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Colapesce live, cronaca di un tour "ego-mostruoso" - FOTO e VIDEO
di Gianluca Santisi/Giuseppe Picciotto (foto) | 26/02/2015 | MUSICA
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Saltiamo i convenevoli: l'Egomostro Tour ha tutto per diventare uno dei migliori live italiani del 2015. Non c'è un solo brano del recente album di Lorenzo Urciullo, aka Colapesce, che eseguito dal vivo non mostri nuove e sorprendenti potenzialità. Anche se la ricercatezza della resa sonora ha forse ancora bisogno di un po' di rodaggio: la tappa al “Ma” di Catania, la seconda in terra sicula dopo l'esordio del giorno prima a Palermo, è stata infatti segnata da qualche problema tecnico che ha costretto la band (sul palco anche gli ottimi Mario Conte, Alfredo Maddaluno e Giorgi Maccarinelli) ad interrompere l'esecuzione di un paio di brani. Cose che possono capitare, chiaro. Così come comprensibile è l'emozione che all'inizio sembra quasi frenare il cantautore siracusano, soprattutto nel rapporto col pubblico. I quattro si presentano sul palco con scarpe da tennis e t-shirt bianche sotto un divertente completo color salmone che richiama il rosa della copertina dell'album (e il colore dello spettacolare vinile).
Si inizia con il tappeto elettronico di “Copperfield”, ma “Dopo il diluvio”, che segue la breve intro di “Entra pure”, rimette in pari la bilancia con l'attitudine più rock della band. Seguono ancora tre brani da “Egomostro”: la title-track, “Le vacanze intelligenti” (con il primo stop tecnico per una linea di basso sintetico che non ne vuole sapere...) e l'eterea e delicata “Sottocoperta”. Ma è con il maestoso incedere di “S'illumina”, primo strepitoso ripescaggio dal “Meraviglioso declino”, che si comincia a fare sul serio. “Un giorno di festa” è ancora un bellissimo regalo dal primo album. “Brezsny” è come bere un sorso d'acqua fresca ed è piazzata in scaletta proprio lì dove dovrebbe stare. Siamo di nuovo in pieno “Egomostro”: “Reale” regala nuovi sapori dal vivo; con “L'altra guancia” - chitarra, voce e pochissimo altro - arrivano inesorabili i brividi. “Sold out” è il patto d'amore col pubblico. E così, subito dopo, ecco un regalo: “Mykonos”, sontuosa cover dei Fleet Foxes. Ma proprio a metà brano, quando tutto sembra filare liscio, la tastiera si pianta. Cala il silenzio, di nuovo. Attimi di concitazione ma è proprio qui che Colapesce tira fuori quel carattere che non ti aspetti: la ripresa del brano, a cappella, è potente e liberatoria. Il sortilegio è spezzato e da qui alla fine sarà un crescendo trionfale. “Oasi” e “Satellite”, intonati a memoria dal pubblico, rendono ancora più magica la già calda atmosfera del “Ma”. Peccato che con “Passami il pane” e il suo impietoso mantra (“Sentenze più luoghi comuni, il cancro di una relazione”) sia ormai arrivato il tempo dei saluti. Ma c'è ancora spazio per un bis di grande intensità. “Bogotà” risplende come sempre nella sua veste live e sul finale catartico si apre il primo singolo estratto da “Egomostro”, la tanto apprezzata e discussa “Maledetti italiani”, che anche qui, come nel video, si chiude con fiamme purificatrici (ma non sono le foto degli “italiani veri” a finire in cenere bensì un semplice foglio di servizio). L'arrivederci è affidato a “Restiamo in casa” che chiude come meglio non potrebbe una serata davvero speciale.
Il tour prosegue adesso fino ad aprile con un'altra dozzina di date in tutta Italia. Se passa dalle vostre parti non mancate l'appuntamento. Perché pochi come Colapesce sanno raccontare la vita, chi siamo e quello che ci circonda.