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S. Alessio. Trischitta lascia la maggioranza, che fugge dall'aula per evitare il dissesto
di Andrea Rifatto | 10/01/2017 | POLITICA
di Andrea Rifatto | 10/01/2017 | POLITICA
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Gelo tra Bartorilla e Trischitta
La fine della legislatura a Sant’Alessio Siculo coincide con il naufragio di un progetto politico che a pochi mesi dal ritorno alle urne potrebbe colare a picco definitivamente con un passaggio che segnerà la vita del paese nei prossimi anni: la dichiarazione di dissesto finanziario. È ciò che è emerso dalla seduta del Consiglio comunale di ieri sera, convocata per approvare il Piano di riequilibrio finanziario pluriennale proposto dall’assessore al Bilancio, Giuseppe Bartorilla, per ripianare nei prossimi dieci anni 2,5 milioni di euro di debiti accumulati dall’Ente e scongiurare il default. In aula, oltre al presidente Giuseppe Pasquale, si sono presentati quattro consiglieri di maggioranza, Nunziata Cannavò, Giuseppe Bartorilla, Donatella Molino e Rosario Trischitta (assenti Natale Ferlito, Giovanni Mercurio e Domenico Brancato) e i quattro dell’opposizione, Giuseppe Riggio, Daniela Carnabuci, Nunzio Moschella e Pietro Trovato. Al momento della votazione sul Piano, Trischitta ha preso la parola comunicando di non aver condiviso la decisione di redigere il documento di riequilibrio dei conti, giudicata “precipitosa perché la Regione interverrà sicuramente con una norma che salverà i Comuni a rischio dissesto”, dichiarando la sua fuoriuscita dallo schieramento di maggioranza, a cui seguirà la costituzione di un nuovo gruppo consiliare, e abbandonando la seduta. Decisione che ha mandato letteralmente in tilt i quattro colleghi della maggioranza, che dopo aver tentato invano di chiedere una sospensione della seduta per cercare una via di uscita dall’empasse, proposta respinta dalla minoranza, giunti all'ultima spiaggia hanno deciso di abbandonare il Consiglio perché se si fosse andati al voto il Piano di riequilibrio sarebbe stato bocciato e secondo quanto prevede la legge si sarebbero aperte le porte del dissesto finanziario. La seduta è stata quindi rinviata a oggi alle 19, in seconda convocazione, dove la maggioranza conta di “recuperare” il voto mancante per evitare la dichiarazione di fallimento. "Punteranno sul ripensamento di qualche consigliere, magari qualcuno oggi assente – ha commentato il consigliere di minoranza Carnabuci - siamo in fase di fermento politico e c'è chi magari avra voluto alzare la posta e rivendicare il proprio voto decisivo". “Il dissesto sarebbe la catastrofe per i cittadini che vedrebbero le tasse schizzare al massimo, per i dipendenti comunali che rischierebbero il posto di lavoro e i fornitori che non verrebbero pagati – ha dichiarato in aula l’assessore Bartorilla – e non siamo nelle condizioni previste dalla legge per il fallimento di un Comune, in quanto sono stati garantiti i servizi e vi sono titoli esecutivi che incombono sull’Ente per soli 32mila euro”. L’assessore si è detto convinto della sostenibilità del Piano di riequilibrio, così come osservato anche dall’esperto esterno Angelo Scandura, che potrà comunque essere rimodulato dalla prossima Amministrazione, “che magari sarà più brava a trovare altre soluzioni: noi – ha ribadito l'assessore – abbiamo trovato una via di uscita al dissesto senza rinviare il problema a chi verrà dopo di noi”. Di parere opposto il gruppo di minoranza, che ritiene che il Piano di riequilibrio non sia la strada corretta da intraprendere, perché incompleto e insufficiente al risanamento dei debiti nei prossimi dieci anni, impostato esclusivamente sull’aumento massimo di alcune imposte a danno delle tasche dei cittadini. “Paghiamo i debiti ricevuti in eredità dall’Amministrazione Foti e ne arriveranno altri – ha evidenziato il capogruppo Riggio – nascosti per anni e tirati fuori chirurgicamente da Bartorilla, senza contare che molti sono andati in prescrizione. A nostro avviso fino a oggi sono stati approvati bilanci falsi e ci è stato detto che il Comune presentava una buona solidità economico-finanziaria quando invece sono emerse importanti criticità rilevate anche dalla Corte dei conti”. Per il consigliere Carnabuci, che ha definito il riequilibrio pluriennale come un pre-dissesto a tutti gli effetti, lamentando il mancato coinvolgimento della minoranza nella decisione di seguire questa strada, cambia ben poco rispetto alla dichiarazione di dissesto, perché al primo controllo semestrale sul Piano la Corte dei conti constaterà l’impossibilità di far fronte agli impegni presi, soprattutto al pagamento di numerosi debiti già nel 2017, e opterà per far dichiarare all’Ente il fallimento. “Le tasse sono comunque già al massimo, famiglie e operatori commerciali sono in difficoltà e non riusciranno a pagare gli aumenti stabiliti dall’Amministrazione (Irpef e canone idrico, ndc), aumenterà la forbice di evasione e le maggiori entrate tributarie previste nel Piano non saranno comunque certe – ha sottolineato Carnabuci –: pensiamo a cosa deriverà dalle nostre scelte e non danneggiamo il paese”. Per Trischitta, da tempo in rotta di collisione e adesso ufficialmente fuori dalla maggioranza, bisognava fare dei tagli all’interno del Comune, riducendo i costi della macchina amministrativa e rinunciando alle indennità di carica: “Si sarebbero risparmiati circa 70mila euro annui, sarebbe stato un segnale verso i cittadini a cui si chiedono sacrifici e che ci chiedono perché non siamo noi i primi a farli. Ma tutto ciò non è stato preso i considerazione. Il sindaco conosceva la situazione debitoria, avendo fatto parte della passata amministrazione e inoltre mi hanno dato fastidio le scelte prese dall’Esecutivo nell’ultimo anno, scelte non condivise con noi consiglieri. A mio avviso - ha rimarcato Trischitta - il dissesto è il male minore per il paese". Il consigliere ha annunciato che costituirà prossimamente un gruppo consiliare di cui assumerà la guida, con almeno tre componenti, che sarà espressione del movimento "Diventerà Bellissima" di Nello Musumeci.