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Studenti del Classico "Trimarchi" alla scoperta degli albanesi d'Italia
18/12/2014 | CULTURA E SPETTACOLI
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Studenti e docenti durante la visita a Palermo
Nell’ambito del progetto "Arbëreshë", predisposto dai docenti di Storia e Greco Francesca Gullotta, Giusy Pitini e Francesco Messina, per potenziare il valore del rispetto delle minoranze etnico-culturali e religiose e per far conoscere la poliedricità della Sicilia e il suo spirito multiculturale, gli alunni delle classi 3 B e 4 C del liceo Classico “Caminiti-Trimarchi” di Santa Teresa di Riva, hanno incontrato a Palermo il papàs Nicola Cuccia nella chiesa di Santa Maria dell’Ammiraglio e San Nicolà dei Greci, conosciuta come Chiesa della Martorana, appartenente all’Eparchia di Piana degli Albanesi, diocesi cattolica di rito greco-bizantino. L’incontro, svoltosi nella bellissima chiesa palermitana, che custodisce i mosaici bizantini più antichi di Sicilia, ha permesso agli studenti di imparare che esiste nel nostro Paese una Chiesa italo-albanese, che raggruppa i fedeli cattolici con liturgia greca e tradizioni della Chiesa Orientale Ortodossa. Essa è costituita da due eparchie sui iuris con due vescovi: la diocesi di Lungro in Calabria, eretta da Papa Benedetto XV nel 1919, e quella di Piana degli Albanesi, istituita nel 1937 da Papa Pio XI e ricadente in 5 Comuni della Provincia di Palermo quali Piana, Contessa Entellina, Palazzo Adriano, Mezzojuso, S. Cristina Gela.
La Sicilia è stata interessata, infatti, anche da diverse ondate migratorie ad opera degli Arbëreshë, che fuggiti dall’Albania e dai Balcani, dopo la caduta dell’Impero Bizantino e la conquista dei Turchi Ottomani, si sono stanziati prima nell’antica fortezza di Bizir, presso Mazara del Vallo e poi a Biancavilla e nei pressi del castello abbandonato di Calatamauro e infine nei vicini feudi di Contessa Entellina e di Piana dei Greci, dove hanno dato vita a nuovi centri urbani o si sono inseriti nei borghi già esistenti. Il papàs Cuccia ha ribadito come in questi luoghi il rito greco cattolico, praticato dalle comunità albanesi, non abbia inizialmente trovato opposizioni tra i siciliani ospitanti, tra i quali era ancora vivo il ricordo del rito bizantino, per l’appartenenza di quei territori all’Esarcato dell’Italia meridionale almeno fino all’XI secolo e la politica di grecizzazione attuata in campo religioso dall’Impero d’Oriente e dai monaci basiliani presenti sull'isola. Anche se nel corso del tempo hanno dovuto insistere e lottare, gli italo-Albanesi, dopo cinque secoli, conservano ancora il loro mondo e per questo rappresentano oggi in Occidente un’enclave di cultura orientale ed un esempio importante di integrazione etnica, linguistica e religiosa da tutelare. Essi sono senza alcun dubbio una comunità, che difende con grinta la propria identità, la propria lingua e la propria fede e che viene riconosciuta nella sua specificità culturale e religiosa sia dallo Stato italiano, con la legge-quadro n.482 del 1994, che tutela le minoranze linguistiche storiche, che dal Vaticano, grazie al Decreto Orientalium Ecclesiarum approvato nel 1964 dal Concilio Ecumenico Vaticano II, che gli riconosce il diritto ad esistere nell'ambito della Chiesa cattolica romana, con la persistenza del proprio rito bizantino in lingua greca.
Gli studenti continueranno il percorso di approfondimento della cultura degli Arbëreshë in primavera, quando visiteranno le comunitá della valle del Belice per ascoltare testimoni e studiosi e migliorare così la loro sensibilitá interculturale e la conoscenza dell'etno-storia, che rappresenta una chiave di lettura indispensabile per comprendere che le etnie non sono solo esempi di “diversità” ma rappresentazioni complesse di ricchezza culturale.