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La comicità travolgente di Sergio Viglianese
di Giancarlo Trimarchi | 29/07/2013 | CULTURA E SPETTACOLI
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Grande successo ha riscosso lo spettacolo di cabaret del comico Sergio Viglianese tenutosi ieri presso il lido "Mamma Mia beach" di Santa Teresa di Riva, ormai divenuto luogo di incontro e sede di eventi che con la loro originalità contribuiscono ad animare la vita notturna dell'intera riviera jonica. Iniziato alle 23, lo show ha visto come protagonista indiscusso della serata il cabarettista romano, classe 1969, che ha calcato le scene dei più importanti programmi televisivi di intrattenimento: da "Zelig Circus" a "Colorado Cafè", da "Zelig off" alla prima serata di Rai2 con "Suonare Stella". La rassegna "Live Cabaret" continua domenica 4 agosto al "Mamma Mia Beach" con i "Doppia coppia"
Nel corso dell'evento Viglianese, attingendo ai numerosi sketch del proprio repertorio, ha impersonato il famosissimo meccanico Gasparetto, vestito i panni di un killer e recitato diverse parti tratte dai suoi tanti monologhi densi di battute retoriche e significati sottintesi volti non solo a destare il riso, ma anche a far riflettere gli spettatori sugli aspetti controversi della società odierna. La sua comicità travolgente, la capacità di interessare con i propri argomenti gli astanti e la naturalezza con cui egli riesce a rapportarsi con il pubblico stanno alla base del suo successo e della sua popolarità tanto presso i giovani quanto presso coloro che giovani non sono più. Dietro l'artista c'è indubbiamente un grande uomo, capace di ironizzare anche sugli aspetti meno divertenti della vita ed in grado di trovare in ogni cosa quella nota di ottimismo che spesso non appare ad un primo e superficiale sguardo. Ciò si evince chiaramente dall'intervista rilasciata per i lettori di Sikilynews.
Nel corso della sua carriera il personaggio che le ha assicurato maggior consensi da parte del pubblico è stato sicuramente quello del meccanico romano Gasparetto. Come è nata l'idea di portare sulle scene tale figura?
"E' successo che molto tempo prima di iniziare ad essere un comico professionista comprai una vecchia Citroen due cavalli ed ogni volta che entravo in un'officina notavo con mio grande stupore che i meccanici non mi guardavano neppure e stavo lì ore ad aspettare che mi dessero retta perché non avevano voglia di ripararmi la macchina, sapendo già di non poterne ricavare un alto guadagno. E quindi scrissi qualche appunto già a partire dall'età di diciotto anni. Dopo essere diventato comico rivedevo le cose scritte in precedenza e da qui il personaggio di Gasparetto, nato prima come sketch insieme ad un altro cabarettista e poi divenuto un personaggio a sé stante perché ho visto che era molto divertente".
Quale è stata la reazione dei suoi genitori quando ha detto loro di voler intraprendere la professione di cabarettista?
"Nessuna reazione perché ancora non gliel'ho detto. Tuttora loro sono convinti che io lavori in banca... Ovviamente scherzo, ma effettivamente non gliel'ho mai detto perché è stata una cosa molto graduale. Ho iniziato presto a fare il comico sui banchi di scuola e subito dopo essermi diplomato facevo già qualche spettacolo recitando testi di autori famosi, quindi all'inizio non avevo ancora capito che in futuro avrei fatto il comico. Non c'è stata mai, dunque, una comunicazione ufficiale, i mie genitori lo hanno scoperto piano piano come del resto anch'io".
Quali sono i vantaggi e gli svantaggi (se ce ne sono) dell'essere un comico?
"Io, sarà che sono molto ottimista, vedo solo vantaggi. Il lavoro è molto divertente e rispetto ad un classico impiegato di ufficio si guadagna di più, si visitano luoghi sempre nuovi e si fanno belle conoscenze".
Un consiglio per i giovani che vogliono fare questo mestiere?
"A chi vuole fare il comico io dico sempre questo: divertitevi, fate quello che vi sentite perchè prenderlo come un lavoro secondo me è sbagliato. Pur mantenendo una certa serietà dentro di sé, bisogna far leva sul divertimento. Questo è quello che ho fatto io!".
Quale è stato il comico che ha maggiormente influenzato la sua arte?
"Io credo che l'influenza maggiore l'ho subita da Enrico Montesano e da Benigni perché sono i comici che prima di tutti ho ascoltato ed ho imparato a memoria e quindi inevitabilmente chi mi vede dal vivo lo intuisce. Spesso mi viene detto che in parte assomiglio all'uno in parte assomiglio all'altro. Questi due comici hanno avuto un'influenza diretta su di me perché mi piacevano e rappresentano il mio primo approccio con la comicità. Guardavo i loro sketch fin dall'età di quattordici anni".
Potrebbe raccontarci qualche aneddoto sui suoi primi spettacoli?
"Le primissime volte che ho fatto spettacolo era in classe e spesso si inizia a fare il comico, lo dice anche Paolo Rossi, per fare colpo sulle ragazze. All'inizio ero molto timido poi via via, visto che in classe mi chiedevano spesso di fare delle imitazioni per saltare qualche ora di lezione, mi sono sciolto. Ho fatto anche l'animatore e questa è la professione che più si avvicina a quella di comico e mi ha sicuramente sbloccato parecchio. Diversi sono gli aneddoti che potrei raccontare, mi è capitato di tutto, perfino di fare uno spettacolo con un solo spettatore che si è anche addormentato. Ma non mi sono mai scoraggiato ed ho sempre cercato di fare del mio meglio in ogni occasione!".