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1948, la rivolta dei misserioti
di Salvatore Coglitore | 27/11/2013 | STORIA
di Salvatore Coglitore | 27/11/2013 | STORIA
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Padre Mantarro e operai al lavoro per la strada
Gli abitanti della frazione di Misserio si resero protagonisti nel 1948 di una clamorosa rivolta nei confronti del Comune di Santa Teresa di Riva. Ecco come si svolsero i fatti. Le frazioni di Misserio e Fautarì, poste a otto chilometri da S.Teresa rimasero isolate per la mancanza della strada di collegamento con il centro abitato. Sin dalla fine dell’800, infatti, gli abitanti delle comunità di Misserio, Fautarì, Rogani, S. Carlo, Artale, Misitano e Rimiti, ogni mese, per potersi recare alla fiera del bestiame che si teneva sulla spiaggia di S. Teresa, nel quartiere Bucalo, si dovevano alzare alle tre di notte, preparare gli armenti, sellare i cavalli, i muli, gli asini, disporsi in lunghe carovane e, quando tutto era pronto, s'incamminavano lungo la strada in terra battuta (chiamata “ ‘a carrera”, poiché era solcata dalle ruote dei carretti) che costeggiava il torrente Savoca. D'estate, quando il letto del torrente Savoca era asciutto, le sofferenze e i disagi a cui andavano incontro erano più lievi, ma d'inverno, quando ancora era ancora buio, accendevano la lanterna a petrolio e chiacchierando e cantando si avviavano a percorrere il letto del torrente, e quando scorreva l’acqua, il lungo percorso diventava assai disagevole e si era costretti ad incredibili peripezie. Naturalmente ogni anno bisognava rifare il tracciato della stradina in quanto le acque del torrente distruggevano tutto. Nonostante vari solleciti mai nessuno si attivò per la realizzazione della strada di collegamento. La rivolta del 1948 Il Savoca in piena e l'emergenza del 1962 1966, finalmente la strada
Nel dicembre del 1948 a Misserio una persona gravemente malata, tale ’mmari Pippina Spadaro, aveva necessità di essere ricoverata in ospedale ma essendo il torrente Savoca in piena non fu possibile trasportarla per il ricovero; inoltre, chi doveva andare a lavorare alla “marina” non poté scendere: nella frazione scarseggiavano anche i generi alimentari e le medicine, che solitamente venivano portati da S. Teresa. Tale situazione di forte disagio, spinse il 26 dicembre del 1948 gli abitanti della frazione ad inscenare una protesta clamorosa. Capitanati da Giovanni Palella “u Cacciaventu”, Ninai e Augusto Lo Giudice, Nino Ucchino, Angelo Alito, Carmelo Caroli e altri abitanti, incuranti delle condizioni atmosferiche proibitive, gli abitanti di Misserio e Fautarì marciarono verso gli uffici del Comune di S. Teresa per esprimere la loro protesta, poiché erano condannati a rimanere isolati non essendoci una strada di collegamento tra il centro e le frazioni a monte. Armati di forconi, bastoni, picconi e di quant’altro trovarono, chi a piedi, chi a dorso di muli o asini, si diressero malintenzionati verso la marina. Tra i presenti c’erano tante donne, guidate da donna Cuncetta “a Limminota”, che pare fossero le più inferocite; arrivate a Sparagonà nei pressi del ponticello ferroviario decisero di bloccare, per protesta, il passaggio del treno. E così fu. Saliti sulla linea ferrata si distesero lungo i binari e proseguirono poi fino ad arrivare nei pressi della stazione ferroviaria, bloccando i treni in transito. Ci fu l’intervento dei carabinieri, ma niente e nessuno poté trattare con i rivoltosi. In seguito, dopo l’intervento del sindaco, ing. Giuseppe Trimarchi e del Prefetto di Messina, il quale inviò sul posto il dott. Bensaja, (che i rivoltosi, in modo ironico, chiamavano ”il Perfetto”), e la promessa del dovuto interessamento, finalmente la rivolta fu sedata. Vi furono delle persone denunciate e condannate, con la pena condizionale, per il loro “insano” gesto. Nel 1951, poi, a Misserio venne istituita la condotta medica retta dal dott. Giuseppe La Fauci.
A seguito di questa clamorosa protesta furono fatte molte promesse e dopo tanto interessamento da parte dei politici locali, solo alla fine degli anni ’50 venne finanziato il primo lotto della strada per un importo di 12 milioni di lire, per dare così inizio ai lavori, eseguiti dall’impresa Turiaco; nel 1961 fu finanziato un secondo lotto per 50milioni.
Ma nel marzo del 1962 ci fu, ancora una volta, il torrente Savoca in piena per parecchi giorni e così la frazione rimase nuovamente bloccata: anche in quella occasione ci fu una persona bisognosa di cure che non poté essere ricoverata in ospedale. Prontamente il sindaco, comm. Angelo Trimarchi, interessò della questione il Prefetto, dott. Varinò, il quale inviò i primi aiuti più urgenti, onde consentire il trasporto dell’ammalata all'ospedale. I militari giunti sui luoghi, appartenenti alla Legione dei Carabinieri di Messina, aprirono un varco per consentire il passaggio alle auto in località Rapone, affinché le stesse fossero in grado di raggiungere il centro isolato. L'autoambulanza che seguiva la campagnola dei carabinieri rimase bloccata dalla furia delle acque del torrente in piena e dovette essere abbandonata nei pressi della frazione Giardino, non essendo stato possibile ai militari di trainarla con robuste corde fino a Misserio. Nel frattempo una delle ammalate più gravi, la sig.ra Carmela Angela Fleri, fu trasportata all’Ospedale Piemonte di Messina su una campagnola dei carabinieri.
Per gli altri ammalati in condizioni meno gravi si dispose che dei medici di S.Teresa si recassero sul luogo per prestare le prime cure. E così alcuni medici furono trasportati dai militari della Legione dei Carabinieri sul posto. Gli ammalati erano Lucia Spinelli, Saro Leo e Vincenzo Mantarro. Fu disposto anche l’invio in zona di un elicottero per il trasporto degli ammalati nei nosocomi di Messina, ma la mancanza di una ampio spazio non ne consentì l’atterraggio. I militari dell’Arma dei Carabinieri, al comando del ten. D’Ambrosio, si prodigarono in tutti i modi per aiutare la popolazione.
Superata questa prima fase di aiuti, finalmente le promesse, per la realizzazione della strada di collegamento, furono mantenute e così nel 1966, con l’Amministrazione capeggiata dall’allora sindaco Giuseppe Caminiti, furono finanziati vari cantieri scuola per potere così completare la tanto sospirata strada. Naturalmente per avere questi finanziamenti ci furono diversi interessamenti; tra tanti, il più incisivo e determinante fu sicuramente quello del reverendo Padre Nunziato Mantarro (1921-2009), allora parroco di Misserio, che tanto si prodigò scrivendo lettere, anche minacciose, a tutti gli amici politici di sua conoscenza.