Limina. Scintille dopo il voto: "Hanno deciso gli emigranti"
di Filippo Brianni | 01/06/2015 | POLITICA
di Filippo Brianni | 01/06/2015 | POLITICA
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Discussioni davanti al seggio elettorale
Il “dopovoto" a Limina è di quelli infuocati. Uno squadra che ritiene di aver legittimamente vinto, l’altra convinta di aver illegittimamente perso, vittima di un gol in… fuorigioco. Per giunta al 90', quando già assaporava una vittoria storica. E sì, perché la marcatura decisiva sembra proprio quella siglata dai circa sessanta emigranti giunti negli ultimi giorni in soccorso di un Bartolotta, che evidentemente fiutava le nubi fosche. “Gli emigranti sono liminesi come gli altri e comunque non sono stati decisivi – si premura a precisare Bartolotta – piuttosto il paese ha riconfermato una squadra che ha lavorato tanto in una situazione di crisi e dato fiducia ad un uomo che ha fatto tanto per questa comunità”. Nino Restifo, presidente del Consiglio comunale, è il primo a parlare. “Premiato il gran lavoro che abbiamo fatto. Risultato importante”. Il sindaco uscente, Filippo Ricciardi, non nasconde il segnale: "E' un esito su cui dovremo riflettere. Lascia pensare che la gente chiede con forza un rinnovamento che abbiamo già messo in cantiere ma che non è stato forse sufficiente; su questa strada dovremo lavorare con maggiore determinazione, per consolidare un risultato elettorale comunque positivo. Gli emigranti? Sono cittadini liminesi e poi non ritengo siano stati determinati per il voto. Non sono un problema, ma una risorsa”. L'attesa davanti ai seggi Sebastiano Occhino con i suoi supporter
Mentre Ricciardi entra nella Società Agricola perché lo chiama il sindaco che in settimana la nominerà assessore, dall’altro angolo “du chianu”, la piazza di Limina, i sostenitori avversari osannano Sebastiano Occhino come “reale sindaco di Limina”. Il loro pensiero è ben sintetizzato da un post che appare su Facebook: “Limina ha scelto, Caracas ha deciso”. E, secondo loro, Limina ha scelto Occhino, che però non sarà sindaco per via del… gol in fuorigioco. Anche Occhino ritiene il voto “falsato dall’affluenza di emigranti sollecitati dai nostri avversari e che non rispecchia la volontà di Limina. Noi ripartiamo da questo gruppo stupendo”. Un gruppo che aderisce in blocco alla posizione di Domenico Saglimbeni: “Bartolotta dovrebbe dimettersi subito, dovrebbe prendere atto che siamo noi la maggioranza a Limina, rifare le elezioni e riportare la pace in paese”. Utopico che la richiesta sortisca effetti, lo sanno anche loro. La tempesta sugli emigranti si era scatenata già a… bordo urna: appena giunto il risultato, un gruppo di loro è stato pesantemente contestato dai sostenitori di Occhino. Comunque la si voglia vedere questa storia, di per sé peraltro molto chiara nei numeri, l’esito complessivo di oggi ha chiarito che Limina è cambiata per sempre e non è più quella delle “goleade” di Bartolotta-Ricciardi ad una Società Operaia impacciata. Ormai ci sono due “Limina”, di cui la seconda non “pesa” meno della prima. Se la politica non riuscirà a trovare un modo di ricomporle, il rischio che il paese si blocchi è dietro l’angolo.