Giovedì 21 Novembre 2024
Abbiamo analizzato il documento approvato dalla Regione. Ecco cosa prevede il nuovo Aro


Piano Rifiuti S. Teresa di Riva: tanti dubbi e poche certezze

di Aldo Lenzo | 23/03/2014 | OPINIONI

4007 Lettori unici | Commenti 1

Il Piano di intervento dell'Aro del Comune di S. Teresa di Riva è stato approvato recentemente dal competente assessorato regionale. Questo dovrebbe significare che si tratta di un piano ben strutturato, rispettoso della legislazione vigente in materia di gestione integrata dei rifiuti e delle direttive e linee guida emanate dall’assessorato competente. Invece, a mio modesto parere (di semplice cittadino e utente), non lo è per niente. Dovendo dare un voto al piano, do l’insufficienza sia dal punto di vista delle informazioni e analisi, poco dettagliate e trasparenti, sia dal punto di vista della strategia, funzionalità del sistema proposto, tempi di attuazione, obiettivi e costi. C’è da supporre che il piano sia stato approvato non perché il migliore possibile. Ma, semplicemente, per scelta politica. Probabilmente non è stato neanche letto. Altrimenti i bravi tecnici della Regione si sarebbero accorti che si tratta di un copia e incolla del Piano di intervento dell’Aro della Valle del Nisi. Se date una sfogliata al pdf del piano (clicca qui per leggere il documento) vi accorgerete che menziona i Comuni di Fiumedinisi, Nizza, Alì e Alì Superiore in quasi tutti i capitoli di cui si compone. E con una lettura più attenta, cosa che consiglio a tutti, vi potrete fare una vostra opinione.

Se il Piano di Santa Teresa, come ipotizzato, è pressoché uguale a quello dell’Aro della Valle del Nisi (cambia solo la copertina e poco altro), questo potrebbe voler dire che non era necessario, nel nostro comprensorio, dividersi in tanti piccoli Aro, ma sarebbe stato sufficiente organizzarne uno o due, e questo avrebbe comportato sicuramente delle economie e una omogeneità e unitarietà della gestione in tutti i Comuni del comprensorio, che certamente non guasta, anzi è un requisito essenziale. Non intendo esprime alcun giudizio su chi ha confezionato il Piano. Le scelte degli indirizzi generali sono state sicuramente dettate dal sindaco, mentre l’aspetto della genericità del piano ipotizzo dipenda dall’esiguità del compenso e/o dai tempi ristretti per l’elaborazione. Le mie osservazioni, giuste o sbagliate che siano, giudicate voi, hanno il solo scopo di sollecitare una riflessione positiva, una verifica dei contenuti del piano, una informazione puntuale e un maggiore coinvolgimento dei cittadini cui è richiesto un impegno maggiore per differenziare le varie frazioni e raggiungere gli obiettivi di raccolta e diminuzione dei costi della tariffa rifiuti.

La motivazione dell’Aro comunale - Il primo punto debole, in ordine di apparizione, è la motivazione per cui è stato scelto di costituire un Aro in forma singola: la consapevolezza che tra il territorio di S. Teresa di Riva e l’ambito territoriale di appartenenza esiste “…una differenziazione territoriale e socio-economica, tale da promuovere una diversa pianificazione delle modalità di esecuzione dei servizi”. La diversità potrebbe valere rispetto ai comuni montani, non certamente rispetto ai comuni costieri limitrofi come Sant’Alessio, Furci, Roccalumera, Nizza e Ali Terme.

I tempi di attuazione e le tre fasi per rendere più agevole il passaggio per l’utenza – Motivare le tre fasi col fatto di rendere più agevole il passaggio al nuovo sistema per l’utenza è un nonsenso. Con le tre fasi descritte nel piano i tempi di attuazione si allungano senza che ce ne sia la necessità. Perché gli utenti abbiano la consapevolezza che il sistema di raccolta sia realmente cambiato i cassonetti stradali vanno eliminati contestualmente all’avvio della raccolta porta a porta. A parte questo, non differenziare l’umido e mischiarlo con il residuo secco oltre a contravvenire quanto disposto nelle linee guida della Regione è deleterio per l’ambiente e per il raggiungimento degli obiettivi di raccolta in quanto l’umido finirebbe in discarica. La giustificazione dei maggiori costi dello smaltimento in un centro di compostaggio lontano più di 50 km sembra anch’essa inventata. D’altra parte questi eventuali maggiori costi non vengono documentati nel Piano. Invero non c’è una grande differenza tra portare l’umido in discarica o in un centro di compostaggio. Le distanze sono pressoché uguali e forse si risparmierebbe qualcosa portando l’umido al più vicino centro di compostaggio, in virtù del minor costo di conferimento, con in più il grande vantaggio del benefico per l’ambiente e dell’incremento delle percentuali di raccolta differenziata di almeno il 20%. Senza alcun tipo di impianti nel comprensorio, solo attuando la raccolta porta a porta di tutte le frazioni di rifiuto fin dall’avvio raggiungeremmo, già al primo mese, gli obiettivi di raccolta previsti per legge. Lasciare in strada cassonetti dell’indifferenziato (umido e residuo secco) è un grosso errore anche perché la loro presenza costituirebbe, per gli utenti più pigri, un incentivo a buttare tutto nell’indifferenziato, mentre, quelli più distratti neanche si accorgerebbero del cambio di sistema e continuerebbero a buttare tutto nell’indifferenziato come fanno adesso.

Metodo di gestione proposto – “Il metodo individuato per il raggiungimento dei livelli di raccolta percentuale è quello domiciliare con l’individuazione puntuale dell’utenza e della quantità di rifiuto conferito.” Così descritto il metodo proposto è insufficiente. Va bene la raccolta domiciliare e più specificatamente il porta a porta. Va anche bene l’individuazione puntuale dell’utenza e della quantità di rifiuto conferito, ma il modello gestionale deve prevedere e di fatto includere: 
la tariffazione puntuale basata sul principio “che più inquina paga”. A questo fine va quantificato solo il conferimento della frazione secca residua, ovvero ciò che finisce in discarica e non può essere differenziato. La rimozione di tutti i cassonetti, eccetto quei cassonetti dedicati a particolari utenze le quali potranno accedervi per mezzo di chiavi. Non dovrà essere più possibile conferire in forma anonima, fin dall’avvio del nuovo sistema.

La gestione politica e organizzativa dei servizi – La gestione politica intesa come la scelta degli indirizzi generali e la verifica degli obbiettivi strategici e i controlli deve essere del Consiglio comunale (sentiti i cittadini, aggiungo io) e non del sindaco come scritto nel Piano. Al sindaco tocca la responsabilità attuativa. Sarebbe opportuno e qualificante che il Consiglio comunale deliberasse l’adesione del nostro comune alla strategia rifiuti zero e l’istituzione di un osservatorio comunale dei rifiuti aperto alle associazione ambientaliste locali e ai comitati di quartiere per un più attento e scrupoloso controllo della raccolta e dei risultati.

Modalità di esecuzione dei servizi - Il piano prevede a regime di raccogliere l’umido due volte a settimana. Questa frequenza potrebbe risultare insufficiente. Al fine di aumentare la frequenza dei passaggi senza incidere sui costi o addirittura abbassandoli potrebbe essere utile valutare la possibilità di utilizzare dei mezzi a doppia o tripla vasca.

Tempi di apertura dei centri comunali di raccolta – Tenere aperti 3 ore al giorno e solo di pomeriggio tutti e 4 i CCR non è una buona pratica. Conviene differenziare le fasce orarie in modo che si possa conferire di mattina, di pomeriggio e di sera. E in modo tale che ci sia tutti i giorni un CCR disponibile per chi ha necessità di conferire nel caso non l’abbia potuto fare perché impossibilitato nel giorno previsto di raccolta. Il rischio è che i rifiuti vengano abbandonati per strada, non essendoci alternative.

La riduzione dei rifiuti – Questo è l’aspetto più deludente del Piano di intervento anche perché le direttive europee e anche quelle regionali mettono al primo posto tra gli obiettivi da raggiungere la riduzione dei rifiuti. Non serve a niente aver scritto al primo posto tra gli obietti del piano la riduzione dei rifiuti se poi non si indicano le politiche di riduzione e le azioni da mettere in campo in modo dettagliato. Occorre un piano ben elaborato e circostanziato per la prevenzione e la riduzione dei rifiuti che indichi i tempi certi di attuazione.

La tariffazione puntuale - Dovrebbe entrare in vigore sin dall’avvio del nuovo sistema. Va preparato il regolamento per la l’applicazione della tariffa puntuale. L’applicazione di una tariffazione premiante o penalizzante, come previsto nel piano, è buona cosa ma non ha la stessa efficacia della tariffazione puntuale.

L’indagine territoriale – Non è stata effettuata una indagine territoriale conoscitiva utile al dimensionamento corretto e puntuale del servizio di raccolta. Questa indagine, che prima o poi va fatta, consiste nel censire per ogni strada il numero di edifici attribuendo a ciascuno di questi un codice identificativo indicando su una apposita scheda: denominazione e viabilità della strada; numero civico, caratteristiche principali dell’edificio, tipologia e numero di utenze residenti. Grazie ai dati raccolti sarà possibile elaborare delle utili mappe tematiche del territorio per: tipologia di edifici assegnando a ciascuna tipologia uno specifico colore viabilità delle strade; suddivisione in zone con diversi colori (quartieri, frazioni, CCR, etc.). La creazione di un data base nel quale inserire tutti i dati raccolti da utilizzare per il dimensionamento volumetrico puntale. Nel piano si citano le zone A e B ma non c’è alcuna mappa che le identifichi.

Le percorrenze - Nel Piano non sono state fornite i percorsi e le mappe descrittive del percorso da effettuare per le operazioni di trasporto agli impianti di conferimento: discarica, centro di compostaggio, impianti di selezione e piattaforme di conferimento.

Lo start up (avvio) del sistema – Non è stato preparato un piano di avvio del nuovo servizio ovvero l’insieme delle attività preliminari da compiere allo scopo di avviare correttamente sul territorio il nuovo sistema di raccolta e il relativo crono programma.

La comunicazione - Manca anche il piano di comunicazione (le linee guida non bastano) che abbracci informazione, sensibilizzazione, educazione ed identità per creare la percezione positiva verso mutamento e vantaggi del nuovo sistema; avviare il servizio con chiarezza, trasparenza e coinvolgimento; offrire ascolto alle utenze per sanare perplessità e imprevisti.

Servizio di Raccolta – L’elenco dei servizi di raccolta non prevede la raccolta di alluminio, lattine e barattoli. Molto probabilmente si tratta di una dimenticanza o di una mia svista.

Compostatore di prossimità – Il Piano prevede, all’interno di uno dei quattro CCR, la realizzazione ed attivazione di un "compostatore di prossimità". L’ubicazione di questo impianto di trattamento della frazione organica da raccolta differenziata all’interno del CCR è giustificata in virtù del punto 5.1 dell’Allegato I del D.M. 4/08/08 (*) che stabilisce che all’interno dei “centri comunali o intercomunali di raccolta” sono possibili eventuali riduzioni volumetriche effettuate su rifiuti solidi non pericolosi per ottimizzarne il trasporto. L’impianto consentirà una riduzione volumetrica di circa il 90% e la trasformazione del rifiuto residuale trattabile come materia prima secondo (compost). Il Piano riporta solo una scheda “scheda CCR n. 3 con breve descrizione che non contiene alcun dato tecnico. Il costo unitario dell’impianto che è di  600.000 euro. Da una ricerca su internet ho potuto stabilire che si tratta di un impianto denominato NETER 36 che ha una capacità che va da 1090 a 2160 Kg/giorno ovvero 395 – 788 tonnellate/anno.
Non si capisce se questo è l’impianto di compostaggio di cui parlava il sindaco di S. Teresa di Riva Cateno De Luca per il trattamento di tutto l’umido, o se si tratta di un impianto, che servirà solo gli utenti che conferiranno direttamente la loro frazione organica differenziata al CCR in questione. Questo è un importante aspetto da chiarire. Altrimenti i conti non tornano. Nel Piano c’è scritto che “Il rifiuto umido verrà trattato in impianto di riduzione volumetrico denominato "compastaggio di prossimità" e realizzato presso uno dei CCR. ”Proviamo a fare due conti per vedere se ci va tutto l’umido che si produrrà in base alle previsioni di produzione riportate nel piano. Verde 2% = tonn. 81,664; umido 28% =  tonn.1428,705 Totale frazione organica = 81,664 + 1428,705 = 1510,369 tonn. Per trattare tutto l’umido prodotto ci vorrebbero 2 di questi aggeggi sempre funzionanti. Abbiamo determinato, sempre che il calcolo sia giusto, che un solo compostatore non è sufficiente a smaltire (trattare) tutto l’umido. L’altra metà dove andrà a finire?

 

I costi
Non entro nel merito della elaborazione e quantificazione tecniche riguardo mezzi, attrezzature e personale perché non sono un esperto. Mentre, avendo fatto le scuole medie, posso esprimere una valutazione sui costi totali comparandoli con la media del Nord Italia che prendo come riferimento.
Prima però, poiché sono troppi anche quelli tra gli addetti ali lavori che asseriscono che la raccolta differenziata porta a porta farebbe aumentare i costi del servizio, è bene che il piano svolga anche una funzione educativa e informativa in tal senso. Il Ministero dell’ambiente attraverso i dati del Rapporto Ispra 2013 certifica che il costo dell’indifferenziato è più alto del differenziato in tutta Italia e anche in Sicilia. Lo avevano già dimostrato autorevoli Studi negli anni passati, come quello della Bocconi (clicca qui per leggerlo).
Per quanto riguarda i costi di gestione del servizio, facendo un raffronto trai i costi dedotti dalle stime del Piano di intervento rispetto a quelle del Nord Italia riportati nello stesso Rapporto Ispra sopra menzionato, essi rimangono ancora alti e abbastanza distanti da quanto dovrebbero essere. Infatti, il costo medio euro/abitante per anno delle Regioni del Nord, 143,56 €/abitante, e il costo stimato del piano dell’Aro S.Teresa, 192,74 €/abitante, è del 34,27% più alto. Il risultato è pressoché identico se si compara il costo del servizio per Kg di rifiuto prodotto 27,19 €cent/kg al Nord contro 44,39 €/cent/kg stimati del nostro Aro: +63,26%. Le cose non migliorano anche se il raffronto viene fatto con i dati regionali riportati nel rapporto Ispra 2013 ovvero 164,39 €/abitante e 31,03 €cent/kg (tutti dati del Rappoto Ispra citati si riferiscono al 2011).

(*) 5.1. Il deposito dei rifiuti per tipologie omogenee deve essere realizzato secondo modalità appropriate e in condizioni di sicurezza; in particolare, fatte salve eventuali riduzioni volumetriche effettuate su rifiuti solidi  non pericolosi per ottimizzarne il trasporto, il deposito dei rifiuti recuperabili non deve modificarnele caratteristiche, compromettendone il successivo recupero.
7.1. La durata del deposito di ciascuna frazione merceologica conferita al centro di raccolta non deve essere superiore a due mesi.
7.2. La frazione organica umida deve essere avviata agli impianti di recupero entro 72 ore, al fine di prevenire la formazione di emissioni odorigene.

Più informazioni: rifiuti  discarica  raccolta differenziata  riciclo  aro santa teresa  aldo lenzo  


COMMENTI

Pippo Sturiale | il 23/03/2014 alle 18:13:38

Da un'analisi sui costi di conferimento, 100 euro/t per il secco si evince che la discarica non è Ligoria. Siccome sono previste tre ore per il trasporto a discarica credo si tratti sempre di Motta S. Anastasia. Per l'umido è previsto un conferimento di 70 euro a tonnellata. Ritengo che differenziare l'umido sin da subito non costa di più, anche considerando che si devono percorrere un centinaio di chilometri in più. Facciamo qualche conto. Utilizzando il compattatore da 26 mc, che conterrebbe un massimo di 13 tonnellate di umido, si risparmierebbero 30 euro/t se conferito a parte (cioè non insieme al secco indifferenziato come previsto dal piano), che per 13 tonnellate farebbe 390 euro. Cosa si spenderebbe in più? Circa due ore di camion ed autista, per un totale di (26,92+27,18) 54,10 per ciascuna ora, quindi 108,20. 390-108,20 = ... M... CAPPERI! SI RISPARMIA! E non poco: 281,80 PER 13 TONNELLATE. In un anno sono 1225 tonnellate per un totale di 115.000 euro: cioè ciascuno di noi risparmierebbe più di 10 euro nella TARI. Anche se il mezzo viaggiasse non al pieno ci sarebbe un risparmio. Aldo, ho fatto solo i conti della serva!

Lascia il tuo commento

Dichiaro di aver preso visione dell'informativa privacy ai sensi del D.Lgs. n. 196/2003.