“San Filippo era bizantino”: a Limina tesi a confronto e prime soluzioni certe
21/08/2018 | CULTURA E SPETTACOLI
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Il convegno al Polifunzionale "Scaldara"
Un punto sembra ormai certo: San Filippo d’Agira non visse nel I secolo d.C. come per tanto avevano riportato le fonti, anche autorevoli. È il IV secolo secondo alcuni studiosi, il VI o addirittura il VII secondo altri. Certo però che si trattasse di un sacerdote orientale, riparato a Roma, probabilmente per la pressione persiana sulle aree orientali, e inviato in Sicilia – dove la gente parlava greco e i sacerdoti seguivano i riti orientali – a “rimettere ordine” nel marasma di credenze e riti che si succedevano ed evangelizzare al cristianesimo le popolazioni. Ma molti aspetti della sua vita umana sarà difficile ricostruirli per assenza di fonti, dovuta soprattutto alla “latinizzazione” delle fonti da parte del Vaticano dopo la separazioni definitiva dalla chiesa orientale successivamente ai normanni. È questa l’estrema sintesi di un articolato dibattito tenutosi ieri nella sala del Polifunzionale “Scaldara” di Limina, dove ha avuto luogo il convegno “San Filippo: Luce di Siria per le vie di Limina” organizzato da Archeoclub Area Ionica Messina, con la collaborazione dell’Arcipretura di S. Sebastiano, il Comune e la Pro Loco di Limina. L’incontro, moderato dalla socia Archeoclub Ketty Tamà, di fronte ad un folto pubblico (Limina è sempre molto interessata a San Filippo) si aperto con i saluti istituzionali del parroco don Paolino Malambo, dell’assessore Filippo Ricciardi, del presidente dell’Osservatorio Beni Culturali dell’Unione, Ninuccia Foti, della rappresentante della Pro Loco, Concetta Costa. Ha introdotto il presidente Archeoclub Filippo Brianni, sottolineando come “il convegno punta a porre le tesi a confronto e fornire spunti per ulteriori studi, in un contesto, quello liminese, dove San Filippo rappresenta un culto non solo molto sentito ma carico di profili culturali e religiosi che vanno compresi e valorizzati. E solo ricostruendo la vita del Santo ciò è possibile”. Del culto di S. Filippo a Limina ne hanno parlato Domenico Costa (soffermandosi soprattutto sul ruolo del santuario di Passo Murazzo) e Giovanni Saglimbeni Ntantè, il quale, in rigoroso dialetto liminese, ha dato un forte “spaccato” dell’intima simbiosi tra San Filippo e la gente di Limina. Gli aspetti storici sono stati tracciati da Carlo Gregorio, uno storico che ha di recente dato alle stampe “Santi e Beati di Sicilia”, un bellissimo testo che ripercorre le vite di numerosi religiosi siciliani, tra cui anche Filippo d’Agira. Gregorio ha fornito gli elementi salienti della storia della comunità di Limina (certamente già viva e presente nel 1117), del culto di S. Filippo (collocabile nel XVIII secolo, come peraltro già ricostruito da Costa e Ntantè) e della storia umana del santo, collocabile, secondo Gregorio, nel IV secolo, quando Filippo venne ad evangelizzare la Sicilia con un altro monaco, Eusebio, che poi ne tramandò la storia. L’intervento clou è stato quello del sacerdote ortodosso padre Alessio Mandanikiotis che – dialogando con Ketty Tamà – ha anzitutto dato una collocazione storico-religiosa precisa. Una fase in cui il culto orientale e quello latino avevano punti in comune e unità di intenti e tante personalità orientali vennero a Roma. Fu in quel contesto che Filippo venne, probabilmente con un nutrito gruppo di religiosi, in Sicilia dove il Papa non riusciva più raccapezzarsi. Filippo era di lingua greca, ne conosceva ovviamente i riti ed era in grado di comunicare efficacemente con i siciliani che erano, appunto, di lingua greca. E lo fece. La sua missione si rivelò un successo e Filippo con i suoi seguaci svolse una penetrante opera di evangelizzazione che il popolo iniziò a tramandare, attraverso riti e richiami presenti nel culto ancora oggi e che hanno resistito anche alla “latinizzazione” dei santi greci successiva al XIII secolo che, per esempio, portava a ricondurre S. Filippo d’Agira a S. Filippo Apostolo e la sua evangelizzazione a S. Pietro, determinando così le errate riconduzioni della sua presenza al I secolo. La vita umana di S. Filippo si svolse, secondo Padre Alessio, intorno al VI secolo (addirittura VII, ad avviso di uno studioso di Agira, Sebastiano Longo Minnolo, autore di “San Filippo d’Agira, il migrante santo”), certamente nel contesto bizantino cui Filippo apparteneva. Va anche aggiunto che la collocazione di S. Filippo nella zona in età bizantina si coniuga perfettamente con le prime evidenze archeologiche che hanno fatto emergere a Scifì, vicino Murazzo, un insediamento bizantino e l’unico rinvenuto nell’Agrò di quell’epoca. E, per una strana coincidenza proprio sabato scorso a Scifì è stata donata una statua di S. Filippo d’Agira, una sorta di “ritorno a casa” del Santo orientale. Si deve proprio a Filippo – secondo Padre Alessio – l’intitolazione ai padri della Chiesa Santi Pietro e Paolo di numerose chiese e monasteri nell’area peloritana. In coda al convegno, l’assessore alla Pubblica Istruzione, Jenny Spadaro, e il professore Nino Ardizzone hanno consegnato la borsa di studio “Dardanio Manuli” allo studente più meritevole, individuato in Giovanni Filippo Saglimbeni, giunto a pari merito con Marika Stracuzzi e vincitore in quanto più piccolo, come previsto dal regolamento della borsa.