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Furci. "Il sindaco si dimetta": si va verso la sfiducia. Scoppia la rabbia dei dipendenti
di Andrea Rifatto | 22/12/2016 | POLITICA
di Andrea Rifatto | 22/12/2016 | POLITICA
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La seduta consiliare di questa sera
“Questa Amministrazione è giunta al capolinea, il sindaco si dimetta compiendo un atto di umiltà per voltare pagina per il bene del paese.” La crisi all’interno della compagine politica guidata da Sebastiano Foti ha raggiunto ormai l’apice e questa sera il gruppo di minoranza, tramite il capogruppo Francesco Rigano, ha chiesto al primo cittadino di porre fine anzitempo a questa esperienza amministrativa, facendo un passo indietro per ridare la parola agli elettori. “Siamo dinanzi all’ultima delle scenette di questa pantomima amministrativa, la vicenda che si è consumata in questi giorni testimonia il fallimento politico dell’Amministrazione, che a nostro avviso è giunta al capolinea”. Parole pronunciate dopo che il capogruppo di maggioranza, Angelo Garufi, ha letto il comunicato con il quale il gruppo consiliare ha sconfessato Foti in merito al fatto che i consiglieri sapessero della sua volontà di denunciare l'assenteismo dei dipendenti comunali, sui quali la magistratura ha aperto un’inchiesta che ne vede coinvolti 65. “Solo chi non vuol vedere non vede il disastro in cui si trova il paese - ha sottolineato -: da tempo non c’è nessun collegamento tra la maggioranza e l’Esecutivo, le scelte non vengono condivise e ne è dimostrazione il veleno che segue ad ogni decisione del sindaco, e si è spenta la speranza di veder cambiare le cose". Rigano ha ripercorso la storia politica dello schieramento di governo in questi tre anni e mezzo, dalla fuoriuscita di Raluca Sandra, al rimpasto in Giunta, alle dimissioni di Santino Settimo da capogruppo prima e da componente del gruppo dopo fino a giungere a oggi, quando l’assessore Alessandro Niosi (assente oggi così come il vicesindaco Maria Vera Scarcella e l'assessore-consigliere Concetto Ralli) ha rimesso le deleghe nelle mani del primo cittadino. “Non mi dimetto, sarebbe un atto di arroganza e non di umiltà nei confronti dei cittadini che mi hanno eletto – ha replicato il sindaco Sebastiano Foti – che ha cercato di correggere il tiro delle dichiarazioni rilasciate qualche giorno, provando a smorzare i toni. “Non cambio idea ma c’è stato un errore interpretativo: sono rimasto sorpreso dalla nota diramata dalla maggioranza ma non ho attribuito alcuna responsabilità al gruppo, ho solo detto che la decisione di presentare l’esposto, dolorosa ma necessaria, per denunciare il fenomeno presente in Municipio, era stata condivisa con la mia Giunta”. Un parziale rettifica che non ha convinto l’aula né tantomeno il pubblico, dove erano presenti diversi dipendenti sotto indagine. Foti aveva infatti dichiarato di aver deciso di sporgere denuncia su “istigazione, ispirazione e sprone del gruppo di maggioranza” ma questa sera ha invece spiegato di essere stato sì pungolato sin dall’inizio del mandato ma per attivare un percorso di miglioramento dell’efficienza della macchina amministrativa, concretizzatosi con atti di indirizzo, circolari, disposizioni di servizio e inviti verbali rivolti ai dipendenti affinché cambiassero atteggiamento sul posto di lavoro, senza però ottenere risultati. “Il gruppo di maggioranza non poteva comunque essere coinvolto e condividere la decisione di denunciare, assunta all’interno della Giunta, perché ciò sarebbe stato di intralcio alle indagini: i consiglieri non possono quindi ritenersi responsabili di aver dato suggerito al sindaco di rivolgersi alle forze dell’ordine”. Il clima in aula è rimasto teso durante tutta la discussione. Tra il pubblico serpeggiava la rabbia di alcuni impiegati e cittadini, manifestatasi platealmente in occasione di alcuni passaggi del discorso dal sindaco, come quando si è spinto a dire che se si dovesse ricandidare otterrebbe l’80% dei consensi. “Anche noi siamo stati spesso duri con i dipendenti comunali per ritardi o errori” – ha detto il presidente del Consiglio, Gianluca Di Bella, cercando di stemperare i toni. Dopo la chiusura dei lavori consiliari è però esplosa l’ira di alcuni impiegati, finiti in queste settimane davanti ai magistrati accusati di aver truffato il Comune, che hanno inveito contro il sindaco e gli amministratori chiedendo le dimissioni. Una situazione per certi risvolti drammatica, che coinvolge 65 famiglie in un paese di 3.400 abitanti, dove con il procedere delle indagini aumenta l'angoscia tra gli inquisiti, alcuni dei quali sottoposti alla misura cautelare dell'obbligo di firma, e i loro familiari. Passo indietro, quello delle dimissioni, che Foti ha detto chiaro di non voler fare arrivando alla scadenza del mandato, previsto nella primavera 2018. Proprio in considerazione di ciò, in queste ora sta prendendo corpo l’ipotesi di una mozione di sfiducia nei confronti del sindaco. L’iniziativa, che deve essere motivata e sottoscritta da almeno due quinti dei consiglieri, ossia sei su quindici, potrebbe partire dai cinque esponenti di opposizione, che non avrebbero difficoltà a trovare il sesto consigliere necessario a firmarla: una volta in aula, lo strumento per far terminare anzitempo la legislatura Foti avrà però bisogno dell’appoggio dei quattro quinti dei consiglieri (12 su 15) e dunque servirà l’appoggio, oltre ai cinque di minoranza e ai due indipendenti, di almeno cinque rappresentanti di maggioranza. Che dopo l’epilogo di questa sera potrebbero convincersi presto.