1941: quell’incidente aereo a Capo Sant’Alessio e il fantasma del castello
di Fabrizio Sergi | 26/08/2016 | STORIA
di Fabrizio Sergi | 26/08/2016 | STORIA
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Una ricostruzione dell'impatto e il Lt. Ellis Edward Talbot
Era il 10 ottobre 1941. Era trascorso poco più di un anno dall’ingresso in guerra dell’Italia a fianco della Germania. L’isola di Malta, per la sua posizione strategica a sud della Sicilia, era da tempo base d’appoggio dell’Aeronautica britannica e pochi mesi prima proprio la Regia Marina italiana aveva sferrato un feroce attacco contro le installazioni portuali dell’isola, noto come “Operazione Malta Due”, che causò gravi perdite umane da ambo le parti senza nessun risultato sostanziale. Da quello scontro erano trascorsi circa tre mesi e lo scenario bellico nel frattempo diveniva sempre più complesso. Quella mattina, dall’aeroporto militare maltese di Luqa si erano alzati in volo quattro aerei da combattimento britannici, per l’esattezza quattro Bristol Blenheim appartenenti al 107° Squadrone RAF, con l’obiettivo di attaccare alcune navi a sud della penisola italiana. Due di essi, denominati Z7638 e Z7644, non raggiunsero mai l’obiettivo previsto. Mentre gli altri proseguivano in volo ed erano già nei pressi dello Stretto, uno dei due velivoli ebbe un serio guasto al motore, tanto che fu necessario invertire la rotta di nuovo verso la base maltese. Il secondo aereo ricevette l’ordine di scortarlo. Giunti in direzione del Capo Sant’Alessio, non molto distanti dalla costa, “a mezz’aria” – come fu descritto da un contatto radio italiano – i due aerei vennero intercettati da un ricognitore tedesco e uno dei due, durante una manovra d’evasione, sembrerebbe sotto il fuoco nemico, entrò in collisione con l’altro già danneggiato che nulla poté fare per evitarlo. La sala operativa di Luqa, con riluttanza, li confermò come mancanti e nel contempo il rapporto italiano arrivò chiaro e forte. I pezzi vennero inghiottiti dalle acque non troppo profonde antistanti la scogliera: nello scontro persero la vita sette uomini, che vennero tutti recuperati e sepolti nel cimitero di guerra di Catania, dove tuttora si trovano. Tre erano a bordo del Bristol Blenheim che fece manovra: l’ufficiale di complemento N. Walders, il sergente S. Jones e il sergente W. Hunting. Altri quattro si trovavano invece nell’aereo con il guasto: il tenente colonnello F. Harte, gli ufficiali di complemento C. Bloodworth e T. Wewage-Smith e in aggiunta il luogotenente Ellis Edward Talbot, la cui presenza sul velivolo fu quasi fortuita, visto che non apparteneva all’Aeronautica ma si era offerto volontario, in quanto ingegnere, a redigere note sullo svolgimento di un tipico raid aereo. Si racconta ancora oggi che per tutti gli anni successivi all’incidente, la madre di uno dei soldati inglesi era solita visitare l’abitato di Sant’Alessio Siculo per commemorare il figlio sul luogo dell’accaduto, apparecchiandovi persino una tavola con una candela accesa nei pressi del castello per poi andar via tacitamente. Fu probabilmente questo il motivo che portò molti a parlare di un fantasma del Capo.