L'adagio furioso dei Ronin a Catania - FOTO e VIDEO
di Giuseppe Picciotto (foto e video) | 11/05/2015 | MUSICA
di Giuseppe Picciotto (foto e video) | 11/05/2015 | MUSICA
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Western morriconiano, isolazionismo chitarristico e un certo folk mediterraneo e balcanico. Sono queste le coordinate dichiarate entro cui si muovevano, agli inizi degli anni Zero, i Ronin. Da allora la musica di Bruno Dorella, leader della band ravennate, è evoluta verso altro ma senza mai mettere in discussione quel desiderio di unire umori contrastanti, la tradizione classica all'urgenza del punk. “Adagio furioso”, il quinto album, è stato presentato sabato scorso al pubblico catanese con un concerto organizzato da Lomax alla Palestra Lupo. Il disco, composto interamente da Dorella, è stato registrato a Londra da Tommaso Colliva, che ha mixato “Adagio Furioso” giocando sull'immaginario dei Ronin e restituendo un disco dolcemente macabro, eroicamente perdente, epicamente morbido. Esattamente come sono i Ronin, che nonostante gli anni e gli avvicendamenti hanno un'identità granitica, uno stile multiforme ma sempre riconoscibile, che si sviluppa come i movimenti della musica classica ma che strizza l'occhio alla Londra del 1975. Sul palco anche Cristian Nardi (chitarra), Diego Pasini (basso) e Matteo Sideri (batteria).
Prima di loro, si sono esibiti i catanesi Zuma, il cui disco d'esordio, “Less is more”, è uscito lo scorso gennaio per Viceversa Records. Il progetto nasce dall'amicizia fra due chitarre, quelle di Dino Gigliuto e Giuseppe Lombardo, che dopo aver rumoreggiato sui palchi di tutta Italia con le rispettive esperienze in Hoovers, Nerves' Korut, Plank, Ute Puta e Baffossi, si sono ritrovati a ricercare sonorità più pacate e malinconiche ispirate dalle colonne sonore di Ennio Morricone, dai reverberi degli Shadows, dai colori dei Calexico, dalla malinconia di Nick Cave. Completano la formazione Gabriele Timpanaro al contrabbasso, Ezio Mongiovì alla batteria e Marcello Caudullo al basso e alle tastiere.
