L’anima greca della Val d’Agrò rievocata all'abbazia: Archeoclub celebra il VII solstizio
23/06/2021 | CULTURA E SPETTACOLI
23/06/2021 | CULTURA E SPETTACOLI
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Basso, Brianni, Tamà, Privitera e Manduca
“Dicono che una volta i greci hanno avuto una cultura, perché tutti sapevano gioire. Prova ad immaginarti un popolo che vive nella gioia! E questa gioia è la cultura”. Con questa frase dello scrittore ungherese Sandor Marai, la vicepresidente di Archeoclub Area Jonica Messina, Ketty Tamà, ha tracciato il tema della settima edizione di “Miti, Sogni, Poeti, Pittori e Santi nella Valle d’Agrò, alla scoperta del Genius loci”, interamente dedicata quest’anno alla cultura greca sul territorio. L’evento, organizzato da Archeoclub in collaborazione con il Parco archeologico di Naxos, il Comune di Casalvecchio Siculo e l’Arcipretura, si è tenuto nell’abbazia dei Santi Pietro e Paolo d’Agrò. “Dal Solstizio nasce sempre qualcosa di buono”, ha profetizzato in avvio l’assessore alla Cultura di Casalvecchio, Marcella Russo, nell’intervento di saluto, precedendo Maria Rosaria Grasso (componente del coordinamento regionale dei Archeoclub d’Italia, nonché presidente della sede Area Ionica Etnea). E la profezia ha subito preso corpo. Infatti, l’incontro - moderato dalla Tamà e dal presidente Archeoclub Filippo Brianni - è entrato nel vivo con una sorta di originale “esperimento”: il prof. Daniele Macris (presidente della comunità ellenica dello Stretto) ha riletto il diploma con cui nel 1116 Ruggero II concesse all’abate Gerasimo la facoltà di riedificare l’abbazia dei Santi Pietro e Paolo; concesse anche tutta una serie di diritti e possedimenti sulla Val d’agrò, ma anche sulla tonnara di Oliveri, su Troina, su Taormina. Macris ha ripercorso l’indicazione di toponimi e confini indicati in questo documento del XII secolo scovando quelli aventi origine greca. Macris (nella foto sotto) ha poi acceso la curiosità del pubblico svelando l’origine greca ed il significato di tanti cognomi e luoghi, anche della stessa Casalvecchio (come le frazioni Mitta, Fadarechi, Rafale), della vicina Scifì, Catalimiti, Contura e di altre zone del territorio, alcune ormai sparite come l’isoletta coltivata all’interno della fiumara d’Agrò. Nella seconda parte dell’evento si è svolta la presentazione del libro “L’ultimo Romito” (Lithos editore), scritto da Enzo Basso, Pino Privitera e Diego Celi. Il primo ad intervenire è stato proprio il giornalista Enzo Basso, offrendo uno chiaro e moderno spaccato del contesto sociale e religioso di Padre Alessio, del rito ortodosso e dei suoi valori. Concetti approfonditi e dettagliati poi anche dal coautore del libro, Pino Previtera, dirigente regionale col pallino della storiografia, e da Raffaele Manduca, che ha curato la prefazione. Ne è venuta fuori una constatazione ed una speranza: la constatazione è che i valori del rito greco non sono qualcosa di “orientale ed astratto”, ma costituiscono parte integrante del patrimonio culturale e religioso del comprensorio; la speranza è che si possa preservare, riconoscere e valorizzare questo patrimonio comune con scelte mirate. Compiere, in altri termini, quell’ecumenismo rimasto incompiuto. L’evento è stato trasmesso in diretta Facebook da Jonio Eventi ed è visualizzabile integralmente sulla pagina Facebook di Archeoclub Area Jonica al seguente link: www.facebook.com/groups/archeoclubareaionica.it/posts/6290166791009025/.