Il Natale nella riviera jonica e la tradizione della Novena
di Santo Trimarchi | 23/12/2016 | OPINIONI
di Santo Trimarchi | 23/12/2016 | OPINIONI
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Per lo più, nei paesi dell'hinterland jonico, l'atmosfera del Natale si nota per le luminarie luccicanti sulle strade, per gli addobbi delle vetrine dei negozi, per le piantine e gli alberi preparati nelle piazze principali, per le manifestazioni di studenti attraverso attività scolastiche a tema natalizio. Si vede per qualche sagra di quartiere, per qualche evento straordinario di cultura, di musica, di ballo, per qualche incontro o scambio pubblico di auguri. Si percepisce per l'aumento del traffico stradale, per la frenesia della gente sguinzagliata in cerca di regali, di rifornimenti alimentari, di divertimenti allettanti. Tuttavia il simbolo più autentico e caratteristico resta ancora nella Chiesa, anche se non è considerata una preghiera ufficiale, con la “Novena di Natale” che dal 1700 circa è diventata una pratica popolare di pio esercizio, come supplica di preparazione alla venuta di Gesù, l'eterno Presente nella storia degli uomini. Tutte le parrocchie del comprensorio si adoperano per mantenere un clima di attesa fervente del Bambin Gesù, la luce, la pace, la giustizia, la liberazione, la dolcezza, la potenza e la novità del Signore della vita e della storia. La Novena vuole suscitare un atteggiamento di adorazione nel fedele che segue con devozione e meditazione questa tradizione, che accoglie con gioia nella sua vita il grande mistero del Verbo che si fa carne, del Dio con noi, che si rende visibile e vicino, abbassandosi nella natura umana. E' diventata un momento molto significativo nella vita delle nostre comunità cristiane, perché si sta più uniti, ci si riconosce famiglia, si cammina nell'ascolto della parola di Dio. In particolare va sottolineata a Santa Teresa di Riva la scelta della parrocchia Santa Maria del Carmelo di don Fabrizio Subba di mantenere, oltre alla celebrazione serale, l'antica tradizione della Novena all'alba. Così è divenuta un'opportunità preziosa di vivere con maggiore intensità i giorni che precedono la solennità del Santo Natale, facendo esperienza del sacrificio di alzarsi presto, che costituisce un tratto distintivo della pietà cristiana. A questo appuntamento, in aggiunta ai parrocchiani, sono partecipi tanti fedeli delle comunità vicine perché, pur potendo risultare comodo per certi versi, sono legati ad un sentimento popolare di attesa dell'aurora, del nuovo giorno, del lavoro, della luce e della grazia del Signore che viene per santificare la nostra esistenza. Ogni mattina, quindi, fino al giorno della Vigilia, alle 5 ci si è ritrovati in chiesa per la recita del Santo Rosario, a seguire il canto della novena con salmi e passi biblici e subito dopo la Celebrazione Eucaristica che si conclude con una preghiera del sacerdote. Di solito, una visione godereccia e leggera, dettata dal consumismo e dal modernismo ormai opprimenti, ha relegato l'Avvento, e ancor di più il Natale, ad un rito celebrato sull'altare del regalo e della falsa felicità. Oggi, nel secolo ultratecnologico e globalizzato ad una dimensione, pare che siamo stati espropriati dalla bellezza e dalla bontà di vivere in modo genuino sia l'Avvento che il Natale, tradizioni figlie di una cultura contadina sana che riusciva, rispettosa del rapporto leale con Dio e gli uomini, a procurare la gioia e l'amore. Ma la novena del Natale è ancora segno e testimonianza autentica del desiderio di vivere la nostra fede tenendo non solo in braccio o tra le mani ma nel nostro petto quello stesso Gesù che stette nella grotta di Betlemme. Egli per questo è nato, per darsi tutto a noi: “Un bambino è nato per noi, ci è stato dato un Figlio” (Is 9,6).