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Fare "sistema" per uscire dalla crisi
di Carmelo Antonio Cutrufello | 19/06/2013 | ECONOMIA
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Il sistema, nel suo significato più generico, è un insieme di elementi interconnessi tra di loro o con l'ambiente esterno tramite reciproche relazioni. Per vincere occorre muovere in modo armonico tutte le risorse che insistono sul proprio territorio e valorizzarle in modo che possano produrre il loro massimo risultato. Con l’estendersi della crisi a settori maturi ed anticiclici come il turismo, la ristorazione ed il loro indotto di riferimento (per lo più servizi labour intensive) si apre la strada alla desertificazione delle attività economiche del territorio della riviera jonica messinese. Ciò potrebbe creare fortissime tensioni sociali e rendere impossibile un equilibrio fin qui tenuto in piedi nel tempo. Ma quali azioni possono essere messe in campo per vincere questa sfida? Il marketing territoriale ci ha insegnato che per attrarre turisti occorre fare rete e offrire servizi a prezzi concorrenziali. Quando domani arriveranno sul territorio i clienti delle strutture ricettive dovranno avere dei solidi motivi per fermarsi in loco. Questa sfida coinvolge tutti gli attori del territorio: la pubblica amministrazione, il mondo della scuola e l’impresa ognuno con un compito diverso, ma allo stesso tempo essenziale. La pubblica amministrazione dovrà garantire la celerità delle pratiche che permettono di ristrutturare gli immobili ed adibirli a strutture ricettive (magari eliminando i costi per il cambio di destinazione d’uso verso il settore turistico), dovrà vigilare che il paesaggio venga rispettato sì da garantire al turista una vista mozzafiato, il piacere della passeggiata nel borgo tipico, dovrà dare i giusti incentivi affinché vengano mantenute e valorizzate le antiche tradizioni. Quanti ad esempio potrebbero partile da Milano, Verona o Torino per vedere le nostre tragedie al teatro greco di Siracusa adesso che un volo può costare anche solo 50 euro? E quanti di questi decideranno di fermarsi per il week end? Ma dove? L’Impresa, quella con la I maiuscola, deve fare autocritica ed uscire dall’ottica conservativa. Serve coraggio, il coraggio di investire e rischiare: un coraggio che potrebbe non essere follia se, per l’appunto, la pubblica amministrazione crea le condizioni per il successo. Gli imprenditori del settore turistico dovrebbero recuperare il patrimonio edilizio dismesso e creare alberghi diffusi, resort e case vacanza recuperando borghi, casali ed il centro storico, arricchendoli con opere d’arte di produzione locale. Dovrebbero fare sistema creando un unico sito internet dove proporre le diverse location, potendo così investire fortemente in pubblicità, potrebbero fare un accordo diretto con le compagnie aeree per la vendita di pacchetti “volo + soggiorno”. Altri imprenditori, quelli del settore della ristorazione, avranno il compito di guidare i turisti tra i piaceri del palato: il pesce, i gelati, i biscotti, il pane tipico. Il settore dei servizi dovrebbe garantire collegamenti rapidi, ad un giusto prezzo e confortevoli. Tanti altri potrebbero organizzare visite guidate, cene a tema, incontri culturali. Già, perché la cultura è un motore eterno dell’economia: oggi i turisti visitano ancora Roma, Firenze, Venezia e Urbino non per le novità architettoniche, ma per quando rimane delle vestigia del passato. Investire in cultura, in arte, nelle tradizioni arricchisce per sempre. Così, ha un valore immenso, anche se non monetizzabile, promuovere Taormina Arte oltre i confini di casa nostra. A metà tra Pubblica Amministrazione ed Impresa c’è la scuola: occorre ridisegnare la geografia degli insegnamenti per rispondere al fabbisogno del territorio. Occorre puntare in modo fortissimo sulle lingue straniere, preparare i giovani non solo alla “professione”, ma ad essere essi stessi imprenditori. Trasformarli in animatori del territorio tramite le loro iniziative e le loro competenze. In questo panorama, alcuni degli attori in gioco sono stati squalificati ed espulsi per cattiva condotta, in realtà occorrerebbe recuperare il modello istituzionale per rinvigorire la spinta agli investimenti sul territorio. Il mio riferimento esplicito è alle agenzie di sviluppo previste dal legislatore. Che il modello in questione sia vincente, lo ha ribadito uno studio del Formez che definisce le agenzie di sviluppo spagnole un “caso di studio”. Ma di cosa dovrebbe occuparsi un’Agenzia di Sviluppo? Un mandato elettivo (ma non esclusivo) potrebbe vederle impegnate in tutte quelle attività che sono proprie delle STU e delle SSL, oltre ovviamente alle funzioni proprie di attrazione degli investimenti, messa in campo di azioni di sistema coordinate sull’intero territorio di riferimento e applicazione delle azioni di marketing territoriale. La bozza originale dell’articolo è stata pubblicata sul quotidiano online Ragusaoggi.it totalizzando circa 40.000 lettori unici in tre giorni. Il testo è stato rivisto dall’autore per accordarne i contenuti al contesto territoriale di riferimento.