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L'ex sindaco prende tempo, l'attuale annuncia: "Sarà lui". L'opposizione cerca un nome


Elezioni Forza d'Agrò, Bruno Miliadò in campo ma c'è l'incognita incandidabilità

di Andrea Rifatto | 13/02/2019 | POLITICA

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Bruno Miliadò, sindaco dal 2006 al 2007

Dallo zio al nipote e di nuovo allo zio. Alle elezioni comunali del 28 aprile il “trono” di sindaco potrebbe rimanere in famiglia, dando così vita a una vera e propria dinastia. L’uscente Fabio Di Cara, primo cittadino da due mandati eletto nel 2009, non potrà infatti riproporsi ai forzesi. E così il candidato dell’Amministrazione uscente sarà quasi sicuramente lo zio Bruno Miliadò, già sindaco dal giugno 2006 all’aprile 2007, prima di decadere perché dichiarato incandidabile per via di una condanna ad un anno, passata in giudicato nel marzo 2006, per falsità ideologica commessa da pubblico ufficiale in atti pubblici (nella qualità di impiegato comunale), mentre nella dichiarazione di accettazione della candidatura a sindaco attestò falsamente di non trovarsi in condizioni di incandidabilità. Adesso Miliadò è pronto per riproporsi agli elettori, quale candidato quasi “naturale” del gruppo attualmente al governo del paese. Sessantacinque anni il prossimo 18 maggio, per il momento fa però prevalere la modestia: “Ancora è presto, la volontà di candidarmi c’è ma finora non c’è stato modo di parlarne - ci ha detto ieri - vedremo se il gruppo lo vorrà, ma ancora nulla di certo. Non si pensava si votasse così presto e non c’è stata opportunità di ragionare”. L’uscente Di Cara non ha dubbi: “Il candidato è Miliadò, non ci sono sorprese”. L’opinione del gruppo, comunque, non conta più di tanto: “Ha fatto tutto da solo, si è lanciato quasi esigendo la candidatura a sindaco e non ha consultato gli altri” commentava tempo fa un membro della maggioranza.

Una discesa in campo, quella di Miliadò, sulla quale vi è però un’incognita che ricalca quella di 13 anni fa e che si chiama incandidabilità. Oltre alla condanna del 2006, infatti, l’ex sindaco ne ha riportata un’altra in via definitiva a nove mesi, confermata con sentenza del 23 ottobre 2013 dalla Corte di Cassazione, per violazione dell’articolo 87 bis del Dpr. 570/1960, avendo attestato falsamente, nel 2006, di non trovarsi in condizioni di incandidabilità. “Per queste condanne ho usufruito della riabilitazione” ci ha detto Miliadò, che ritiene dunque di non avere problemi. La condanna del 2013, però, potrebbe scontrarsi con la Legge Severino, in particolare con l’articolo 10 del D. Lgs. 235/2012, uno dei decreti attuativi della norma, e rientrare tra le cause di incandidabilità previste per “i condannati con sentenza definitiva alla pena della reclusione superiore a sei mesi per uno o più delitti commessi con abuso dei poteri o con violazione dei doveri inerenti ad una pubblica funzione o a un pubblico servizio”. L’ex sindaco, essendo recidivo, potrebbe beneficiare della riabilitazione non dopo tre anni, come previsto solitamente dalla norma, ma dopo otto, dunque nel 2022. Se fosse incandidabile, dunque, potrebbe anche trattarsi di una mossa di Miliadò per tenere unito il gruppo e presentare in extremis un altro candidato a sindaco, magari un familiare. Sul fronte opposto la minoranza, impercettibile in questi anni, deve far fronte alla non facile ricerca di un candidato sindaco che sia capace di sfidare un politico di esperienza come l'ex sindaco.


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