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Fiumedinisi, minoranza all’attacco: “Paese preda della cementificazione”
di Redazione | 17/02/2016 | POLITICA
di Redazione | 17/02/2016 | POLITICA
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Veduta di Fiumedinisi (foto Francesco Villari)
“Sembrerebbe che Fiumedinisi abbia formato oggetto di attenzione da parte di ‘comitati’ per farne una discarica di cemento, essendo tutte le opere finanziate non solo slegate da un benché minimo beneficio per la collettività, ma anche dannose, in considerazione che quelle realizzate non assolvono ad alcuna funzione utile dal punto di vista economico/sociale (costi elevatissimi/utile zero)”. È in sintesi il contenuto di una dura nota diramata oggi dai consiglieri del gruppo di minoranza, che attaccano l’Amministrazione comunale guidata dal sindaco Alessandro Rasconà accusandola di aver trasformato il piccolo centro nisano in una preda della cementificazione selvaggia. Orazio De Francesco, Nino Maisano, Francesco Repici e Gaetano Ricca sostengono poi l’esistenza di un “disordine amministrativo/contabile che traspare dai bilanci, i quali evidenziano il sostanziale dissesto economico finanziario dell’Ente e i non pochi casi di atti amministrativi, singolarmente non molto significativi sotto l’aspetto economico, ma che sommati contribuiscono alla concretizzazione dei gravi danni erariali prodotti da un’avventata condotta politica che appare prevalentemente orientata ad iniziative speculative e tale da configurare l’ipotesi di ‘malagestio’”. A sostegno delle proprie tesi l’opposizione di Fiumedinisi elenca una serie di finanziamenti ottenuti per opere ritenute dai componenti del gruppo non prioritarie o dannose. In particolare De Francesco, Maisano, Repici e Ricca sostengono che l’Amministrazione abbia programmato finanziamenti per 15 milioni di euro “per completare la cementificazione selvaggia delle colline prospicienti il centro collinare: si tratterebbe – proseguono – del consolidamento del ‘Pizzo d’Armi’ e dell’omonimo torrente per circa 9 milioni e di altri 6 milioni di euro in zone vicine al centro urbano”. Il gruppo evidenzia poi una serie di edifici pubblici che sarebbero in cattivo stato di manutenzione, “come il Palazzo della Zecca, che dopo una non lontana ristrutturazione, sta crollando con il danneggiamento di quegli antichi cimeli rimasti rispetto a quelli originariamente allocati", e le "case acquistate dal Comune, in parte ristrutturate malamente cancellando la memoria storica delle nostre maestranze edili e, allo stato, abbandonate”. A ciò aggiungono la Caserma della Forestale Nociara, “opera inutile e disarmonica, rifatta per la terza volta e recentemente demolita in corso d’opera con un finanziamento di 500mila euro”, il sito per gli Antichi Mestieri, “realizzato, ma non completato, con un finanziamento di oltre 2 milioni di euro”, la “cementificazione del fiume, non naturalmente più riconoscibile” e il finanziamento di circa 3,2 milioni di euro per la costruzione di un struttura polifunzionale in piazza San Pietro. I quattro consiglieri di minoranza sostengono che a loro dire alcuni “lavori di manutenzione per decine e forse centinaia di migliaia di euro, sembra non siano stati realmente eseguiti”, lamentando inoltre “l’assenza di notizie sulle situazioni economico/finanziarie delle società partecipate, più volte vanamente richieste”. Orazio De Francesco, Nino Maisano, Francesco Repici e Gaetano Ricca chiudono la nota politica ricordando “di aver chiesto la rimodulazione del Piano triennale delle Opere pubbliche con la proposta di revocare tutte le richieste di finanziamento, ritenute fondatamente in danno alla comunità, con previsione di interventi non costosi che fossero propedeutici ad un ‘cambio di verso'orientato ad un illuminato percorso basato su un’economia sostenibile in armonia con il territorio e la cultura della gente, annunciando che su quanto da loro “denunciato” sarà fornita adeguata informativa alle autorità competenti, tra cui l’Anticorruzione.