Furci, "No all’aumento della tassa rifiuti”: la minoranza lancia una petizione
di Redazione | 28/08/2017 | POLITICA
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Il gruppo consiliare di minoranza
L’aumento della tassa rifiuti a Furci Siculo continua a tenere banco in paese. In questi giorni il Comune sta recapitando le bollette della Tari e in molti casi gli importi da pagare sono notevolmente aumentati rispetto al passato. L’argomento è al centro delle attenzioni del gruppo consiliare di minoranza, che ha deciso di avviare una petizione popolare per chiedere l’annullamento della delibera del Consiglio comunale che ha fissato l’aumento dell’imposta o quantomeno la riduzione della stessa. Paralellamente alla raccolta firme questa mattina i consiglieri d’opposizione Francesco Rigano, Sarah Vita, Chiara Cocuccio, Francesco Moschella e Piero Trimarchi hanno richiesto un parere di legittimità alla Corte dei conti per capire se sia legittimo che il Consiglio comunale abbia incrementato il piano tariffario della tassa rifiuti obbligando i contribuenti ad un salasso oramai annunciato. “Non possiamo tollerare passivamente un aumento di oltre il 30% della tassa solo nell'ultimo anno, giustificato dalla necessità di andare a coprire una quota dell'evasione degli anni passati – spiega il capogruppo Rigano – e sollecitati da molti contribuenti, in attesa di ricevere risposta dalla Corte dei conti, abbiamo pertanto anche avviato una petizione popolare con la quale intendiamo sottoporre alla sensibilità dell'Amministrazione e del Consiglio il grave disagio economico che tanti cittadini manifestano, chiedendo la revoca della delibera consiliare oggetto di contestazione o quantomeno la riduzione della tassa sulla spazzatura, riconducendola al range dello scorso anno. Si recuperino i soldi mancanti mediante le azioni incisive degli uffici preposti ma non accanendosi contro i cittadini onesti che pagano le tasse". “Il piano finanziario Tari 2017, oltre a garantire come per legge il gettito necessario alla copertura integrale di tutti i costi afferenti al servizio di gestione rifiuti per l’importo di 661mila 252 euro – spiega Rigano – ha ri-finanziato una quota dei residui attivi relativi agli ultimi cinque esercizi finanziari nella misura forfetaria di 150mila euro e tal fine la voce Costi Comuni Diversi del Piano è stata incrementata di 150mila euro rispetto all’anno precedente, nonostante la copertura del servizio al 100%, al solo fine di consentire all’ente di recuperare somme relative agli anni precedenti non corrisposte dai contribuenti”. Secondo la minoranza occorreva distinguere i crediti ritenuti inesigibili da quelli che invece possono essere incamerati mediante le procedure di riscossione che la legge consente di attivare e in ogni caso, in assenza di una esplicita relazione sulla esigibilità del tributo da parte dell’Ufficio Finanziario, l’Ente avrebbe dovuto, preliminarmente, procedere al recupero coattivo dei residui attivi e, solo in caso di esito negativo, in virtù della conclamata “inesigibilità” nei termini previsti, prevederne eventualmente il finanziamento di una quota, nelle misure di legge, nel piano tariffario dell’anno in corso. Nel documento inviato alla Corte dei conti-Sezione di Controllo per la Regione siciliana e per conoscenza al presidente del Consiglio comunale di Furci, i consiglieri di minoranza chiedono di esprimere parere su tre quesiti, ossia: se sia legittimo ri-finanziare una “quota” dei residui attivi presenti al 31 dicembre 2016 prevedendo all’uopo una somma integrativa alla voce Costi Comuni Diversi del Piano finanziario Tari 2017 in assenza di una relazione relativa agli scostamenti verificatisi con riferimento al piano dell’anno precedente, dovendo essere riportato nel piano dell’anno successivo lo scostamento tra gettito a preventivo e a consuntivo, né tantomeno in assenza di una esplicita attestazione degli uffici competenti sulla esigibilità del tributo”; se per i crediti esigibili – quali sono fino a prova contraria i residui attivi Tari del Comune di Furci al 31 dicembre 2016 – è possibile inserire nei costi diversi solo un fondo rischio generico nella misura massima dello 0,50% per anno del complesso dell’entrata Tari, non potendosi comunque superare il limite complessivo del 5%, risultando conseguentemente illegittima la previsione “forfetaria” al 15,54% di cui alla delibera consiliare del 30 marzo 2017; se in assenza di una esplicita attestazione degli uffici competenti sulla esigibilità del tributo occorre preliminarmente procedere al recupero coattivo dei residui attivi e, solo in caso di esito negativo, in virtù della conclamata “inesigibilità” nei termini previsti, prevederne il finanziamento di una quota, nelle misure di legge, nel piano tariffario dell’anno in corso”.