S. Teresa, politica lontana dal bene comune: ora è il tempo della riconciliazione
di Santo Trimarchi | 07/06/2017 | OPINIONI
di Santo Trimarchi | 07/06/2017 | OPINIONI
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Alla vigilia delle elezioni a S. Teresa di Riva, volendo ragionare sulla situazione economica e socio-politica del paese, pare che si stia vivendo un momento di incertezza, di apatia, di crisi a vari livelli. É venuta meno l'agricoltura storica, l'edilizia è bloccata, si sono chiusi tanti esercizi commerciali e altri hanno difficoltà, il turismo stenta a decollare, emergono sempre più numerose situazioni di bisogno. Sul piano sociale si ravvisano fenomeni di emarginazione che mettono a repentaglio il diritto allo studio, il diritto alla salute, il diritto al lavoro e diventano fatto ordinario l'emigrazione intellettuale, il disagio ambientale, il disadattamento di giovani e donne, di bambini e anziani. La politica, rispecchiando l'andamento nazionale, ha da sempre puntato sull'ordinaria amministrazione, preoccupandosi delle esigenze immediate e degli interventi a breve termine per rispondere a determinate emergenze, senza dare respiro e spazio ad una programmazione che si impegni per il futuro del paese, che sappia coinvolgere tutte le risorse umane e territoriali in prospettiva del bene comune. Si è trattato sempre di un governo per il disbrigo degli affari correnti, alla ricerca di consensi particolari, fuori dalle logiche di progettazione, di apertura di orizzonti per le nuove generazioni e di gestione delle attuali complessità. La sfiducia nel sistema politico in generale, la rassegnazione atavica del meridione, la mancanza di autonomia personale e la lentezza degli apparati amministrativi hanno sicuramente contribuito insieme a soffocare spinte di partecipazione e di rinnovamento. Inoltre si evidenziano punte di divisione e disgregazione nel tessuto sociale, piuttosto resistente all'integrazione di realtà sopraggiunte dai paesi viciniori, dell'immigrazione e di contrapposizioni passate, fondate sul pregiudizio e la maldicenza. A questo punto occorre un segno di rottura con il vecchio costume paesano, fortemente condizionato dalla confusione e dallo smarrimento culturale, dalla presunzione e dall'arroganza dei predestinati e dei mestieranti prestati alla direzione della "cosa pubblica". É opportuno orientarsi nel segno della libertà e dell'uguaglianza tra cittadini della stessa comunità, senza fare differenze e giudicare la dignità e la moralità delle persone, perché tutti interessati al bene comune e disponibili a scommettersi con il proprio bagaglio di esperienza e competenza secondo una visione di crescita, innanzitutto umana, sociale e comunitaria. Il rispetto delle diversità è un valore aggiunto e contraddistingue il sale della democrazia, la base di un rapporto di civiltà, il senso dell'accoglienza, della pace e della giustizia. In questo momento non servono le faziosità, le provocazioni e gli scontri per “partito preso”, non portano frutti. Invece è l'ora delle riparazioni, è il tempo della riconciliazione reale per il beneficio di tutti, per costruire dando l'esempio soprattutto nel linguaggio, nello stile di comportamento, lasciando che altri la pensino diversamente da noi che non sempre si può essere il migliore e se si diventa maggioranza in sostanza si può rimanere quello di prima. La politica di questo tempo è fortemente contrassegnata dalla fragilità dell'essere uomo, la tracotanza della superbia, il desiderio di scaricare sugli altri ogni responsabilità, di far tacere la propria coscienza, di mantenersi nel “proprium” senza cercare la fatica di mettersi in relazione, lo sforzo di costruire insieme, di accettare l'apporto di tutte le potenzialità nella reciprocità senza esclusione ma secondo il criterio dell'inclusione, della valorizzazione e della cooperazione che potrebbero rendere migliore la qualità della vita a Santa Teresa di Riva.