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"Terremigranti 1908-1920": i Sikilia raccontano il terremoto
di Federica Bruno | 25/10/2014 | CULTURA E SPETTACOLI
di Federica Bruno | 25/10/2014 | CULTURA E SPETTACOLI
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Principato, Gazzara, Lo Giudice, Sciacca, Riccobono, Rifatto
Si è svolta oggi nei locali del ristorante Aloha Mare di S. Teresa di Riva la conferenza stampa di presentazione del nuovo spettacolo teatrale e musicale realizzato dalla "Compagnia Sikilia", che dal 1997 opera sul territorio con la finalità di tramandare, conservare e divulgare le autentiche tradizioni popolari siciliane. Il gruppo torna in scena con “Terremigranti 1908-1920”, progetto di promozione storico-culturale che ha come tema principale il tragico terremoto che coinvolse le città di Messina e Reggio Calabria nel 1908 e le conseguenze che da ciò ne derivarono, in particolare i fenomeni migratori che videro un numero ingente di abitanti abbandonare la terra natia in cerca di fortuna.
La conferenza è stata moderata da Andrea Rifatto, che ha esordito presentando gli ospiti e introducendo l’importante lavoro svolto dalla compagnia teatrale, presente sulle scene da ormai 15 anni, per poi cedere la parola al presidente dei Sikilia, Cettina Sciacca, che ha evidenziato come questa associazione deve il suo successo soprattutto al pubblico, che apprezza gli spettacoli sempre più coinvolgenti ed emozionanti in quanto divulgano tradizioni locali e memorie storiche attraverso musica, recitazione e danza. “Storie che non possono essere abbandonate – ha spiegato Cettina Sciacca – poiché da esse derivano le nostre tradizioni, che cercano sempre di rinnovarsi richiamando il passato, che è la base per il nostro futuro”. "Terremigrati 1908-1920" sarà uno spettacolo teatrale fatto di musica dal vivo, tracce sonore, materiale audio e video.
A presentare il progetto dei Sikilia erano presenti personaggi illustri del panorama culturala messinese, a partire dall’architetto Antonino Principato, cultore di storia patria, che ha ribadito l’importanza della cultura, unica forza che può dare vigore al riscatto economico delle nostre zone. L’architetto ha ricordato come il terremoto che alle 5.21 del 28 dicembre 1908 colpi la città dello Stretto trovò una popolazione del tutto impreparata a fronteggiare il sisma, che distrusse Messina solo in parte, in quanto riuscì a salvarsi il 30% circa delle costruzioni, risalenti al periodo borbonico ed edificate secondo rigorose norme sismiche emanate in seguito al sisma del 1783, che colpì duramente la città. Ne sono testimonianza Palazzo Zanca e altre architetture, che rimasero intatte, mentre molte altre furono rase al suolo dalla mano dell’uomo. “Oggi sembra sia svanita la paura del terremoto – ha sottolineato Principato – e si costruisce in maniera indiscriminata, senza capire che la natura potrebbe riprendersi i propri spazi cementificati dalla mano dell’uomo”. Un intervento che con passione ha ripercorso un secolo di storia messinese, concluso con la citazione di alcuni versi del poeta Giovanni Pascoli, che trascorse alcuni anni della sua vita nella città peloritana rimanendo sconvolto per la notizia della terribile catastrofe del 1908, a cui dedicò un componimento.
Il prof. Franz Riccobono, storico e ricercatore, studioso di storia siciliana, si è invece soffermato sul tema dell’emigrazione dalla Sicilia verso terre lontane, dopo un breve excursus storico sulle dominazioni straniere. L’Isola, per la sua posizione geografia, è sempre stata terra di migranti, attraendo diverse popolazioni che sceglievano di trasferirsi proprio in Sicilia e la fecondavano con le proprie culture, di cui ancora oggi abbiamo traccia. Dopo il terremoto del 1908, la città rimase per anni in stato di abbandono, nonostante lo stanziamento di ingenti aiuti di stato che però vennero utilizzati solo in parte. Nel 1923 la visita di Benito Mussolini, che vide personalmente la tragica situazione, fu seguita dall’arrivo di nuovi fondi per la ricostruzione. Ma tra il 1909 e il 1920, come ricordato da Riccobono, autore tra l’altro del libro “Il terremoto dei terremoti”, furono circa 15mila i messinesi che lasciarono la Sicilia in cerca di fortuna in altri continenti, in particolare verso l’America meridionale e in seguito l’Australia, a causa della situazione di disagio causata dal terremoto. Franz Riccobono ha proposto poi l'istitutizione di un Museo dell'emigrazione proprio a S. Teresa di Riva, vista laricca documentazione storica esistente su quegli anni.
Un lavoro di importante ricerca storica è quello fatto dalla poetessa messinese Rosa Gazzara Siciliano, che ha tradotto in lingua corrente le memorie scritte nei tragici giorni del terremoto del 1908 dalla clarissa suor Maria Angelica Rigolizzo. Una raccolta di testimonianze sulle sofferenze patite da lei e dalla sue consorelle, con il racconto di particolari segnali mistici ricevuti nei giorni antecedenti al sisma. “Testimonianze – ha ricordato la poetessa – che mi hanno fatto comprendere in prima persona il senso della sofferenza e della fede”.
La conferenza si è conclusa con l’intervento del presidente del Consiglio comunale di S. Teresa di Riva, Danilo Lo Giudice, che ha ribadito come questo sia un progetto meritevole e degno di sostegno. “I Sikilia sono un importante punto di riferimento per la diffusione delle tradizioni locali della nostra terra – ha ribadito Lo Giudice – per l’impegno con il quale portano avanti sempre nuovi progetti ma anche per il lavoro che stanno realizzando per valorizzare il teatro “Val d’Agrò”, struttura chiusa da anni ma di vitale importanza per lo sviluppo culturale del nostro territorio”. Il sindaco di Messina, Renato Accorinti, non ha invece potuto prendere parte all’appuntamento, ma ha fatto sapere che sarà presente alla prima dello spettacolo “Terremigranti 1908-1920”. Gli spettacoli sono in programma al teatro “Val d’Agrò” di S. Teresa di Riva il 15 e il 29 novembre alle ore 20.30, il 30 novembre alle 17.00 e il 7 dicembre alle 20.30.