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Taormina."Questa politica non fa per me", Francesca Gullotta lascia il Pd
di Redazione | 27/06/2015 | POLITICA
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Francesca Gullotta, ormai ex esponente politica taorminese
“Ho finalmente compreso che la Politica non fa per me; altre volte quest'idea mi ha attraversato la mente, ma poi ho ricominciato, perché credevo che ci fosse sempre qualcosa da poter cambiare o migliorare. Adesso non ci credo più e, se non credo nelle mie possibilità, non mi impegno né per le cose personali e meno che meno per quelle, che riguardano gli altri e la collettività”. Esordisce così nella sua lettera aperta Francesca Gullotta, esponente del Partito democratico taorminese, annunciando il suo addio al partito e alla vita politica della Perla, dove nel 2013 era stata candidato sindaco, “ma dove per altro ultimamente mi avete vista poco, appunto perché non riuscivo a trovare una ragione per agire direttamente”. Decisione, quella della docente di Storia e Filosofia, maturata dopo aver compreso che la politica è ormai caratterizzata dalla “menzogna come prassi quotidiana, da superficialità e camaleontismo con cui si lavora a vari livelli”, che “non mi riguardano e neanche penso che ci sia speranza di poter fare piazza pulita, dal momento che il nostro é diventato il Paese dell'impunità e dei falsi paladini della Legge e della Giustizia. Corruzione e il malaffare mi danno enormemente fastidio – ha aggiunto – e, pur nella consapevolezza dell'impotenza a debellarli, so riconoscerli”.
“Questo Partito democratico non mi interessa più, né per quello che è diventato e neanche per ciò che rappresenta o che vorrebbe realizzare – spiega Gullotta - non penso assolutamente, opinione personale naturalmente, e basta guardarsi attorno, che le rivendicazioni dei lavoratori, della gente comune possano essere tutelate dalla stessa forza politica, che rappresenta altre istanze e altre categorie sociali e sapete perché? Perché le buste paga sono diverse, il modus vivendi e operandi è diverso, perché da sempre la società è sperequata e differenziata e che quindi diversi sono i principi, i meccanismi, che regolano la vita nelle sue molteplici sfumature e perché la conflittualità capitale-lavoro non è affatto una realtà di altri tempi”. Un partito di lotta, il Pd, che secondo Francesca Gullotta non può essere un partito di governo, con un segretario di partito che non dovrebbe essere presidente del Consiglio dei Ministri.
A cosa serve impegnarsi in politica dunque? “A nulla – chiarisce nella sua lettera – perché si viene eliminati ed emarginati e tutto continua come se niente fosse. Ci si ricompatta, si ride, si scherza e si ricomincia, senza alcun ritegno. La necessità della sopravvivenza, del lavoro, spinge al compromesso, al clientelismo e, nei casi peggiori, all'illegalità, ma non è solo questo a muovere le volontà, è senza dubbio la bramosia del potere, l'arroganza del carattere e del denaro, una sorta di malefico sterco”. Una politica, dunque, che ruba alla collettività, toglie diritti e mortifica le persone per tutta la vita. Non potevano mancare i riferimenti alla sua città, Taormina, “non immune dalle forme inadeguate di attività amministrativa, dove nel corso degli anni è come se la società civile avesse rinunciato alla sua identità, alla sua vocazione di cittadina privilegiata, oserei dire di oasi felice e fortunata”. Una realtà da cui “i giovani vanno via e non tornano più, mentre le persone mature e di valore hanno ceduto il passo a chi ha osato cimentarsi senza riflettere sulla necessità del saper fare e del saper essere e così il danno sociale è cresciuto, anche se la maggior parte dei cittadini non lo vede o non vuole vederlo”. Per l’ex candidato sindaco il futuro della città del Centauro “potrà essere solo nelle mani di oculati e credibili cittadini, che hanno saputo costruire giorno dopo giorno una personalità decisa e lineare e un'adeguata professionalità, caratteristiche che vorrebbero magari mettere al servizio della comunità senza alcun secondo fine, e a cui augurobuon lavoro e maggiore fortuna ”.
L’ormai ex esponente dei democratici ha voluto sottolineare poi in chiusura come il suo non sia un giudizio etico, “perché la morale è legata alla coscienza soggettiva e ciascuno si porta dentro il proprio mondo”, ma solo una “constatazione della mancanza di senso della Politica, o meglio di quella Politica come la intendo io, ossia un'azione concreta tesa al bene comune, una gestione sistemica, di squadra, senza personalismi o messia super titolati”.