2014: per la Sicilia è arrivato tutto tranne le risposte
di Carmelo Cutrufello | 31/12/2014 | OPINIONI
di Carmelo Cutrufello | 31/12/2014 | OPINIONI
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Poteva essere l’anno della svolta per la Sicilia e invece sarà ricordato come l’anno delle questioni irrisolte. Dopo due anni e cocci di amministrazione regionale spesi sulla destrutturazione del passato modello amministrativo, ci si aspettava da parte del Governo dell'Isola (leggi: dei Governi) maggiore forza propulsiva ed una marcata azione di risanamento e sviluppo che invece è mancata del tutto. Il bilancio è per antonomasia quello di fine anno, ma qui davvero, nella Palermo Imperiale, si rischia che sia addirittura un documento postumo. Per capire il valore dell’impasse basti considerare che, come denunciato dal Presidente Ardizzone, in sessant’anni di autonomia mai si era giunti fin quasi al veglione senza uno straccio di bozza del bilancio regionale depositato all’Ars.
Non meno assurdo il fatto che dopo l’approvazione della bozza in Giunta, alla conferenza stampa, si sia presentato DA SOLO l’assessore all’Economia. Questi, forse non avvezzo al lessico siculo, ha pure sottolineato che per chiudere il documento sono state utilizzate poste non reali in entrate per circa un miliardo: soldi che mancheranno nel corso dell’anno dai vari capitoli di spesa i quali a loro volta, ha candidamente detto, saranno operativi fino al 30 aprile. Poi senza l’aiuto di Roma, come dicono gli americani, sarà lo shutdown: il blocco degli uffici dovuto al fatto che mancheranno i soldi per gli stipendi dei dipendenti e delle spese. La paralisi totale. Aprile del 2015, non del 2025. Fin qui l’assessore. Il Presidente Crocetta invece, sostiene che non ci sono problemi. Vedete voi.
Giusto ieri, uno che non è certo un novizio, tale on. Riccardo Savona, si è sentito in dovere di dichiarare che siamo sull’orlo di una guerra civile poiché ad aprile circa 50mila dipendenti della pubblica amministrazione resteranno senza stipendio. Ci è andato cauto: secondo i miei calcoli sono almeno 80mila, con il rischio che, mancando la compartecipazione regionale, non ci siano più gli stipendi per i dipendenti comunali e provinciali “di ruolo”, portando sul baratro complessivamente 180mila famiglie.
Ora, è evidente che la colpa non è del Crocetta di turno, ma di trent’anni di assunzioni facili e spesso inutili. Non è colpa dei lavoratori e delle loro famiglie che su quella speranza di reddito hanno costruito la loro prospettiva di vita. Quando si parla di tutela dei posti di lavoro esistenti nella pubblica amministrazione, siano essi precari o meno, qualcuno parla di difesa di diritti corporativi, di apparati che vogliono mantenere la presa sulle clientele, ma non si deve mai dimenticare l’aspetto umano della vicenda. Ci sono persone che lavorano da precarie, senza contributi previdenziali, anche da vent’anni. Detto ciò, è giunto il momento delle scelte. Non si può continuare così. Allora che fare? Alla Politica, l’alto compito di segnare una strada certa e vincente. Io spererei (invano lo so) che lo facesse senza l’ipocrisia che siamo vivendo. Voi, come coi, sapete. Occorre avere il coraggio di dirlo pubblicamente: NON POSSIAMO ANDARE AVANTI COSI’.
Un bagliore di speranza è presente e parte dai tanto vituperati giovani. In questi ultimi mesi ho visto crescere mostruosamente l’interesse verso la creazione di imprese, innovative o meno. Sono tanti i ragazzi che vogliono mettersi in gioco, che hanno la consapevolezza delle loro potenzialità. A loro voglio dire: NON ARRENDETEVI! Pensate all’Italia, alla Sicilia, come alla vostra casa, ma al mondo come al vostro spazio di manovra, al vostro mercato. Noi siamo il presente e una parte importante del futuro di questo Paese. Sta alle Istituzioni ridurre la spesa pubblica improduttiva e tagliare le catene che inchiodano le imprese al nanismo in cui le hanno costrette.
Il 2015 sarà l’anno del coraggio. Ce ne vorrà tanto, ma alla fine vinceremo perché non esiste Stato moderno senza una forte iniziativa imprenditoriale privata. Ad maiora semper.