“Morte a Taormina”, il secondo romanzo di Cesare Giorgianni
19/12/2016 | CULTURA E SPETTACOLI
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L'autore e la copertina del libro
Un romanzo “breve” dalle “sfumature” tinte di giallo. Il messinese Cesare Giorgianni, giornalista professionista del quotidiano La Sicilia, definisce così il suo secondo impegno letterario, che verrà presentato a Taormina mercoledì 21 dicembre alle ore 21, al Palazzo Duchi di Santo Stefano. L’opera, “Morte a Taormina” (Armando Siciliano Editore), è un racconto che, seppur frutto di fantasia, richiama anche fatti, personaggi e uno scorcio di storia reale vissuta dalla “Perla dello Jonio”. Un mix che, tra l’altro, viene accompagnato, pagina dopo pagina, dalla riproduzione di un centinaio di cartoline d’epoca che fanno parte di una più ampia collezione di proprietà dello stesso autore. Una serie di personaggi dell’”altra” Taormina, quella che vive lontana dalle luci e dallo sfarzo, sono legati tra loro da un filo conduttore contrassegnato dalla semplicità e dalla grande forza d’animo degli stessi protagonisti, che emergono accuratamente dal racconto. Romanzo ambientato a Taormina, il cui personaggio centrale, la “maestrina” Setty, “nasce”, è proprio il caso di dirlo, da una relazione sentimentale tra la madre Rosa e un soldato inglese giunto nella Città del Centauro in occasione dell’arrivo delle forze alleate che cacciarono le truppe naziste nel mese di agosto del 1943. Un giallo leggero, “Morte a Taormina”, la cui trama, nella quale spicca anche l’assassinio di un ricco antiquario, condurrà, alla fine, a una triste verità grazie anche al provvidenziale “fiuto” di un giornalista locale. Alla presentazione interverranno, oltre l’autore, Mario D’Agostino, vicesindaco e assessore alla Cultura del Comune di Taormina; Adele Fortino, giornalista; Giuseppe Restifo, docente di Storia moderna all’Università degli Studi di Messina e l’editore Armando Siciliano. Cesare Giorgianni è anche autore di “Baracche e schiavitù nell’Europa del XX secolo”, un romanzo dedicato alle origini e alla storia della sua famiglia e in modo particolare al padre Alfredo, fatto prigioniero e rinchiuso in un campo di concentramento nazista nel nord della Germania dopo l’Armistizio dell’8 settembre del 1943. Il suo racconto in “presa diretta” rappresenta un’importante testimonianza della storia vissuta, tra fame e stenti, al di là del reticolato.