Il voto è diventato baratto: si sta con il più forte e non con il bene comune
di Santo Trimarchi | 25/05/2017 | OPINIONI
di Santo Trimarchi | 25/05/2017 | OPINIONI
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Le elezioni del prossimo 11 giugno avranno come risultato un ulteriore calo di democrazia e di partecipazione, perchè il voto non basta più, non conta più niente, è diventato baratto, occasione per soddisfare un bisogno concreto, un lavoro di qualche mese, un sostegno per qualche giorno, un documento amministrativo, una visita di routine, un paladino di parte. Ormai si sta affermando la "sindrome del mercante" che è penetrata dentro la società occidentale e ne costituisce l'asse portante, facendo girare l'economia a qualsiasi livello, all'interno delle relazioni umane nel contesto produttivo, culturale, politico e sociale . Queste sono basate sulla logica del "do ut des" finalizzata alla mercificazione di ogni prodotto, all'alienazione e alla competizione per ottenere sempre di più rispetto all'altro, considerato concorrente, avversario e pure nemico da eliminare senza scrupoli per ricercare atteggiamenti senza controllo, un guadagno privato da non dover spartire con nessuno! Nella società stanno venendo a mancare pure quelli "dei malgrado tutto" e degli idealisti della speranza che non muore mai, dei lottatori senza quartiere perché è sopraggiunta la fatica di essere minoranza, di fare opposizione, di spiegare le ragioni dei fatti ed il senso del dovere, di scegliere nella libertà senza ricatti e condizionamenti, alla luce del sole, nella giustizia e nella verità. É evidente, sul piano nazionale e locale, la tendenza a stare con il più forte, il vincitore in partenza, a formare l'apparato dei portatori di acqua, dei fiancheggiatori di strada, dei dipendenti in affitto, ad instaurare sospetti, ad inoculare veleno e fomentare caos. É accaduto già nel passato che avvenga la dispersione dell'opposizione, la mancanza di principi, la capacità di contrastare a testa alta gli eventi amministrativi, in difesa della legalità, dei cittadini che hanno votato, del bene comune. Il rischio di queste elezioni comunali, a tutti i livelli, sarà che il voto non cambierà nulla, che i vari programmi resteranno sulla carta, che i consiglieri eletti non saranno di parola perché nella ricerca del consenso non si è fatto a meno della superbia, dell’arroganza, del cinismo, della maldicenza e si è scelto di fare scena, spettacolo nelle manifestazioni, sagra popolare, godimento di massa e/o tra "gli amici degli amici"!! Invece occorre la conversione sincera del cuore ed una politica di fede, che non ricerca sicurezze umane, individualismi e particolarismi, alleanze di dominio, violenza della parola e l'aggressione, la minaccia, la divisione e la manipolazione delle coscienze. Un buon amministratore sa stare con la gente e crede in Dio, si affida alla sua parola, si abbandona in Lui, agisce con calma e discerne il bene dal male, diviene operatore di pace e di giustizia nella pratica quotidiana, guarda ai bisogni della comunità senza fare differenze e s'impegna a eliminare emarginazione sociale, ad effettuare prevenzione, a curare l'ambiente, a difendere i più deboli, a favorire i servizi senza tartassare e ricattare, a creare aggregazione formativa di cultura. Purtroppo i cittadini sono delusi e stanchi, coscientemente hanno deciso di rimanere in disparte, si tirano fuori dai giochi al massacro della dignità personale, ma non staticamente, non come spettatori del classico dramma da palcoscenico, ma come testimoni fedeli della politica di qualità, onesta, libera, condivisa, costruttiva, a favore dell'uomo con la festa della Pasqua, rivelazione dei nostri cuori, della certezza della vittoria di Dio sul male con la crescita dell'amore per i fratelli.