La notte nella riviera jonica: l'euforia fa sparire il colore della vita
di Santo Trimarchi | 25/08/2017 | OPINIONI
di Santo Trimarchi | 25/08/2017 | OPINIONI
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Divertimento su una spiaggia jonica
La notte è fatta per dormire dicevano i nostri genitori, la notte è fatta per amare recita una vecchia canzone, la notte è fatta per sognare scrivono i romantici. Ma oggi sembra che nella nostra riviera jonica, soprattutto d'estate, la notte sia arrivata la "movida", spazio giovanile per divertimento, allegria e festa continuata, tempo giovane per ritrovarsi insieme, agitarsi a più non posso e trascorrere le piccole ore. Secondo questa moda notturna tutto si anima perchè la vita diviene fremente appena si fa buio, si riempiono i locali di ristorazione, si sorseggiano drink al lido, si passeggia sul lungomare, si fanno i giochi in spiaggia sotto l'illuminazione artificiale, si aggregano le persone in piazza secondo le manifestazioni in programma, si va a ballare dove c'è musica fino a notte fonda. C'è un movimento effervescente ed anche ingombrante quando culmina nella cosiddetta “notte bianca” con traffico intasato ed un via vai incessante di tanta gente eccitata, presa dalle cose da vedere e da fare, dentro e fuori allo spettacolo, in stato di ebbrezza, come marionette telecomandate senza luoghi per fermarsi e parlare, per riconoscersi e salutarsi, in euforica distrazione. Certo ancora non siamo ai livelli intensi e preoccupanti di tante realtà rinomate ma la tendenza a occupare la notte dei nostri piccoli paesi, a dare visibilità all'oscurità, ad inseguire il costume della vacanza a tutto tondo, deve farci riflettere e rientrare nei limiti della convenienza civile e del godimento plausibile. In verità, inseguendo i miti della modernità a tutti i costi, si corre il rischio di perdere il tempo del meritato riposo, di trascurare la bellezza della luce del giorno, di curarsi della visione naturale, di gustare le meraviglie dell'aurora, l'azzurro del cielo, l'acqua del mare, il calore del sole, il fresco dell'ombra, l'incanto del paesaggio, l'attività quotidiana. Nel buio della notte scompare il colore della vita, non si distingue il bello dal brutto, il buono dal cattivo, il giusto dall’iniquo, non si riconosce il bene comune, si disperde la bontà della relazione, subentra il piacere della trasgressione, il divertimento tenebroso, il desiderio di consumare l'attimo che viene, di attendere l'alba, di non pensare e cadere nello stordimento di estraneazione. La supremazia della notte non consente di ascoltare le ragioni degli altri, di vedere i punti di vista diversi, di considerare le necessità primarie dei cittadini, residenti e vacanzieri, di accettare gli stranieri, di aprire il cuore e tenere conto della realtà che ci circonda, nonostante l'evidenza della buona accoglienza. La gestione notturna e nottambula dimentica i nostri giovani migranti in Italia e all’estero, i rimanenti a rischio di sbandamenti e svuotamenti a causa della paura del domani e delle offerte mondane, anziani minacciati dalla solitudine e dalla sofferenza, bambini senza più spazi per giocare e donne costrette a lavori sgradevoli e stressanti. La minaccia di questo tipo di notte ci spinge a cercare una nuova cittadinanza alla luce del sole per custodire e tutelare l'ambiente in cui viviamo senza perseguire l'esclusione e l'emarginazione ma con la scelta della pace, della giustizia e della solidarietà attraverso la comunicazione dell'attenzione e dell'amicizia nella trasparenza.