Un “ponte” sull’archeologia dell’Agrò: una catena umana unisce Casalvecchio e Scifì
23/06/2022 | CULTURA E SPETTACOLI
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La catena umana tra le due sponde del torrente
Un “ponte” sull’archeologia dell’Agrò, con tre tappe all’abbazia di Casalvecchio Siculo, al ponte sommerso sotto il torrente e nel sito archeologico di Scifì (Forza d’Agrò). A crearlo sono stati Archeoclub Area Jonica e Pro Loco Forza d’Agrò-Scifì, nell’ambito delle Giornate europee dell’Archeologia. Una passeggiata archeologica che ha preso il via dall’abbazia dei Santi Pietro e Paolo, dove la vicepresidente di Archeoclub, Ketty Tamà, ha illustrato le caratteristiche della basilica: dopo un momento di riflessione letteraria coordinato da Daniela Fileti (lettore Giovanni Paolo Brianni), il gruppo ha raggiunto contrada Ponte, la zona dove “alcuni racconti e scavi effettuati durante la costruzione delle briglie e di alcuni pozzi irrigui ci fanno ritenere che qui passava l’antica via Regia, di cui si parla anche nei diplomi di donazione medievali che danno vita a S. Pietro”, ha precisato Tamà, in quella che l’ex presidente Archeoclub, Santino Mastroeni, definì “l’antica porta della Val d’Agrò”. A Ponte vi è stato un momento di riflessione letteraria dedicata al Nobel roccalumerese, Salvatore Quasimodo, con la lettura da parte di Daniela Fileti di “Uomo del mio tempo”, alla condivisione “attraverso ponti che uniscono sponde altrimenti destinate a vivere separate”. L’antico ponte è stato poi “rievocato” attraverso piccole luci ed una “catena umana” che ha attraversato il torrente. Una sorta di rito, per fare riaffiorare in modo diverso la struttura ancora sottoterra ma che ha voluto essere anche metafora di come l’unione dei singoli per un obiettivo sinergico diventa elemento potente nei processi di riscoperta e valorizzazione dei beni culturali: un vero e proprio “ponte”, dall’indifferenza alla consapevolezza. Da Ponte i partecipanti hanno raggiunto il sito archeologico di Scifì, unica evidenza archeologica romano-bizantina emersa dalle viscere della val d’Agrò, di cui ha parlato il presidente Archeoclub, Filippo Brianni, presente insieme al presidente della Pro Loco, Valentino Altadonna ed alla vicepresidente Antonella Brianni, che ha letto un brano di Quasimodo (“Strada di Agrigentum”). “Abbiamo scelto questo tipo di percorso – ha detto Filippo Brianni – perché anche il sito archeologico di Scifì nasce a causa del fatto che il professore Lombardo stava studiando l’origine del monastero di San Pietro, poi ricostruito sulla sponda opposta”. Motore dell’iniziativa anche l’Osservatorio dei Beni culturali dell’Unione dei Comuni, presente con la presidente Ninuccia Foti.