Il poliedrico Carmelo Rammi e le sue poesie, rifugio dalla vita quotidiana
di Andrea Rifatto | 17/03/2019 | CULTURA E SPETTACOLI
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Lo Schiavo, Rammi e Albano alla presentazione
Avvocato, politico, giornalista, organizzatore di eventi ma anche poeta. E proprio quest’ultima faccia della poliedrica figura di Salvatore Carmelo Rammi è stata al centro dell’ultimo incontro all’Università delle Tre Età di S. Teresa di Riva, che su iniziativa del presidente Santi Albano ha rievocato le composizioni in versi contenute nel libro “Errori…” (1999, Armando Siciliano Editore), pubblicato postumo dalla famiglia tre anni dopo la scomparsa di Rammi. A scorrere le pagine del testo sono intervenuti la figlia Teresa Rammi, assessore a Letojanni dove il padre fu più volte sindaco e l’avvocato Carlo Lo Schiavo, collega e amico di Carmelo, che insieme ai familiari si èper. In platea presenti anche la moglie Pina Ruggeri e l’altro figlio, il giornalista Gaetano. “Errori…” contiene poesie già selezionate da Rammi (nella foto a fianco) prima della morte, escludendo quelle in vernacolo, tra un centinaio di suoi componimenti. “La poesia per lui era un rifugio nel tran tran quotidiano e trovava sempre il tempo per scrivere – ha ricordato la figlia – non voleva essere definito poeta perché all’appellativo preferiva il fatto che i suoi versi fossero letti. Scriveva ma forse non si sentiva all’altezza, per lui era un modo per aprire la mente ed evadere liberamente”. Carmelo Rammi nutriva inoltre una forte fede ed era un cattolico praticante e una parte di “Errori…” è dedicata proprio ai temi religiosi, alla ricerca dell’elevazione verso qualcosa di immenso, cioè Dio. Lo Schiavo, ricordando come insieme aprirono il primo studio nel 1979 a S. Teresa e il grande dispiacere provato quando Rammi decise di dedicarsi alla politica (dove nel 1980 venne eletto sindaco) e non a quella cittadina santateresina, dove era già stato assessore, ha evidenziato la sua capacità di “fotografare” un avvenimento in poche righe: “Era attento alle persone, alle situazioni e ai piccoli momenti, il suo studio era un cenacolo dove ci si confrontava tra amici e nascevano le sue poesie, dove si ascoltavano anche gli sfoghi dei clienti, che spesso venivano trasposti in versi”.