La politica del "gratuito" per rivitalizzare la riviera jonica
di Santo Trimarchi | 13/10/2016 | OPINIONI
di Santo Trimarchi | 13/10/2016 | OPINIONI
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Sempre più frequentemente nella nostra società prevale la politica del compromesso e si assiste per lo più alla ricerca del proprio interesse, provocando di conseguenza una rete di raccomandazioni e di privilegi che conducono facilmente alla corruzione ed alla stessa decadenza della convivenza civile. A cominciare dai piccoli mondi del proprio paese occorre cambiare rotta per riappropriarsi collettivamente e democraticamente della gestione della società. Accade spesso di essere sradicati dalle proprie origini, di essere privati del futuro, di essere costretti a vivacchiare. Per i furbetti di turno, i venditori di fumo, gli spacciatori di illusioni, è meglio essere addormentati o restare “drogati”!. Nella società del profitto il potere economico, politico, finanziario, ha come fine principale se stesso e si ripropone sotto varie forme per mantenere il dominio dei soliti sia a livello locale che regionale, nazionale e mondiale. Il filo conduttore è sempre quello dello sfruttamento degli altri, delle istituzioni e del patrimonio sociale a fini privati ed egoistici che si rendono visibili con appropriazioni indebite, prevaricazioni palesi, strumentalizzazioni ed amministrazioni ingiuste.
Le leggi che regolano questo sistema non tengono conto dei cittadini, del loro bene, del loro progresso. Urge che le persone che non accettano le regole del profitto e che vogliono intraprendere la via del gratuito s’incontrino per dare vita a ' spazi alternativi ' fondati su una politica libera, onesta, condivisa e costruttiva con relazioni interpersonali di rispetto, di valorizzazione e di fiducia reciproca nella trasparenza. Deve sorgere non tanto elaborazione teorica di programmi, di intenzioni e di promesse a vuoto, quanto piuttosto la sperimentazione di vita, la messa in atto di esperienze acquisite. Se un insieme di professionisti (medici, avvocati, giudici, maestri etc.) e di agricoltori, operai, artigiani, negozianti, casalinghe, si uniscono ed operano assieme secondo le regole del gratuito, si spezzano le regole della casta. Se queste persone di buona volontà cominciano a dialogare e si confrontano sul bene comune, senza conflitto di interesse, con l'obbiettivo di interrompere la riproduzione di inerzia già all'interno delle piccole comunità, si potrà garantire certamente una diversa qualità della vita, a salvaguardia dell'ambiente in cui si vive ed in difesa del benessere umano e sociale.
Uno solo, sia sindaco, sia manovratore esterno, sia procacciatore di consensi, sia abile manipolatore ed oratore, non potrà mai cambiare un sistema ormai radicato negli anni che si propaga a macchia d'olio e contamina, corrode la sana cultura degli uomini perbene, della gente semplice, dei giovani sognatori. Se ci sono più persone con la stessa visione del mondo, si possono scardinare le dinamiche della società del profitto e metterle in crisi. Attraverso la politica del "gratuito" si può rivitalizzare il tessuto sociale, rimettere in gioco le parti creative e ripensare il governo della "cosa pubblica" a servizio di tutti, a sostegno dei più deboli, a favore dei bambini e delle donne, degli anziani e dei giovani, dei disoccupati e dei lavoratori, dei commercianti e degli imprenditori. Nella collaborazione e nella reciprocità, nella dignità e nella promozione, nella responsabilità e nel dovere, nella capacità di farsi prossimo si può innestare un circolo virtuoso per eliminare le cause dell'ingiustizia e del malcostume, della degenerazione e dell'immobilismo, del carrierismo e dell'individualismo. Il rinnovo delle piccole amministrazioni possono diventare un'occasione di risveglio per ripartire con la speranza di migliorare e dimostrare il desiderio di bontà, di bellezza e di verità per trasformare la vita quotidiana in azione politica che serve l'uomo, la comunità dei cittadini.