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"Ma è un festival o una sagra?"
di Marco Vanelli* | 27/10/2014 | OPINIONI
di Marco Vanelli* | 27/10/2014 | OPINIONI
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Erano anni che non tornavo a Taormina, così ho approfittato di una settimana senza impegni e sono andato. Non ho chiesto la tessera stampa proprio per essere più libero di godermi la vacanza: mare, arancini, amici siciliani e, perché no, qualche buon film. E qui comincia la prima nota dolente, in quanto di film quest’anno a Taormina ce n’erano davvero pochi: in certe giornate si passava da una proiezione mattutina direttamente a quella delle ore 20. E non solo: anche quelle in programma spesso saltavano. È successo così che il film previsto per domenica 15 giugno, The Silent Mountain, è stato rimandato al martedì 17. A chi chiedeva perché in sostituzione non dessero qualcos’altro (per esempio quello del martedì), la risposta al banco informazioni era: «Rivolgetevi alla Direzione artistica: noi non ne sappiamo nulla». Arrivati al martedì non hanno proiettato né The Silent Mountain né quello previsto. Sabato 21, alle 9,15 era in programma La madre, di Angelo Maresca (che sono poi riuscito a vedere a casa grazie alla disponibilità di Microcinema, così da poterne qui scrivere in Cineforum). Siamo in sala e il film non parte; alle 10 esce una signora dello staff per dirci che il film è rimandato alle 14,30 per problemi tecnici. Alle comprensibili rimostranze dei presenti, ella risponde un po’ piccata che anche a Venezia e Cannes possono accadere gli stessi incidenti... Sarà, ma a Venezia e Cannes se mi salta un film ho almeno altre sei sale a disposizione dove vedere qualcosa, qui no. E sorvoliamo sul fatto che il film russo Kto ya? è stato presentato in una copia non solo sottotitolata in inglese, ma con le sovrascritte tipiche dei dvd destinati alla stampa: Not for commercial use. Ma è un Festival o una sagra?
L’aspetto peggiore, però, è stata la maleducazione imperante degli studenti superiori chiamati a far parte di qualche improvvisata giuria. Ora, a questi adolescenti allettati solo da qualche credito formativo, dei film non poteva interessare di meno. Si comportavano in sala o al Teatro Greco così come, evidentemente, li lasciano comportare a casa: urlando, schiamazzando, mandandosi sms. Il culmine si è raggiunto durante la proiezione di Dans la cour: un racconto intimista, fatto di silenzi disturbati in continuazione da coloro che Michele Serra definirebbe gli “sdraiati”; i quali, dai gradoni più alti del Teatro Greco, si chiamavano da un lato all’altro del tutto indifferenti al fatto che lì ci fosse una collettività intenzionata ad assistere a un film. Soltanto un signore si è alzato e dal mezzo delle gradinate li ha redarguiti richiamandoli a un po’ di civiltà. Per cinque minuti si è fatto silenzio, poi hanno ricominciato peggio di prima. E allora lo stesso spettatore si è alzato di nuovo e li ha rimproverati con maggiore veemenza, prendendosi questa volta anche dei fischi e dei boati. Ma quel punto gli “sdraiati”, forse grazie all’intervento tardivo di qualcuno dell’organizzazione, sono usciti. In platea, comunque, lo schiamazzo non arrivava, per il semplice fatto che era vuota: come ogni sera, dopo la premiazione del divo di turno, tutti uscivano all’abbassarsi delle luci. I film, al Festival di Taormina, evidentemente sono una variabile di poca importanza. Tanto varrebbe abolirli.
P.S. Il signore che, unico tra i presenti, ha fatto valere le sue e le altrui ragioni ero io.
*Direttore di "Cabiria - Studi di cinema" e vicepresidente nazionale del Cinit-Cineforum Italiano. Ha da poco pubblicato con Marco Bellano e Giovanni Ricci "Animazione in 100 film" (Le Mani) e da solo "Chi è Dio? Storia del catechismo cinematografico di Mario Soldati, Diego Fabbri e Cesare Zavattini" (Le Mani, con dvd). L'intervento qui riportato e gentilmente concessoci è il suo editoriale pubblicato sul numero 177 di "Cabiria"