È il tempo del coraggio: una rinascita democratica fondata sulla dignità della persona
di Antonio Fascetto* | 13/04/2020 | OPINIONI
di Antonio Fascetto* | 13/04/2020 | OPINIONI
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Antonio Fascetto
L’emergenza sanitaria da Covid-19 rappresenta una tragedia di vaste proporzioni, capace di minacciare profondamente la salute fisica e spirituale della nostra comunità, e le connesse conseguenze economiche e sociali sono paragonabili a quelle derivanti da una guerra. Al fine di contenere e gestire l’emergenza epidemiologica, il Governo è stato costretto ad intraprendere misure restrittive, che inevitabilmente produrranno effetti di segno negativo sulla nostra comunità sul piano sociale, economico e psicologico. Tuttavia, le misure restrittive intraprese – necessarie per fronteggiare una prima esplosione del fenomeno – debbono essere oggetto di una più approfondita analisi parlamentare – metodo per antonomasia espressivo della sovranità popolare, esercitata nel senso delineato dal dettato costituzionale - allo scopo di pervenire, sulla base delle conclusioni di un brain trust multidisciplinare, in maniera condivisa, nel quadro di un sano e vivo confronto parlamentare, alla definizioni di strutture, processi e risorse volti alla pianificazione di nuove modalità organizzative orientate a favorire l’avvio graduale di tutte le attività produttive, sociali e culturali, compatibilmente con i diritti fondamentali dell’individuo alla tutela della salute e alla privacy, che animano la società italiana. Un processo complesso e articolato, che necessita certamente di ragione e ponderazione di ogni sollecitazione emotiva tesa a proporre soluzioni veloci e fragili ad un tempo, ma che deve comunque svolgersi al fine di garantire un orizzonte temporale certo e una dotazione di risorse adeguate a fronteggiare l’emergenza, mobilitando quelle risorse morali e spirituali dell’uomo, nonché salvaguardando il patrimonio di conoscenze e competenze delle persone, oggetto di forti pressioni psicologiche, utile al momento della ripresa delle attività di produzione materiale ed intellettuale. La quantità enorme di risorse da immettere nel circuito economico a supporto di misure finalizzate alla concessione di garanzie statali per i prestiti bancari, finanziamenti diretti da parte delle istituzioni finanziarie pubbliche, sia a fondo perduto, in ragione del valore della produzione perduto, sia sotto forma di prestiti agevolati a medio-lungo con contributi pubblici in conto interessi, e proroga dei versamenti erariali e contributivi, comporta il superamento dell’ideologia neoliberista, che ha caratterizzato in questi anni le politiche delle istituzioni europee, e di conseguenza dei governi nazionali dell’Unione Europea; codesta impostazione si è manifestata in misura aggravata nel quadro dell’eurozona. Una sfida ardua che rischia di scontrarsi con le contraddizioni insite nel progetto della moneta unica. Infatti, i trattati europei non prevedono quegli strumenti di solidarietà, mutualizzazione del debito e di stabilizzazione macroeconomica automatica. Certamente le difficoltà e le tensioni internazionali richiederebbero un dialogo tra uomini aperti alla prospettiva della speranza e della dignità personale e sociale – come la democrazia esige per la sua stessa vitalità nella molteplicità sociale - emergono le passioni e l’orientamento al dominio delle potenze nazionali. Nonostante ciò, alcuni Stati membri dell’eurozona si mostrano reticenti, disvelando la natura autoritaria e assolutistica delle attuali istituzioni europee, in palese contrasto con gli artt. 1 e 11 della costituzione repubblicana. In una prospettiva puramente dominata dagli interessi nazionali di alcuni Stati, l’eurogruppo del 9 aprile ha concepito un pacchetto di misure - esplicitato nel report per la finalizzazione trasmesso al consiglio europeo, diretto ad affrontare le conseguenze derivanti dal covid-19. Il pacchetto si fonda su quattro pilastri e contempla la creazione di un fondo di garanzia paneuropeo di 25 miliardi di euro da parte della Banca europea degli investimenti, finalizzato alla mobilitazione di finanziamenti per 200 mld destinati alle piccole e medie imprese; è previsto l’accesso alla linea di credito a condizioni rafforzate (ECCL), prevista dal Mes per i Paesi membri dell’area euro che dovessero essere colpiti da shock esterni, dietro richiesta esplicita da parte degli Stati interessati, nella piena osservanza delle condizioni standardizzate concordate in anticipo dagli organi direttivi del Mes e limitatamente al finanziamento delle spese sanitarie, per un totale del 2% del Pil del rispettivo Paese membro, previo impegno a procedere con il consolidamento fiscale, una volta superata la fase emergenziale; ) l’istituzione di uno strumento orientato a finanziare misure di sostegno all’occupazione nel contesto emergenziale, mediante prestiti concessi a condizioni favorevoli dall’UE agli Stati membri, fino a un massimo di 100 mld di euro, a fronte di garanzie prestate da tutti dagli Stati membri; la previsione di un chimerico fondo specifico e temporaneo a sostegno della ripresa economica, di cui ancora non si conoscono gli aspetti giuridici, le fonti di finanziamento e gli strumenti finanziari da utilizzare, e la cui definizione sarà operata nel corso del prossimo Consiglio Europeo. Alla luce del poderoso piano fiscale che si renderebbe necessario, gli strumenti proposti non sono adeguati e inducono gli Stati in difficoltà ad accumulare ulteriore debito, in uno scenario che vedrà il Pil contrarsi notevolmente. Tuttavia, l’ipotesi di accesso al Mes – il pilastro fondamentale del pacchetto - porrebbe il Paese in una condizione di vulnerabilità, in quanto sarebbe soggetto in futuro ad osservare programmi di aggiustamento macroeconomico, precludendo l’applicazione del principio di autodeterminazione del corpo politico, considerato che la linea di credito si attiverebbe nel rispetto delle disposizioni previste dal trattato Mes, in ossequio all’art. 136, comma 3, del TFUE e al reg. 472/2013. Il Governo, in tale contesto, dovrebbe catalizzare il proprio capitale politico sull’unica via perseguibile, ossia l’attivazione di tutti gli strumenti necessari da parte della Bce: 1) Acquisti illimitati nell’ambito del programma di acquisto di titoli (pandemic emergency purchase programme, PEPP); 2) Rinnovo automatico e indefinito dei titoli di Sato detenuti dalla Bce; 3) Acquisto a titolo definitivo dei titoli di Stato senza scadenza e a tasso zero, da collocare presso le banche centrali nazionali. Il principale ostacolo è rappresentato dall’ideologia fondamentalista del mercato che pervade lo statuto della Banca Centrale Europea, e che prevede la riduzione del raggio d’azione e la focalizzazione sull’obiettivo di contenimento dell’inflazione. In caso contrario, sarebbe auspicabile un dibattito pubblico in seno al corpo politico, riguardo a diverse proposte – supportate da numerosi studiosi, dotati di autonomia intellettuale e politica – che contemplano l’emissione di Certificati di credito fiscale, di statonote – in linea con le 500 lire di Aldo Moro negli anni ’60-’70 – la creazione di una Banca pubblica e la costituzione di conti di risparmio presso il Mef. Questo momento di fragilità richiede un’operazione di verità. È proprio in questa triste fase risuonano come una invocazione illuminata le parole di Aldo Moro: “Quando si dice la verità non bisogna dolersi di averla detta. La verità è sempre illuminante. Ci aiuta ad essere coraggiosi”. Il recupero della sovranità statuale costituisce l’unica condizione propizia alla realizzazione delle istituzioni economiche e monetarie necessarie a rispondere sia all’emergenza nel breve periodo, sia ad una esigenza di programmazione sociale ed economica nel lungo periodo, affermando il principio di autodeterminazione in ragione di specifici tratti culturali, sociali, economici, religiosi e filosofici. In tale quadro, sostenere una maggiore integrazione europea e una completa cessione di sovranità in capo alle istituzioni europee equivale a promuovere il consolidamento di una sovranità autentica che non appartiene già ai corpi politici europei, bensì ai mercati finanziari, e che presenta “il carattere assolutamente e trascendentalmente supremo dell’indipendenza e del potere che, nella sovranità autentica, sono supremi separatamente dal tutto governato dal sovrano e al di sopra di quel tutto…” ( Jacques Maritain). Una strada che rischia di generare sentimenti di odio tra i paesi e compromettere persino l’attuazione di nuove forme istituzionali di cooperazione. Quindi, i democratici autentici dovrebbero difendere il diritto alla piena autonomia interna ed esterna dei vari corpi politici europei, quale diritto naturale e ad un tempo inalienabile, però nella misura in cui si preveda una limitazione alla sovranità, in condizioni di reciprocità con gli altri Stati, al fine di addivenire ad organizzazioni internazionali volti ad assicurare la pace, la giustizia, la prosperità ed un’equa distribuzione delle risorse, ai sensi dell’art. 11 della costituzione repubblicana. Uno snodo storico che suggerisce un nuovo assetto istituzionale europeo fondato sulla cooperazione tra democrazie liberali autonome, al fine di costruire una coscienza morale europea, una visione comune discendente da uno stato di molteplicità sociale e culturale. È il tempo del coraggio della dignità. Una compiuta maturità della riflessione morale e della coscienza, le conoscenze che l’umanità ha sviluppato in ordine ad alcuni aspetti oggettivi e concreti del vivere comune ci inducono ad intraprendere una sintesi autenticamente pratica circa alcuni valori essenziali quali la dignità e la libertà della persona umana e l’uguaglianza, a prescindere dal bagaglio culturale, delle tradizioni filosofiche e dalle esperienze storiche. Occorre un rinnovato spirito di unità nazionale, e pertanto la decisione del Governo italiano al prossimo Consiglio europeo dovrà svolgersi in conformità alla volontà che il Parlamento esprimerà, ai sensi della legge 234 del 2012 che prevede norme generali sulla partecipazione dell’Italia alla formazione e all’attuazione della normativa europea e favorire la più alta partecipazione democratica. Un dovere morale esprimere un vivo ringraziamento a tutti gli operatori coinvolti nei processi di assistenza ai contagiati da Covid-19, che senza dubbio alcuno costituiscono un esempio fulgido di quanto l’uomo possa conformarsi al suo ordine naturale e perseguire quelle finalità nobili insite nel suo essere, ovvero il progresso materiale e sociale in un moto di costante apertura verso il prossimo, nell’ottica della ricerca del bene comune. È con questo spirito che occorre realizzare quelle condizioni istituzionali orientate alla creazione di un nuovo ordine socio-economico, centrato sui diritti inviolabili dell’uomo, e che contempli una nuova idea sul funzionamento dell’economia, sul significato politico e istituzionale della moneta e sulle finalità delle politiche monetarie, in subordine alla piena occupazione e alla stabilità economica e finanziaria. Dunque, la ricostruzione sociale, morale ed economica che si renderà necessaria dovrà poggiare su istituzioni guidate dall’ansia di garantire il benessere generale e la piena occupazione, nonché favorire un’equa distribuzione delle risorse e il progresso della società, in una condizione universale di pluralismo ed uguaglianza. Il Pd ha dinnanzi un’occasione importante per riconnettersi con il proprio popolo e ritrovare l’essenza del suo esistere, ossia ricongiungersi ideologicamente e filosoficamente alle dottrine del socialismo e del cattolicesimo liberale. Una palingenesi che esige il coraggio di abbracciare idee innovative e abbandonare il pensiero economico imperante in seno all’Europa, dal quale discendono quelle politiche sociali ed economici che hanno causato enormi disuguaglianze e spezzato il sogno di moltissimi giovani di contribuire alla realizzazione del bene comune, a seconda della propria vocazione e delle proprie capacità. *Antonio Fascetto è componente del Direttivo del Circolo Pd di S. Teresa di Riva; dal 2018 al 2020 ha ricoperto la carica di segretario.