"Toxicily", il documentario italo-francese sul petrolchimico arriva al cinema - TRAILER
17/04/2024 | CULTURA E SPETTACOLI
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Nella costa orientale della Sicilia, tra uliveti e agrumeti, litorali con acque trasparenti e siti archeologici, sorge uno dei più grandi poli petrolchimici d’Europa che dal 1949 avvelena l’ambiente e le persone: quale coesistenza può esserci tra le promesse del mondo industrializzato in cui siamo tutti immersi e la salute di noi umani? In questo territorio, tra Augusta, Priolo, Gargallo e Melilli, fino alle porte di Siracusa, si concentrano quantità elevatissime di sostanze chimiche tossiche che hanno contaminato il suolo, l’aria, l’acqua e compromettono la salute degli abitanti. Una storia ancora in gran parte sconosciuta al grande pubblico ma che si vede, si sente e si respira. A denunciarla è il documentario Toxicily (Francia-Italia, 2023, 75’) che nasce per dare voce alle persone che qui resistono e vivono la loro quotidianità accanto alle fabbriche. Realizzato dal regista francese Francois Xavier Destors e dal geografo e fotografo palermitano Alfonso Pinto, il film è prodotto da Elda Productions (Francia) e Ginko Film (Italia) con il sostegno di Eurimages, del fondo Francia Italia CNC MIC, Sicilia Film Commission e Rai Cinema, e il patrocinio di Legambiente. Selezionato al Fipadoc di Biarritz, menzione speciale al Festival dei Popoli di Firenze, il film arriva nei cinema con un tour significativo che parte dalla Sicilia: il 18 aprile a Palermo (Cinema Rouge et Noir ore 20:30), il 19 a Messina (ore 21 Cinema Iris) e il 20 aprile è atteso nella “sua” Siracusa (Cinema Teatro Aurora ore 19 e 21), alla presenza dei registi e dei protagonisti. Sarà a fine aprile in Veneto e quindi in Puglia, dove girerà dal 2 al 6 maggio a partire da Taranto. A settant’anni dall’arrivo delle prime raffinerie, i due autori esplorano i temi del sacrificio ambientale e sanitario, restituendo la pluralità dei punti di vista degli stessi abitanti: se questa impresa industriale ha permesso di superare le miserie di un’economia agricola precaria, trasformando pescatori, contadini e pastori in operai, ha creato però un’emergenza sia sanitaria, con aumento di malattie e malformazioni, sia ambientale, con l’inquinamento. Di fronte a questo scempio, la maggior parte dei cittadini sembra essere rassegnata, ancora stretta in un ricatto occupazionale. “Meglio morire di cancro che di fame” è una delle frasi che ritorna spesso nel film. Altri invece resistono e lottano affinché questa ingiustizia non sia più taciuta e sia finalmente riconosciuta dalle istituzioni. Come Don Palmiro, sacerdote, che oggi paga il prezzo del suo impegno per la salute dei suoi concittadini, Lina e sua figlia Chiara che dall’età di 7 anni lotta contro una rara malformazione congenita, Andrea che ha tentato durante la sua vita di operaio di limitare, nel suo piccolo, i danni dell’industria su ambiente e salute. E ancora Nino che malgrado la sua cecità condivide i ricordi di un mondo perduto e Giusi che dopo la perdita di suo padre a causa di una malattia professionale, si batte contro tutto e contro tutti in nome della giustizia ambientale. Attraverso la complessità dei rapporti fra abitanti, territorio e industrializzazione, emergono gli interrogativi, i dubbi e i limiti del mondo che verrà.