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Lega Pro. Messina, dove sei? E arriva il silenzio stampa
di Carmelo Micalizzi | 16/11/2014 | SPORT
di Carmelo Micalizzi | 16/11/2014 | SPORT
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Aspre discussioni anche sul rigore calciato fuori da Orlando
Si dice che la miglior risposta è quella che non si dà, ma è davvero così? Il Messina ha scelto il silenzio stampa fino alla gara di domenica prossima a Martina Franca, forse per evitare inutili pressioni sui calciatori, forse perché è meglio non aggiungere altro a quanto si è sentito ieri a fine partita con la diatriba per il rigorista, a cui si è aggiunta una buona dose di rabbia da parte di mister Gianluca Grassadonia per la prestazione “da terza categoria” del secondo tempo. Contrariamente a quanto ci si aspettava alla vigilia, il Messina è dunque scomparso. Punito da una rete messa a segno da De Vena, lo "scugnizzo" che l'anno scorso sognava il derby con la Reggina in giallorosso, la formazione peloritana non è piu riuscita a rialzarsi, rimanendo succube degli ultimi della lista. Quasi intimorita, ha rinunciato a risalire la china, a cercare il gol da tre punti. Probabilmente è ancora presto per stabilire se si tratti di un semplice incidente di percorso che non pregiudica la lenta, lentissima crescita intrapresa dai ragazzi di Grassadonia, ma sicuramente qualche indizio fa pensare che non ci sia l'armonia necessaria per lavorare al raggiungimento dell'obiettivo comune. Ma cos’è che è andato storto ieri?
Cicerelli mette un pallone rasoterra in mezzo, De Vena lo arpiona, sente la pressione di Benvenga che poi, però, lo molla. Silvestri guarda poco distante e quando decide di staccarsi e fare muro è troppo tardi, la palla sta già per terminare la sua corsa in fondo al sacco. Bucolo mette le mani tra i capelli, poi gesticola dicendo qualcosa a Iuliano, Stefani rimbrotta duramente i compagni di reparto, Donnarumma si copre il volto con la maglia e Damonte va via allargando le braccia sconsolato. Questa squadra non sembra essere neanche lontanissima parente di quella che appena nove mesi fa, messa sotto da un gol di Cavallaro nel delirio foggiano, raccoglieva il pallone finito in fondo al sacco e si gettava all'assalto della porta avversaria fino a costringere i diavoli alla resa nel finale. Quella squadra non c'è più e con lei neanche quel carattere, quel piglio che nel solo girone di ritorno, dall'arrivo in panchina dell’attuale tecnico, le ha permesso di vincere una Seconda Divisione. Chi critica Grassadonia oggi, non ricorda probabilmente il calcio espresso dalla squadra nella passata stagione. Un grande allenatore sì, ma senza la bacchetta magica. E se il cambio De Bode per Bucolo è sufficiente ad incitare una parte dei tifosi, seppur minoritaria, contro l'allenatore, additandolo come responsabile per la disfatta di ieri pomeriggio, allora c'è qualcosa che non va.
Unici vincitori gli oltre duemila tifosi che ieri hanno popolato la curva del “San Filippo” continuando a cantare fino alla fine, provando a spingere una squadra che realmente non ha mai dato l'impressione di poter vincere la partita, se non negli ultimi cinque minuti del primo tempo.
Bisognerà lavorare tutti insieme, società, squadra, tifosi come non si è fatto fino ad ora (parola di Corona), per ritrovare quella serenità necessaria al raggiungimento del fine comune, quella "salvezza sofferta" di cui parla Gianluca Grassadonia, a cominciare dalla settimana prossima, quando a Martina Franca andrà di scena l'ennesimo scontro salvezza.