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Rifiuti: tra proroghe e frammentazioni la gestione integrata non decolla
di Aldo Lenzo | 03/05/2014 | OPINIONI
di Aldo Lenzo | 03/05/2014 | OPINIONI
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Continuano le proroghe della gestione commissariale
In un post sul mio blog del 20 dicembre 2012 “La sfida dei rifiuti in Sicilia”, proponevo di mettere in atto le raccomandazioni delle Direttive europee e nazionali ed in particolare indicavo di modificare la Legge regionale 8 aprile 2010, n. 9 in materia di gestione integrata dei rifiuti in modo da prevedere l’istituzione delle Aree di raccolta ottimale (Aro) per vincere la sfida. Perché? Perché siamo così in ritardo nonostante le buone intenzioni di tutti? A mio avviso dipende principalmente dall’inadeguatezza a svolgere le funzioni di governance e le relative scelte in merito all’organizzazione e alla gestione dei servizi dei diversi soggetti istituzionali interessati, a tutti i livelli di responsabilità (da quello locale a quello regionale). Nello specifico caso dell’istituzione degli Aro l’errore, a mio avviso, è stato nell’aver previsto che i comuni si potessero costituire in Aro sulla base di perimetrazioni territoriali da loro stessi definite. Nel comprensorio jonico, per fare un esempio, i comuni si sono divisi in 4 o 5 Aro e ognuno di questi va per fatti suoi, praticamente da nessuna parte, anche perché è stato consentito, almeno in teoria, di procedere all’affidamento del servizio senza attendere l’adozione del piano d’Ambito da parte della Srr e la necessaria approvazione da parte dei competenti organi regionali che, a mio parere, tanto competenti non sembrano. Basta leggere il piano di intervento dell’Aro Santa Teresa di Riva (clicca qui per leggere il documento) per capire se sto esagerando o meno nel dare un giudizio negativo. L’uniformità del ciclo dei rifiuti deve essere garantita assicurando omogeneità del servizio all’interno dell’Ambito (Ato). Si sarebbe dovuto definire un orientamento a cui ispirarsi per delineare la perimetrazione degli eventuali sub-ambiti (Aro) per le fasi a monte della filiera. I criteri di riferimento avrebbero dovuto essere ricondotti ai principi generali, comunitari e nazionali e più precisamente, ai principi di prossimità, autosufficienza, minimizzazione della movimentazione dei rifiuti, nel quadro degli obiettivi di riduzione della produzione dei rifiuti e della movimentazione, del recupero, del riciclaggio, dello sviluppo della raccolta differenziata. Si sarebbe dovuto, come minimo, prevedere come criterio della perimetrazione degli Aro la collocazione sul territorio degli impianti intermedi a cui conferire i rifiuti raccolti sia per ridurne la movimentazione sia per ottimizzare il grado di utilizzo degli impianti in relazione allo loro capacità potenziale. Così non è stato. E il risultato è sotto gli occhi di tutti. Il rimedio nel nostro comprensorio potrebbe essere quello di costituire un solo Aro.
Perché, pur non essendo un esperto di gestione rifiuti, mi sembrava di buon senso, in assenza di una impiantistica adeguata in quasi tutta la Regione Sicilia, puntare inizialmente sui cittadini e sul loro impegno nel differenziare tutti i materiali alla fonte. Poiché il servizio rifiuti rappresenta un sistema a filiera complessa che può essere risolto solo tramite attività volte a promuovere la riduzione della produzione dei rifiuti, la raccolta differenziata, il riciclo, il riuso e la minimizzazione dei rifiuti in discarica, la costituzione di aree di raccolta ottimale avrebbe, secondo me, consentito, non necessitando di investimenti cospicui, di spostare la governance di alcuni servizi a un livello territoriale più vicino al cittadino.
Invero con la Legge regionale n. 3 del 9 gennaio 2013 gli Aro sono stati istituiti ma, secondo me, in modo completamente errato, e già si stanno pagando le conseguenze di questo, soprattutto nel comprensorio jonico e in tutto l’Ato n. 15, dove il nuovo sistema non decolla e il commissariamento della gestione viene continuamente prorogato di sei mesi in sei mesi e chissà ancora per quanto tempo.