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Un eremita del XXI secolo: Padre Alessio Mandanikiotis
di Giancarlo Trimarchi | 19/10/2013 | CULTURA E SPETTACOLI
di Giancarlo Trimarchi | 19/10/2013 | CULTURA E SPETTACOLI
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Padre Alessio con gli studenti del Classico "Trimarchi"
In una società scandita da ritmi frenetici ed in costante mutamento, sempre minori risultano essere le occasioni che l'individuo ha per soffermarsi a riflettere su se stesso e sulla propria realtà di uomo e di soggetto pensante. Andare alla ricerca delle proprie radici storico-culturali, dedicarsi interamente ad una vita contemplativa, che faccia dello studio e della preghiera le sue due principali chiavi interpretative, sono divenute oggi attività poco allettanti rispetto alla vasta gamma di alternative proposte dalla dilagante mentalità consumistica. Di tale opinione non è Padre Alessio Mandanikiotis, eremita messinese della più genuina tradizione del monachesimo italo-greco, che ha scelto la contrada Sauci, poco distante dalle ultime case di Santa Lucia del Mela, per stabilirsi in un eremo, autentico luogo sacro per la comunità ortodossa messinese con tanto di cappella per le celebrazioni. Il verde dei monti luciesi, che si affacciano sul mare di Milazzo e sulle isole Eolie, fa da sfondo ad una realtà di fede che trova nel raccoglimento e nella meditazione i suoi precetti fondamentali. Primo archimandrita messinese dell’epoca moderna, Padre Alessio nacque a Messina negli anni Cinquanta e trascorse la sua infanzia tra Sicilia e Lombardia, dove si trasferì con la famiglia a causa del lavoro del padre, avvocato e sottoufficiale dell'aviazione. Dopo il liceo e la laurea in lettere classiche, intraprese un percorso religioso che lo portò a scegliere il monachesimo delle origini. Ordinato diacono nella cattedrale di San Giorgio dei Greci a Venezia e poi sacerdote ortodosso a Napoli, prima di raggiungere i monti lucesi ha soggiornato per cinque anni presso Corleone dove è riuscito con il proprio modus vivendi a risvegliare la devozione della gente. Il forte legame che ha sempre provato nei confronti della propria terra natia lo ha condotto a fare ritorno nel messinese, dove è ben presto diventato punto di riferimento spirituale per l'intera comunità ortodossa, che conta più di 2000 fedeli. Padre Alessio, anche chiamato "jeromonaco", è solito trascorre gran parte del giorno nella ricca biblioteca del proprio eremo, dove si dedica con zelo allo studio di testi antichi di tradizione cristiano-ortodossa e di argomento storico. La sua cultura enciclopedica lo rende un oratore vivace ed uno scrittore molto capace come ben dimostra il libro da lui pubblicato nel 2004, "I Santi italo-greci dell'Italia meridionale - Epopea spirituale dell'oriente cristiano". Molto attivo dunque in campo culturale, Padre Alessio ha preso parte a diversi convegni incentrati sul mondo ortodosso ed ha sempre aperto le porte del proprio eremo a quanti si sono dichiarati interessati a dialogare con lui. Nel novero di tali incontri rientra la visita all'eremo da parte degli studenti del liceo classico "Enrico Trimarchi" di Santa Teresa di Riva, in data mercoledì 16 ottobre. In tale occasione i ragazzi hanno avuto la possibilità di confrontarsi direttamente con uno dei massimi esperti dello Scisma d'Oriente ed approfondire così le nozioni apprese in classe. La personalità riflessiva e di grande spessore culturale di Padre Alessio è evidente nell'intervista che segue: Quando ha compreso di voler intraprendere la vita monastica? Potrebbe parlarci degli anni trascorsi a Corleone? Che cosa si porta dietro di quel periodo della sua vita? Nelle dichiarazioni da lei rilasciate ha spesso sottolineato l'importanza che il dialogo riveste nelle relazioni interpersonali. Ritiene che i moderni mezzi di comunicazione, sempre più numerosi, abbiano incentivato il sereno confronto dialogico tra gli individui? Quanto il consumismo ha influito sul rapporto che l'uomo ha con la religione? Un parere sulla gioventù odierna?
"Fin da bambino ho sentito dentro di me la vocazione e crescendo tale mio personale sentire si è progressivamente amplificato. Mio padre avrebbe voluto vedermi avvocato, ma io ero già consapevole di quale sarebbe stata la mia strada e all'età di 21 anni ho intrapreso un percorso religioso che mi ha portato ad abbracciare il monachesimo delle origini".
"Sicuramente il silenzio. Un luogo mistico di preghiera e meditazione molto suggestivo è il monastero dei francescani di Corleone. La gente era divisa tra i due riti, rito romano e rito bizantino, e vi era una sorta di conflittualità latente a cui io non mi prestavo. Frequentare la chiesa greca e la chiesa latina, per me non faceva alcuna differenza. Un ragazzo del luogo che faceva il macellaio ha venduto tutto ed è divenuto eremita come me ed adesso si trova a Roma. Ciò dimostra quanto fossero affascinati dal mio modo di vivere e come ammirassero quella costante ricerca di perfezionamento spirituale a cui tendevo".
"Dipende dalle persone e dall'utilizzo che viene fatto di social network e piattaforme digitali. Oggi si rischia drammaticamente che i mezzi di comunicazione a nostra disposizione siano più numerosi dei contenuti che abbiamo da trasmettere. Sembra quasi di essere affetti dal complesso dell'asino di Buridano, che dinnanzi a troppe attrazioni rimase paralizzato. Gli antichi dialogavano di più, ma soprattutto sapevano ascoltare".
"Credo che il dilagare della mentalità consumistica sia inversamente proporzionale al rafforzamento del sentire religioso, dal momento che questa allontana dall'anelito ai valori spirituali ed ottunde ed ubriaca lo spirito come la droga".
"L'essere umano è sempre potenzialmente ed incomparabilmente splendido. La società odierna sembra impreparata ad aiutare i ragazzi a prendere il volo. La gioventù di oggi appare distratta da mille occupazioni secondarie, ma questo non significa che sia priva di quella forza necessaria per farsi strada nel mondo".