Elezioni a Limina, Ricciardi c’è e guarda all’opposizione: sarà scontro con Bartolotta?
di Filippo Brianni | 22/02/2020 | POLITICA
di Filippo Brianni | 22/02/2020 | POLITICA
3179 Lettori unici
Filippo Ricciardi e Marcello Bartolotta
Sarà pure un presagio dolce e lusinghiero il fatto che la Regione abbia fissato le elezioni giusto il 24 maggio, ma a Limina, da come è messa, ci sono più confusi che persuasi. I confusi sono soprattutto tra l’opposizione, combattuta tra chi vuole restar fedele al proprio “verbo” e chi non vuole che il verbo sia uguale a quello che il gruppo declina sistematicamente dal 1996: perdere. Tra i persuasi, invece, c’è sicuramente l’assessore Filippo Ricciardi, fresco di sfelpatura leghista e, mentre Lo Monte cerca per entrambi una nuova casa, è già pronto a fare ciò che ama di più: il sindaco. Lo ha già fatto, veramente, dal 2005 al 2015, ma era sotto tutoraggio di Marcello Bartolotta (da cui aveva preso ed al quale aveva poi ceduto il testimone), mentre stavolta potrebbe farlo davvero lui. Deve però trovare la squadra. Nell’Amministrazione uscente, nella quale vive da anni da separato in Giunta, qualcuno se lo porta dietro, a cominciare dal vicesindaco Jenny Spadaro, ma non basta. Per vincere deve pescare nell’opposizione. Lo sa pure lui e infatti va prospettando un progetto che superi divisioni, metta pace in paese e sia condiviso: un modo elegante per dire che, se gli lasciano la “fascia”, sarebbe anche disposto a cedere vicesindacatura e presidenza del Consiglio e un’adeguata truppa di consiglieri. Ricciardi ha comunque un certo appeal in paese o quanto meno una linea di dialogo sempre aperta con tutti e quindi, su queste basi, il dialogo potrebbe anche decollare. Senza garanzia di atterraggio sicuro, però. Infatti, in opposizione i più preferirebbero proseguire il progetto politico avviato cinque anni fa e in ogni caso porsi in alternativa rispetto a chi ha amministrato in questo ventennio, quindi Bartolotta e Ricciardi. Se non sarà Sebastiano Occhino a prendere il timone, molti guardano ad altre figure, come Natale Smiroldo. C’è chi propone assemblee per serrare le fila e dare la spallata agli uscenti. Ma non tutti la pensano così. Domenico Saglimbeni sembra il più orientato su Ricciardi, rischiando così anche lui – e sarebbe in discreta compagnia - di vivere l’ennesima campagna elettorale con la casacca opposta rispetto alla tornata precedente. Nino Ragusa e Filippo Rizzo riflettono. Ma l’area più corposa avrebbe difficoltà a digerire Ricciardi, tanto che c’è chi ha aperto pure contatti col sindaco Bartolotta. A proposito, Bartolotta? Dopo cinque anni pacificamente negativi, non solo per colpa sua, ora non si sente. E quando non si sente vuol dire che sta lavorando così tanto da non avere il tempo di parlare. Ai suoi avrebbe detto che vorrebbe lasciare, ma che non andrà con Ricciardi, preferirebbe un volto nuovo, un erede fresco, ma se di eredi non se ne trova ed una fetta di opposizione vedesse in lui il male minore rispetto a Ricciardi si potrebbe assistere ad una sfida da fare impallidire Caifa nel tempio: Ricciardi contro Bartolotta, l’un contro l’altro armato. Il divorzio tra i due – simbiotici da decenni – è la vera novità del momento, un qualcosa di impensabile, molto più del divorzio tra Albano e Romina, in un paese fortemente polarizzato come Limina. Ma “nto chianu”, la piazza che registra gli umori dei liminesi e dove le persone sono sempre meno, tutte queste giravolte non sono ben viste e molti temono che, per restare ancora in tema, come Albano e Romina, Bartolotta e Ricciardi sotto sotto non si siano divorziati del tutto e se le cose dovessero prendere una determinata piega, malgrado gli attriti, ancora quest’altro giro di musica insieme potrebbero anche farselo. Insomma, la carne è tanta e dopo l’imminente carnevale, in cui sono previsti incontri e “travestimenti”, dovrebbero cadere le maschere, soprattutto all’interno dell’opposizione che, se unita e con Ricciardi e Bartolotta spaccati, potrebbe prendere in mano il pallino del gioco. È evidente che l’istinto tra gli oppositori sarebbe quello di sferrare l’attacco, come l’offensiva sul Piave, sperando nel medesimo - e ugualmente isperato - esito. Ma la candidatura di Ricciardi è temuta, soprattutto per la sua capacità di coinvolgere e far venire a votare a Limina i residenti all’estero, dove già Ricciardi ha fatto un primo volo la settimana scorsa. E non basta il fatto che si voti il 24 maggio per assicurare che, se il condottiero è Ricciardi, a Limina… non passa lo straniero.