, distratto, forse anche colluso. Poi le polemiche per il trasferimento di Falcone a Roma e quel rientro a Palermo per una vacanza che non faranno mai. Dopo l’esplosione a Capaci Francesca sembra ancora in vita. I suoi occhi si aprono per l’ultimo istante. Il tempo di sussurrare poche parole: “Dov’è Giovanni?”