Da podestà a sindaco: il caso di Angelo Trimarchi di S. Teresa, al potere per 30 anni
di Paola Rifatto | 07/06/2020 | STORIA
di Paola Rifatto | 07/06/2020 | STORIA
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Santa Teresa negli anni '50 e l'ex sindaco Trimarchi
“Qui non ci si è accorti della caduta di Mussolini come non ci si è neppure accorti chiaramente della sua ascesa al potere, e siamo passati dall’amministrazione mussoliniana a quella dell’AMGOT, senza traccia alcuna di inquietudine. Questi momenti di transizione, e dunque di rottura, ci mancano terribilmente ancora oggi…” (Leonardo Sciascia, La Sicilia come metafora, 1979). L’AMGOT, il Governo Militare Alleato dei Territori Occupati, entra in funzione con lo sbarco in Sicilia (10 luglio 1943) e dopo l’armistizio dell’8 settembre assume l’amministrazione diretta di tutte le province liberate. In molti comuni al podestà fascista succede un sindaco antifascista, ma in molti altri, anche di notevole importanza amministrativa e politica, come Catania, lo stesso podestà è nominato sindaco provvisorio. Così accade anche a Santa Teresa di Riva, in provincia di Messina, dove gli Alleati il 17 agosto 1943 riconfermano nella carica di sindaco il podestà Angelo Trimarchi (1906-1983). Commerciante di agrumi, podestà dal 1938 al 16 agosto 1943, nominato dal regime fascista cavaliere della Corona d’Italia con Regio Decreto 22 aprile 1941, Trimarchi svolge le funzioni di sindaco dal 17 agosto 1943 al 31 ottobre 1944, quando dà le dimissioni per ragioni private. Il successore è nominato dal prefetto, poiché nel febbraio 1944 c’è il ritorno dei poteri politici ed amministrativi al Governo italiano. Il prefetto Stancanelli, poco prima di lasciare la carica, nomina sindaco provvisorio Antonino Crisafulli, su indicazione dello stesso Trimarchi. Dopo la conclusione della guerra, il 29 maggio 1945, il Comitato Nazionale di Liberazione di Santa Teresa di Riva, presieduto da Carmelo Crupi, scrive al delegato del Gabinetto Epurazione di Messina, lamentando “la situazione dolorosa creatasi a Santa Teresa per colpa dei fascisti che si trovano tuttora al potere” e indica al prefetto tre nominativi di antifascisti per la carica di sindaco: Giuseppe Amato (repubblicano), Luigi Moschella (socialista), Carmelo Crupi (comunista). Tali indicazioni, tuttavia, non sortiscono alcun effetto: il Crisafulli, nominato nel novembre 1944, resta in carica fino al marzo 1946. Successivamente è nominato sindaco provvisorio Vittorio Caminiti (marzo-ottobre 1946). Nessuna frattura tra il periodo fascista e il post-fascismo, ma solo qualche traccia di inquietudine, come si può rilevare anche dalla documentazione conservata presso l’Archivio di Stato di Messina, relativa al Comune di Santa Teresa di Riva, anni 1944-1945 (Fondo Prefettura, Gabinetto, busta 46, fascicolo 650). Da tali documenti emerge un’indagine a carico dell’ex podestà, sollecitata da Antonino Lo Giudice, delegato della Commissione Provinciale Epurazione, che il 21 giugno 1945 trasmette al Prefetto la denuncia di Federico Andò, carrettiere, ex dipendente del Trimarchi. L’accusa è di avere scassinato i magazzini militari situati nell’edificio della “Citrica” (fabbrica di acido citrico attiva a Santa Teresa di Riva dal 1925 al 1928), asportando farina, zucchero, caffè, formaggio e legname, d’accordo col maresciallo dei Carabinieri Giuseppe Tesorone. Oltre a questa denuncia ci sono gli esposti del principale accusatore di Trimarchi: Luigi Moschella (1887–1956), proprietario terriero, schedato nell’Anagrafe oppositori politici del Casellario politico centrale come antifascista. Moschella, con esposti del 12 marzo e del 2 maggio 1945, indirizzati alla Delegazione Provinciale di Epurazione presso la Regia Prefettura di Messina, evidenzia che continuano a gestire il Comune di Santa Teresa di Riva gli stessi uomini del periodo fascista, avanza accuse nei confronti dell’ex podestà e di alcuni impiegati comunali e ribadisce che il Trimarchi “fascista fin dall’origine svolse sempre attività nel partito in collaborazione col Ragno, fu per questo che ben presto venne nominato cavaliere dal regime…”. Gli accertamenti richiesti dalla Delegazione Provinciale di Epurazione sono effettuati dai Carabinieri della Questura di Messina e dal comandante dei Carabinieri di Alì, maresciallo maggiore Michelangelo Macchiolo. Gli esiti dell’inchiesta sono comunicati dalla Regia Questura di Messina alla Delegazione Provinciale di Epurazione, con nota del 13 luglio 1945, nella quale il questore Guglielmi evidenzia che gli addebiti avanzati nei confronti del Trimarchi sono risultati privi di riscontri e che l’Andò “è stato istigato a presentare la denuncia […] da certo Moschella Luigi fu Carmelo di S. Teresa di Riva, da tempo in astio col Trimarchi per rancori personali”. La vicenda si conclude con il riconoscimento dell’estraneità ai fatti dell’ex podestà. Ripristinati gli organismi elettivi, con il decreto-legge luogotenenziale n. 1 del 7 gennaio 1946, il sindaco torna ad essere eletto dal Consiglio comunale. Angelo Trimarchi continua la sua carriera politica aderendo al Partito Liberale Italiano ed è sindaco di Santa Teresa di Riva per 13 anni, dal 1949 al 1962. Dopo la vittoria della Democrazia Cristiana nelle elezioni amministrative del 1962 e la sindacatura di Giuseppe Caminiti, Trimarchi tenta di tornare al potere. Si ripresenta alle consultazioni elettorali del 27 novembre 1966 in testa alla lista civica “Bandiera e Colomba”. Riesce ad essere eletto sindaco il 18 febbraio 1967, grazie all’appoggio del consigliere socialdemocratico Salvatore Aliberti e all’astensione del comunista Carmelo Lenzo. Ma è un’amministrazione traballante e il 29 giugno 1968 Angelo Trimarchi si dimette. Iniziata nel 1938, l’anno delle leggi razziali fasciste, si conclude così nel 1968, l’anno del cambiamento, la vicenda politica del podestà-sindaco.