Articoli correlati
Solo dalla Memoria può nascere la Giustizia
di Giancarlo Trimarchi | 16/08/2014 | OPINIONI
di Giancarlo Trimarchi | 16/08/2014 | OPINIONI
2762 Lettori unici | Commenti 1
La memoria collettiva costituisce il cardine su cui si fonda la convivenza civile di una società, che consapevole del proprio passato storico, è in grado di progettare il proprio futuro in modo dinamico e propositivo. Il ricordo rappresenta, in tale ottica, quella matrice e quel sostrato culturale che rende possibile giudicare e ponderare le azioni e i fatti del presente, alla luce di esperienze storicamente determinate. In accordo con quanto sostenuto da Henri Bergson, filosofo francese di fine Ottocento ed esponente di spicco dello spiritualismo, la memoria è quel flusso interiore, coincidente con la durata, in cui le esperienze di vita si sovrappongono e si compenetrano tra loro dando origine al tempo della vita, inteso alla stregua di continuo dispiegamento della realtà coscienziale. Notevole è la differenza che vi è tra memoria e ricordo, dal momento che con il termine memoria viene indicata la stessa coscienza come insieme indistinto di percezioni del vissuto del singolo, mentre con il vocabolo ricordo si fa riferimento alla capacità della coscienza di riproporre attraverso un processo volontario gli eventi esperienziali più significativi. Il ricordo è in primo luogo volontà soggettiva di rievocare e rivangare determinati fatti. Proprio in questo sta il senso profondo della memoria in una società che intende porre un freno all’illegalità e alla promiscuità dei comportamenti individuali e collettivi. Poiché il ricordo è essenzialmente un atto volontario teso a richiamare da un sostrato, comune a più individui, avvenimenti significativi per la storia della comunità, è evidente che occorre un’accorta educazione al ricordare in particolare i fatti che hanno contribuito alla formazione della coscienza legale della nostra società.
Appare, dunque, chiaro quanto il ricordo e la legalità siano due concetti strettamente legati e correlati tra loro, poiché il ricordo è indispensabile alla consapevolezza legale e morale del soggetto. La legalità, intesa come rispetto delle leggi, è responsabilità individuale e, lungi dall’essere un concetto statico, è conquista che ogni comunità consegue gradualmente e con tenacia e determinazione. Numerosi sono stati gli eventi significativi nel passato storico della nostra Nazione, che ha attraversato periodi di notevole tensione ed instabilità politica tali da mettere spesse volte in discussione il concetto di legalità. Esempio di ciò furono gli “anni di piombo”, in cui si verificarono atti terroristici tanto di destra, ovvero terrorismo nero, quanto di sinistra, ossia terrorismo rosso. In tale ambito di notevole importanza fu il progetto politico di Berlinguer, segretario del Partito Comunista Italiano, che propose il cosiddetto “compromesso storico”, volto alla costituzione di un’intesa tra i membri della Democrazia Cristiana ed il Pci, nell’intento di porre fine alle spinte centrifughe da parte delle frange estremiste dei due partiti. Questo tentativo di trovare dei punti di contatto tra Pci e Dc si risolse in un tragico epilogo che diede la misura della precarietà della situazione politica ed istituzionale dell’Italia del tempo, ovvero il rapimento e l’assassinio da parte delle Brigate Rosse di Aldo Moro, segretario della Democrazia Cristiana. Tale emblematica personalità aveva rappresentato la possibilità reale di una convergenza autentica tra le istanze e proposte politiche dei democristiani con quelle dei comunisti. Rapito dalle Brigate rosse il 16 marzo 1978, Aldo Moro fu ritrovato privo di vita abbandonato in un’auto proprio nella via che si trovava a metà strada tra la sede principale della Dc e quella del Pci, ad indicare la critica mossa dalle Brigate al tentativo di compromesso tra destra e sinistra portato avanti da Moro. Altro nodo fondamentale nella costruzione della coscienza legale della nostra società furono i provvedimenti del governo Craxi (1983-1987) a favore dei pentiti a cui venivano riconosciute agevolazioni e protezione da parte dello Stato. Il “pentitismo” rappresentò, dunque, un argine fondamentale al terrorismo che aveva seriamente minato nelle fondamenta l’integrità delle istituzioni italiane. Significativo atto di terrorismo nero fu in quel periodo la strage di Bologna avvenuta il 2 agosto del 1980 e che diede la misura della violenza gratuita e della follia in cui la tensione politica degli “anni di piombo” aveva gettato l’intero Paese. Tali avvenimenti, divenuti parte del bagaglio storico-memoriale del popolo italiano, hanno svolto un ruolo fondamentale nella presa di coscienza da parte di ciascun individuo della responsabilità legale delle proprie azioni ed hanno contribuito a rafforzare la consapevolezza legale del singolo.
La memoria costituisce nel contempo il fondamento della legalità e il metro di giudizio di cui si serve la giustizia, che ha il compito di distinguere ciò che è equo da ciò che è iniquo sulla base di quanto è avvenuto in passato. Il termine greco “δίκη” “dike” (giustizia), la cui radice “δεικ-” “deic”, rinvia alla nozione di “indicare, additare, mostrare”, sottolinea la funzione regolatrice della giustizia che, in accordo con quanto sostenuto da Platone, consiste nello svolgere da parte di ognuno il proprio compito nel miglior modo possibile e si articola nella distinzione di giustizia distributiva e giustizia commutativa. Legalità e giustizia stanno alla base di quel principio di equità, elaborato da John Rawls, secondo cui a tutti devono essere offerte le stesse possibilità nell’intento di creare una società fondata sulle pari opportunità. La memoria degli avvenimenti del nostro passato storico svolge un ruolo importante nella costruzione di una coscienza legale dinamica e propositiva tale da affrontare in modo prospettico le situazioni e i problemi della contemporaneità.