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Il rimpianto di Damiano: racconto di una Sicilia spettrale
di Andrea Rifatto | 13/08/2013 | CULTURA E SPETTACOLI
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Carmelo Ucchino e la copertina del testo
E' stato presentato ieri sera nel Parco dell'Unità Italia a S.Teresa di Riva il nuovo racconto dello scrittore santateresino Carmelo Ucchino, docente di italiano e storia a Roma, impegnato costantemente in varie iniziative culturali tra Lazio e Sicilia. Dopo il romanzo "Luci del Vespro" del 1991 e "Passeggiate Joniche" del 2008, dedicato all'amico e compianto prof. Nino Nicotra, è la volta di un nuovo intrigante racconto dal titolo "Il rimpianto di Damiano", edito da Armando Siciliano, con la prefazione curata da Paolo Di Paolo, finalista quest'anno al "Premio Strega". Dopo un breve saluto da parte del sindaco Cateno De Luca, la docente Francesca Gullotta ha esposto la sua personale ed interessante "lettura" del testo, che ha come protagonista Damiano Ruscello, che ormai da due mesi ha deciso di non alzarsi più dal letto nonostante le sorelle zitelle con cui vive lo minaccino in tanti modi.
Il racconto è ambientato in un luogo e in un tempo indefiniti, lo spazio è un palazzo nobiliare molto degradato e usurato dove vive quella che una volta era stata una famiglia aristocratica ormai in declino e in decadenza. Damiano non si muove. Rimane nel suo letto, mentre fuori dalla stanza della tortura infuriano la pioggia e lo scirocco che avvolge con la sua bruma e la sua nebbia tutto l’ambiente creando un paesaggio gotico. Uno snodo centrale è costituito dalla visita del medico-erborista-mago Sigillo, che riesce miracolosamente a far alzare dal letto Damiano e, insieme alle sorelle, a calarlo in una tinozza d’acqua e fargli fare un lungo bagno purificatore. Una vera e propria catarsi. La Gullotta ha evidenziato come Carmelo Ucchino utilizzi una scrittura allegorica e simbolica, una lingua assorta e anticata ma allo stesso tempo avvincente. L'ambientazione misteriosa ha come sfondo una Sicilia antica, immobile, che rispecchia la vita tetra del protagonista. L'autore del testo, nel suo intervento, ha spiegato che dopo anni di così tanta letteratura cosiddetta impegnata, a tutti i costi realistica, la sua è una vera e propria provocazione: ha scelto di trasferirsi in un mondo irreale, fantastico, surreale, metastorico, indefinito, per levare un inno alla libertà. Per fare un invito alla rivolta contro tutte le gabbie, le sovrastrutture, i pregiudizi, le paure, i muri, che ci impediscono di essere noi stessi fino in fondo. Il suo è un invito a recuperare il corpo, a buttarci nel mondo con il nostro corpo, luogo delle passioni più infinite. E' un messaggio di libertà contro i fardelli che ci opprimono e che spesso conducono l'uomo a combattere la più grande battaglia: quella contro se stesso. Il linguaggio metaforico è stato impiegato perche può toccare corde e pieghe dell’animo umano, meglio di un discorso realistico. Per uscire da questa crisi, che è economica ma che è soprattutto culturale, è importante recuperare la nostra soggettività e identità anche individuale. La serata è stata allietata da intermezzi musicali della violinista Elisabetta Ruggeri: sono state inoltre proiettate delle sequenze di storici film del cinema siciliano. Le foto della serata (a cura di Salvatore Coglitore)