Domenica 22 Dicembre 2024
Quando la frazione santateresina si ribellò per ottenere una strada sicura


1948, la rivolta dei misserioti

di Salvatore Coglitore | 27/11/2013 | STORIA

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Padre Mantarro e operai al lavoro per la strada

Gli abitanti della frazione di Misserio si resero protagonisti nel 1948 di una clamorosa rivolta nei confronti del Comune di Santa Teresa di Riva. Ecco come si svolsero i fatti.

Le frazioni di Misserio e Fautarì, poste a otto chilometri da S.Teresa rimasero isolate per la mancanza della strada di collegamento con il centro abitato. Sin dalla fine dell’800, infatti, gli abitanti delle comunità di Misserio, Fautarì, Rogani, S. Carlo, Artale, Misitano e Rimiti, ogni mese, per potersi recare alla fiera del bestiame che si teneva sulla spiaggia di S. Teresa, nel quartiere Bucalo, si dovevano alzare alle tre di notte, preparare gli armenti, sellare i cavalli, i muli, gli asini, disporsi in lunghe carovane e, quando tutto era pronto, s'incamminavano lungo la strada in terra battuta (chiamata “ ‘a carrera”, poiché era solcata dalle ruote dei carretti) che costeggiava il torrente Savoca. D'estate, quando il letto del torrente Savoca era asciutto, le sofferenze e i disagi a cui andavano incontro erano più lievi, ma d'inverno, quando ancora era ancora buio, accendevano la lanterna a petrolio e chiacchierando e cantando si avviavano a percorrere il letto del torrente, e quando scorreva l’acqua, il lungo percorso diventava assai disagevole e si era costretti ad incredibili peripezie. Naturalmente ogni anno bisognava rifare il tracciato della stradina in quanto le acque del torrente distruggevano tutto. Nonostante vari solleciti mai nessuno si attivò per la realizzazione della strada di collegamento.

La rivolta del 1948
Nel dicembre del 1948 a Misserio una persona gravemente malata, tale ’mmari Pippina Spadaro, aveva necessità di essere ricoverata in ospedale ma essendo il torrente Savoca in piena non fu possibile trasportarla per il ricovero; inoltre, chi doveva andare a lavorare alla “marina” non poté scendere: nella frazione scarseggiavano anche i generi alimentari e le medicine, che solitamente venivano portati da S. Teresa. Tale situazione di forte disagio, spinse il 26 dicembre del 1948 gli abitanti della frazione ad inscenare una protesta clamorosa. Capitanati da Giovanni Palella “u Cacciaventu”, Ninai e Augusto Lo Giudice, Nino Ucchino, Angelo Alito, Carmelo Caroli e altri  abitanti, incuranti delle condizioni atmosferiche proibitive, gli abitanti di Misserio e Fautarì marciarono verso gli uffici del Comune di S. Teresa per esprimere la loro protesta, poiché erano condannati a rimanere isolati non essendoci una strada di collegamento tra il centro e le frazioni a monte. Armati di forconi, bastoni, picconi e di quant’altro trovarono, chi a piedi, chi a dorso di muli o asini, si diressero malintenzionati verso la marina. Tra i presenti c’erano tante donne, guidate da donna Cuncetta “a Limminota”, che pare fossero le più inferocite; arrivate a Sparagonà nei pressi del ponticello ferroviario decisero di bloccare, per protesta, il passaggio del treno. E così fu. Saliti sulla linea ferrata si distesero lungo i binari e proseguirono poi fino ad arrivare nei pressi della stazione ferroviaria, bloccando i treni in transito. Ci fu l’intervento dei carabinieri, ma niente e nessuno poté trattare con i rivoltosi. In seguito, dopo l’intervento del sindaco, ing. Giuseppe Trimarchi e del Prefetto di Messina, il quale inviò sul posto il dott. Bensaja, (che i rivoltosi, in modo ironico, chiamavano ”il Perfetto”), e la promessa del dovuto interessamento, finalmente la rivolta fu sedata. Vi furono delle persone denunciate e condannate, con la pena condizionale, per il loro “insano” gesto. Nel 1951, poi, a Misserio venne istituita la condotta medica retta dal dott. Giuseppe La Fauci.

Il Savoca in piena e l'emergenza del 1962
A seguito di questa clamorosa protesta furono fatte molte promesse e dopo tanto interessamento da parte dei politici locali, solo alla fine degli anni ’50 venne finanziato il primo lotto della strada per un importo di 12 milioni di lire, per dare così inizio ai lavori, eseguiti dall’impresa Turiaco; nel 1961 fu finanziato un secondo lotto per 50milioni.
Ma nel marzo del 1962 ci fu, ancora una volta, il torrente Savoca in piena per parecchi giorni e così la frazione rimase nuovamente bloccata: anche in quella occasione ci fu una persona bisognosa di cure che non poté essere ricoverata in ospedale. Prontamente il sindaco, comm. Angelo Trimarchi, interessò della questione il Prefetto, dott. Varinò, il quale inviò i primi aiuti più urgenti, onde consentire il trasporto dell’ammalata all'ospedale. I militari giunti sui luoghi, appartenenti alla Legione dei Carabinieri di Messina, aprirono un varco per consentire il passaggio alle auto in località Rapone, affinché le stesse fossero in grado di raggiungere il centro isolato. L'autoambulanza che seguiva la campagnola dei carabinieri rimase bloccata dalla furia delle acque del torrente in piena e dovette essere abbandonata nei pressi della frazione Giardino, non essendo stato possibile ai militari di trainarla con robuste corde fino a Misserio. Nel frattempo una delle ammalate più gravi, la sig.ra Carmela Angela Fleri, fu trasportata all’Ospedale Piemonte di Messina su una campagnola dei carabinieri.
Per gli altri ammalati in condizioni meno gravi si dispose che dei medici di S.Teresa si recassero sul luogo per prestare le prime cure. E così alcuni medici furono trasportati dai militari della Legione dei Carabinieri sul posto. Gli ammalati erano Lucia Spinelli, Saro Leo e Vincenzo Mantarro. Fu disposto anche l’invio in zona di un elicottero per il trasporto degli ammalati nei nosocomi di Messina, ma la mancanza di una ampio spazio non ne consentì l’atterraggio. I militari dell’Arma dei Carabinieri, al comando del ten. D’Ambrosio, si prodigarono in tutti i modi per aiutare la popolazione.

1966, finalmente la strada
Superata questa prima fase di aiuti, finalmente le promesse, per la realizzazione della strada di collegamento, furono mantenute e così nel 1966, con l’Amministrazione capeggiata dall’allora sindaco Giuseppe Caminiti, furono finanziati vari cantieri scuola per potere così completare la tanto sospirata strada. Naturalmente per avere questi finanziamenti ci furono diversi interessamenti; tra tanti, il più incisivo e determinante fu sicuramente quello del reverendo Padre Nunziato Mantarro (1921-2009), allora parroco di Misserio, che tanto si prodigò scrivendo lettere, anche minacciose, a tutti gli amici politici di sua conoscenza.

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COMMENTI

Salvatore Coglitore | il 28/11/2013 alle 09:39:09

Pensate che la strada di collegamento Savoca-S.Teresa, venne realizzata esattamente 100 anni prima, nel 1865-66. Questo stato di isolamento degli abitanti di Misserio ha, probabilmente, contribuito a formare il loro carattere risoluto, determinato e anche "sciarridderi". In tanti ricordano che fino agli anni '60 tra le famiglie residenti non correva buon sangue e ogni occasione era buona per "jarmari sciarra" e poi, il posto era frequentato la persone poco raccomandabili.

Nino Rifatto | il 28/11/2013 alle 14:16:26

Giovanni Palella “u Cacciaventu, Angelo Alito e Carmelo Caroli negli anni 60-70 furono consiglieri comunali della DEMOCRAZIA CRISTIANA. Le "persone poco raccomandabili" di cui parla l'arch. Coglitore circolarono a Misserio fino alla fine degli anni '40. Alcuni si eliminarono a vicenda, qualcuno fu ucciso mentre tentava la fuga dal carcere, i pochi delinquenti "residui" si ritirarono "in pensione" e condussero una vita tranquilla. Per ulteriore approfondimento rimando a uno dei libri di Padre Nunziato Mantarro.

g.massimo cicala | il 05/01/2015 alle 01:27:54

Ad onor del vero, mi sento di dover "completare" questa dotta discussione con quanto è in mio possesso, ben lungi dallo scoscendere in posizioni scomode e disagevoli per colpe non mie, ma della situazione in sè. Un certo numero di anni fa, durante una lunga serata protrattasi sino a tarda nottata come era in mio uso a quei tempi, ricevetti un racconto da un "saggio" misserioto, che partecipò a latere, insieme all'anziano padre che oggi non è più, alla stagione della malavita misseriota dai primi del secolo diciamo al dopo guerra. Ne venne fuori (ah l'avessi potuta registrare) uno spaccato in cui ce n'era per tutti: dal popolino normale, ad alcuni valorosi cittadini che tennero testa e furono per questo rispettati e temuti, sino al clero, ai carabinieri, ed ai malandrini stessi. Assassini impuniti, imboscate, seppellimenti e riseppellimenti di malavitosi spariti a lupara bianca ma in effetti poi abbastanza risaputi dove è andato a finire il corpo. Erano anni in cui c'erano non tanto occhi, ma anche orecchie dappertutto, e...complice l'acqua che arrivava a ore desuete, anche h24 diremmo oggi. Il problema, che mi fu posto dalla mia acutissima "gola profonda" è anche abbastanza noto:

G.Massimo Cicala | il 05/01/2015 alle 01:37:33

ed era, come è: come far eticamente coincidere il diritto di cronaca storica con le storie familiare abbisognevoli (detto alla Camilleri) della relativa privacy? Sono cognomi, fatti, luoghi e situazioni che camminano su dieci dodici cognomi di degne persone e personcine di Misserio in cui si narra di: Tranelli, vendette, doppi giochi, luoghi di sepoltura di avi ufficialmente mai ritrovati, complicità a tutti i livelli delle istituzioni. E chi più ne ha più ne metta. Cui Prodest? sapete... pur violentandomi ed arrovellandomi dentro per il contenimento opportuno di cose di cui ho contezza, sciorinare nonni e bisnonni, zii e prozii, "mastri di coltello", "mastri di Bastone", malandrini affiliati a Giuliano, vinti e vincitori di epiche risse, passaggi e ripassaggi alle patrie galere, uccisioni in rese dei conti, con orecchi e occhi che spiavano nell'oscurità e che si sono tenuti per un secolo cose dentro (o quanto mai non ne hanno parlato mai con giornalisti) certo fa un certo effetto. E richiama ad una grande prudenza. Credo (e sbaglierò) che l'unica via di uscita sia l'arduo sentiero del "libro" con nomi inventati e luoghi e tempi lasciati invece ben indicati. Beh tenetemi d'occhio.

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