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L'estate del 1943: una tragica storia da non dimenticare
di Andrea Rifatto | 12/08/2013 | STORIA
di Andrea Rifatto | 12/08/2013 | STORIA
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Nel 70esimo anniversario dello sbarco alleato in Sicilia sono numerosi i fatti, gli episodi, noti o a volte dimenticati, avvenuti in quei duri mesi di guerra e di sofferenze. Dopo lo sbarco in Sicilia, avvenuto il 10 luglio con una imponente operazione militare denominata “Operazione Husky” che vide l’arrivo di 160.000 militari che alla fine dell’operazione divennero 480.000, vi furono 38 giorni di dura battaglia, essenzialmente nella Sicilia Orientale, che coinvolsero in maniera diretta e spietata anche la popolazione civile. L’isola, all’atto dello sbarco alleato, era presidiata da circa 230.000 militari italiani (il 70% erano siciliani) e da forti e bene armate formazioni tedesche costituite da 45.000 unità. Dopo aver liberato senza grandi difficoltà la parte occidentale dell’isola, le aree di combattimento si restrinsero in gran parte nella zona etnea: Il 5 agosto gli Alleati, dopo la sanguinosa battaglia nell’area del fiume Simeto, entrarono a Catania. In tutte le città e i paesi i siciliani accolsero gli Alleati con manifestazioni di giubilo; le truppe italo-tedesche iniziarono una veloce e disordinata ritirata per raggiungere lo Stretto di Messina (17 agosto). L’obiettivo dei tedeschi era di abbandonare celermente la Sicilia, con tutti i mezzi: fu proprio nelle convulse giornate di questa fase che i tedeschi-nazisti condussero una serie di sanguinarie operazioni contro le popolazioni civili; ormai in rotta, cercavano tutti i mezzi per potersi allontanare nel raggiungere Messina, sfogando sui civili la rabbia della sconfitta. Per essere meno visibili agli attacchi delle truppe Alleate, per proseguire, invece di utilizzare la strada costiera, in gran numero si sparsero a raggiera nell’area interna, per diverse decine di chilometri: in molti si misero a depredare, con metodiche razzie, perseguitando uomini, donne, ragazzi; molto ricercati erano gli autoveicoli, i cavalli e i muli. Gli eventi più gravi e drammatici si consumarono nell’area pedemontana etnea tra il 3 e il 12 agosto, quando la violentissima battaglia della Piana di Catania era finita. I luoghi degli eccidi più efferati furono Mascalucia e Castiglione di Sicilia, ove fu fatta une vera e propria metodica strage. Randazzo, Adrano, Biancavilla, Calatabiano, Pedara, Belpasso, Valverde, Trecastagni, e tutte le aree di campagna circostanti furono direttamente interessate dalla furia omicida e ladresca dei nazisti. Il rapporto della "Commissione storica italo-tedesca" L'epigrafe posta sulla lapide
Nel Rapporto della “Commissione storica italo-tedesca” insediata dai Ministri degli Affari Esteri della Repubblica Italiana e della Repubblica Federale Tedesca – nominata il 28 marzo 2009, con Atti compiuti nel 2012 - riguardo il mese di agosto 1943 testualmente si legge: “26 episodi, tutti realizzati nel mese di agosto, sono invece segnalati per la Sicilia. In particolare 11 episodi sono compiuti a Messina, 1 a Caltanissetta e 14 a Catania. 9 sono furti, 7 violenze senza alcun apparente motivo, 3 in seguito a rifiuto di eseguire un ordine. Altre due azioni sono realizzate perché le vittime sono accusate di spionaggio, o perché accusate di aver ucciso un tedesco. Un’altra azione violenta è agita perché la vittima si rifiutava di lavorare per i tedeschi e infine un’ultima in seguito ad azione bellica tedesca. Le violenze sono commesse a danno di 53 vittime, 5 delle quali derubate, 1 ferita e 47 uccise. Tra queste troviamo per esempio anche le 18 vittime della strage di Castiglione di Sicilia, in provincia di Catania, compiuta dai soldati tedeschi il 12 agosto 1943, o di quella di Mascalucia del 3 agosto”.
Il barbaro assassinio del 15enne Carmelo Quagliata
Vogliamo ricordare in particolare un triste episodio, avvenuto a Calatabiano in quella infelice estate del 1943: la locale stazione ferroviaria era allora diretta da Angelo Quagliata, sposato con Maria Teresa Pagano, entrambi di Sant’Alessio Siculo; la coppia aveva due figli, Stella di 19 anni e Carmelo di 15. Vivevano in una abitazione all’interno della stazione ferroviaria, dove appunto Angelo prestava servizio come capostazione. L’11 agosto le truppe tedesche invasero la loro casa, saccheggiandola e sconvolgendo ogni cosa: il piccolo Carmelo, tra la disperazione dei familiari, venne sequestrato e portato via. Fu condotto in un campo vicino, dove fu visto da alcuni ragazzi del paese lavorare sotto la stretta sorveglianza dei nazisti; di lì a poco un amico del padre avvertì lo sparo di tre colpi d’arma da fuoco: il cadavere di Carmelo fu ritrovato solo qualche giorno dopo, seppellito sotto un leggero strato di terra all’interno di un canale; probabilmente, approfittando di un momento di distrazione dei soldati, aveva tentato la fuga rifiutandosi di lavorare per i tedeschi, ma così come accadde ad un tredicenne pochi giorni prima, fu bloccato e barbaramente trucidato. Fu un episodio tragico, che sconvolse la famiglia, i parenti e gli abitanti di Sant’Alessio Siculo. La salma di Carmelo Quagliata riposa da quell’estate nel cimitero di Sant’Alessio Siculo; l’epigrafe posta sulla tomba così recita: “Quagliata Carmelo di Angelo, assassinato dalla furia nazista”.
La Memoria, faro fondamentale di oggi e di domani, per la libertà, la solidarietà e lo sviluppo sociale dei popoli, rimanga sempre viva, per mai dimenticare.