La disfatta di Bartolotta e la ricerca dei "colpevoli": vittima illustre è la minoranza
di Andrea Rifatto | 20/06/2022 | POLITICA
di Andrea Rifatto | 20/06/2022 | POLITICA
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Per Lo Giudice un secondo plebiscito
È il momento dell’analisi e della riflessione. E anche del redde rationem. Ad una settimana dalle elezioni amministrative, che hanno riconfermato Danilo Lo Giudice sindaco di Santa Teresa di Riva, gli schieramenti approfondiscono l’esito delle urne, che ha consegnato una vittoria schiacciante alla squadra di governo uscente. Un risultato inaspettato da entrambe le compagini, con la maggioranza che seppur convinta del successo, non si attendeva un altro plebiscito con il 70% come quello del 2017, e la lista capeggiata dallo sfidante Nino Bartolotta che ha creduto di poter ottenere il governo cittadino cullandosi su alcuni segnali che facevano ben sperare, ma dietro i quali in realtà si celava un finale già scritto. Proprio Bartolotta ha riunito i suoi per analizzare il risultato e spiegare quelle che a suo avviso sono state le cause che hanno portato ad una sconfitta cocente, che ha lasciato molta delusione. “Il giorno dopo in cui finisce una campagna elettorale ne inizia un’altra - è in sintesi il messaggio che ha rivolto alla squadra che lo ha supportato - non si può ripetere l’errore di iniziare la prossima campagna due mesi prima delle elezioni. Chi fa politica la deve fare sempre esprimendo le sue idee, le sue proposte, e lottando quotidianamente per il bene della comunità. Il silenzio non dice nulla e non aiuta nessuno. Chi ci vuole zittire ha sbagliato obiettivo”. Parole che confermano anche la volontà di rimanere a svolgere il ruolo di opposizione, quantomeno in questa fase. Una sconfitta, quella dell’ex sindaco, che gli ha fatto comprendere (anche se la vittoria di Cateno De Luca nel 2012 è stata “maestra” su questo aspetto) come oggi il modo di fare politica sia profondamente cambiato, la ricerca del consenso non passa più attraverso l’esposizione di programmi e idee, ma molto spesso trionfa chi riesce a mostrarsi all’elettorato migliore dell’avversario, anche attaccandolo, e a convincere per quello che ha realizzato sul campo. L’ex sindaco è stato bocciato senza appello dai santateresini, soprattutto dai più giovani, che hanno visto in lui un ritorno al passato e non gli hanno voluto concedere alcuna possibilità di attuare il suo progetto, seppur con volti nuovi e proposte anche interessanti. Smontare in pochi mesi il consenso per Lo Giudice, aggregato nel tempo, era dunque impresa ardua, se non impossibile. Bartolotta ne era consapevole e in campagna elettorale non sempre ha affondato in colpo, come i suoi si aspettavano alla vigilia. Sonoramente sconfitti alle urne sono stati soprattutto i consiglieri della minoranza uscente, vittime illustri di questa competizione che non hanno più ottenuto spazio sui banchi dell’attuale opposizione, "fagocitati" dalla débâcle: per loro una delusione doppia, con la contestuale sparizione dell'aula dell'unico partito finora presente, il Partito democratico, dopo l’illusione di poter sedere nel Palazzo grazie a quel politico navigato al quale si sono affidati, convinti questa volta di potersela giocare. Sul “banco degli imputati” promesse non mantenute da sostenitori ed elettori e “giochi” dell’ultima ora a favore di altri candidati. La lotta, in fondo, era per un solo posto, il quarto valido per l’accesso in Consiglio, visto che veniva dato già quasi per certo il piazzamento nelle prime due posizioni dei candidati provenienti dalla maggioranza, mentre un seggio spetta al sindaco sconfitto. Un gruppo, quello di Nino Bartolotta, che non è stato mai davvero coeso, anche per le diverse provenienze dei candidati della lista, e dove l’anteposizione della ricerca del successo personale allo spirito di squadra viene additata come una delle motivazioni che faranno allontanare tra loro i compagni di viaggio, parecchi dei quali difficilmente si ritroveranno insieme per un nuovo progetto tra cinque anni.