Mercoledì 24 Aprile 2024
Condannati dal regime, tra il 1926 e il 1943, per le loro idee o azioni. Ecco chi furono


Gli antifascisti della riviera jonica: storie di cittadini che vissero il confino

di Salvatore Coglitore | 07/01/2015 | STORIA

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Casa del Fascio a S. Teresa di Riva - 1938

É notorio che durante il ventennio fascista le proteste politiche non erano tollerate. L'arma preferita per colpire l'opposizione politica fu il confino: spesso era la prosecuzione del carcere o la sua sostituzione in caso di assoluzione. Carcere e confino si alternarono per coloro che erano definiti "pericolosi”. Il decennale della marcia su Roma, la proclamazione dell'impero, la nascita del principe ereditario Vittorio Emanuele, il ventennale, da novembre 1926 al luglio 1943, costituirono motivi di amnistie e condoni, così come le feste natalizie erano motivo di proscioglimenti e commutazioni in ammonizioni. Ovviamente condoni e liberazioni non venivano estesi ai "sovversivi pericolosi”, di solito anarchici, comunisti e socialisti.

S. Teresa di Riva, 1941: piazzale della odierna scuola elementare "F. Muscolino", in attesa del discorso del Duce alla radio

Gli anni di confino venivano comminati dalle Commissioni provinciali presiedute dal prefetto e composte dal procuratore del re, dal comandante dei carabinieri della provincia, dal questore, dal comandante della Milizia Volontaria Sicurezza Nazionale (M.V.S.N.), che di solito era un console. Un commissario di pubblica sicurezza svolgeva le funzioni di segretario. Il periodo di assegnazione al confino decorreva dal momento dell'arresto dell'accusato e variava da un minimo di sei mesi ad un massimo di cinque anni.

In Sicilia complessivamente le ordinanze di confino emesse dalle Commissioni provinciali, dal 1926 al 1943, furono 613, così suddivise per provincia: Agrigento 57, Caltanissetta 68, Catania 145, Enna 5, Messina 86, Palermo 110, Ragusa 31, Siracusa 53, Trapani 58.

Nella provincia di Messina erano così identificati:

Colore politico: 7 antifascisti, 8 apolitici, 8 comunisti, 2 fascisti, 2 socialisti.
Condizione sociale: 1 calzolaio, 1 cameriere, 1 commerciante, 1 disoccupato, 1 dolciere, 1 ebanista, 2 fabbri, 2 falegnami, 1 ferroviere, 1 idraulico, 1 impiegato, 1 insegnante, 1 macchinista, 2 meccanici, 1 mediatore, 1 muratore, 1 negoziante di grammofoni, 1 noleggiatore di motociclette, 1 notaio, 1 pensionato FF.SS., 1 rappresentante di commercio. Nello specifico per quanto riguarda la città di Messina furono emessi complessivamente 30 ordinanze, mentre per la sua provincia ben 69.


Gli antifascisti della riviera jonica al confino tra il 1926 e il 1943
Ecco le biografie di persone del popolo destinate al confino tra il 1926 e il 1943: non si tratta di combattenti armati o di eroi, ma di cittadini che con silenzioso coraggio si opposero alla dittatura. Proponiamo solo le biografie riguardanti i nati e/o residenti nella riviera jonica messinese. Nelle loro storie sono evidenziati non solo i nomi ma anche le località in cui si sono manifestate pubblicamente o si sono organizzati clandestinamente cellule comuniste e gruppi di opposizione: partendo da questi dati la notizia originaria si può ampliare sempre più e si può arrivare a scrivere una storia locale approfondita e documentata.

S. Teresa di Riva, 1936: colonia marina che si teneva dal 5 luglio al 10 agosto sulla spiaggia sotto piazza Municipio

 

ALI SUPERIORE, oggi ALI’

D'ALÌ Giuseppe di Salvatore e di madre ignota, nato ad Ali Superiore il 17 dicembre 1878 e residente a Crotone (CZ), coniugato, meccanico, antifascista. Arrestato il 28 febbraio 1938 per frasi antifasciste e favorevoli al bolscevismo pronunziate fra compagni di lavoro. Assegnato al confino per anni tre dalla CP di Catanzaro con ord. del 29 aprile 1938. Sede di confino: San Fele. Liberato il 21 dicembre 1938 condizionalmente in occasione delle feste natalizie. Periodo trascorso in carcere e al confino: mesi nove, giorni 24.

DI BLASI Filippo di Giuseppe e di Arrao Agata, nato ad Alì Superiore il 5 gennaio 1907 e residente a Messina, coniugato con quattro figli, istruzione 2a classe elementare, calzolaio, antifascista. Arrestato a Genova il 12 dicembre 1938 per attività antifascista e tentato espatrio clandestino a scopo politico. Assegnato al confino per anni 3 tre dalla Città di Messina. Con ord. del 27 gennaio 1939. La C di A con ord. del 13 luglio 1939 respinse il ricorso. Sede di confino: Serrastretta. Liberato 1'11 giugno 1940 condizionalmente. Periodo trascorso in carcere e al confino : anni uno, mesi sei. Precedente penale per atto consensuale. Il Di Blasi di solito si riuniva nelle vicinanze del porto con i sovversivi Gregorio De Leo, Raffaele Sorrente e Gaetano Triolo, confinati e con Giuseppe Sorbello e Carmelo Spinella, diffidati. In tali riunioni veniva criticata la politica interna ed internazionale del regime e si deprecava l'intervento italiano in Spagna, auspicando la vittoria definitiva dei rossi. Il Di Blasi aveva da tempo manifestato il proposito di espatriare clandestinamente ed a tal fine aveva cominciato a prendere contatti col comunista Giuseppe Soraci, confinato per la seconda volta. Non avendo però costui aderito al progetto, il Di Blasi espresse al compagni il suo disappunto, riaffermando che qualora si fosse presentata la possibilità sarebbe ugualmente espatriato in Francia per raggiungere tale fuoruscito Michelangelo Bertolini, col quale era in corrispondenza. Successivamente d'accordo col comunista Gregorio De Leo, sempre allo scopo di espatriare, interessò il Triolo, ma per mancanza di denaro non poté approfittare di una occasione favorevole che si era presentata. Il 21 ottobre 1938 il Di Blasi ed il De Leo s1 recarono a Genova raggiungendo il Triolo e, sempre allo scopo di espatriare, si misero in contatto col comunista Guido Francia. Il Francia però, impossessatosi della somma versatagli dal De Leo per l'espatrio, si rese · irreperibile ed il progetto non poté più essere attuato. Proposto per la diffida: Pietro Bertolini. Durante il confino fu condannato a tre mesi di arresto per contravvenzione agli obblighi. Il 5 marzo 1941 il ministero diede il nulla asta alla concessione del passaporto al Di Blasi, perché potesse recarsi in Germania a scopo di lavoro.


ANTILLO

LO GIUDICE Carmelo fu Giuseppe e di Palella Maria, nato ad Antillo il 15 settembre 1915, residente ad Antillo, celibe, bracciante, apolitico. Arrestato il 19 agosto 1939 per offese al segretario politico e alla fiduciaria del fascio femminile di Antillo. Assegnato al confino per anni due dalla CP di Messina con ord. del 23 ottobre 1939. La C di A con ord. del 13 marzo 1940 accolse parzialmente il ricorso e ridusse a sei mesi. Sedi di confino : Rota Greca, Pisticci. Liberato il 17 marzo 1940 per fine periodo trascorso in carcere e al confino : mesi 6 giorni 27.


FIUMEDINISI

PRESTANDREA Antonio di Giovanni e di Interdonato Giovanna, nato a Fiumedinisi il 25 giugno 1894, residente a Fiumedinisi, coniugato con due figli, calzolaio, antifascista. Arrestato dalla PS portuale di Genova il 20 marzo 1929 per avere tentato di introdurre in Italia materiale a stampa di carattere sovversivo. Assegnato al confino per anni due dalla CP di Messina con ord. de] 19 aprile 1929. La C di A con ord. del 18 dicembre 1930 respinse il ricorso e prese atto della liberazione. Sede di confino : Ponza. Liberato il 16 febbraio 1930 condizionalmente. Periodo trascorso in carcere e al confino : mesi dieci e giorni 28. Dopo quattordici anni trascorsi in America del Nord e due in America del Sud, rimpatriato per motivi di salute, fu arrestato dagli agenti del porto di Genova perché trovato in possesso di alcuni giornali, riviste ed opuscoli sovversivi nascosti in un doppio fondo del suo baule. Arrestato il 3 ottobre 1929 e denunciato alla pretura di Ponza, con sentenza del 15 ottobre fu condannato a tre mesi di arresto con il beneficio della sospensione della pena.

FRENI Giuseppe fu Andrea e di Rizzo Santa, nato a Fiumedinisi il 17 novembre 1874 residente a Santa Lucia del Mela (ME), farmacista, apolitico. Arrestato il 13 febbraio 1937 per avere affisso sul muro dell'esattoria comunale una effigie del duce dopo avervi praticato numerosi fori per deturparla Assegnato al confino per anni tre dalla CP di Messina con ord. del 1° marzo :937. La C di A con ord. del 14 dicembre 1937 respinse il ricorso. Sede di confino : Melfi. Liberato il 31 dicembre 1937 condizionalmente in occasione delle feste natalizie. Periodo trascorso in carcere e al confino: mesi dieci, giorni 19.


FURCI SICULO

SPINELLI DE GREGORIO Umberto fu Pasquale e di Interdonato Anna, nato a Lugano (Svizzera) il 28 ottobre 1899, residente a Furci Siculo (ME), coniugato con due figli, farmacista, apolitico. Arrestato il 25 giugno 1941 per avere fatto nella propria farmacia il 16 giugno commenti disfattisti in presenza di compaesani. Assegnato al confino per anni 1 dalla CP di Messina con ord. Del 29 settembre 1941. Sede di confino: Celenza sul Trigno. Liberato il 19 giugno 1942 condizionalmente. Periodo trascorso in carcere e al confino : mesi undici, giorni 16. La CP in una precedente seduta aveva sospeso ogni decisione per un supplemento di istruttoria dalla quale risultarono confermati gli addebiti.


ITALA

CELI Francesco di Salvatore e di Ciccarelli Santa, nato a Itala il 28 febbraio 1876, residente a Messina,coniugato con quattro figli, calzolaio, comunista. Arrestato il 22 novembre 1926 in esecuzione dell'ordinanza della CP per avere svolto attività e propaganda comunista mediante diffusione di manifestini e di tessere del soccorso rosso. Assegnato al confino per anni tre dalla CP di Messina con ord. del 22 novembre 1926. La C di A ridusse a un anno. Sedi di confino : Ustica, Favignana. Liberato il 14 settembre 1927 condizionalmente. Periodo trascorso in carcere e al confino : mesi nove, giorni 24.Precedenti penali per lesioni, ingiurie, minacce a mano armata. Elemento direttivo del partito comunista di Messina, prese parte a varie manifestazioni antifasciste e si occupò di propaganda politica, soprattutto mediante distribuzione di manifestini. In contatto con i più ferventi comunisti di Messina quali Carmelo Chillemi, Ignazio Di Lena, Umberto Fiore e Pietro Pizzuto, costituì nella sua bottega un ufficio di smistamento della corrispondenza del partito comunista,di cui egli stesso curava la spedizione. Nel marzo 1925 inviò ad un comunista di Palermo un pacco di mille tessere del soccorso rosso internazionale e 150 moduli di sottoscrizione. In seguito a perquisizione domiciliare fu trovato in possesso di numerosi manifestini della Associazione di difesa dei contadini, stampati alla macchia e nascosti in scatole di scarpe. Nell'agosto 1925 fece spedire, servendosi del nome di una persona insospettabile, un pacco di stampati ad un comunista di Palermo. Nel gennaio 1926 d'accordo con Di Lena e Pizzuto tentò di fare stampare a Messina manifestini rivoluzionari per la commemorazione di Lenin. Il 1° maggio 1926, mentre era detenuto in carcere per misure di pubblica sicurezza insieme ad altri comunisti locali, furono trovati nella cella manifestini inneggianti al 1° maggio. Denunciato all'autorità giudiziaria, il 10 settembre fu assolto insieme agli altri per insufficienza di prove. Per i nominativi dei confinati messinesi con ordinanza del 22 novembre 1926.


LIMINA

RESTIFO Carmelo  di Giuseppe e di Restifo Maria, nato a Limina nel 1897, residente a Limina, falegname, ex combattente, antifascista. Ammonito dalla CP di Messina con ord. del 2 maggio 1927 per l'attività politica svolta contro il governo specialmente dopo il delitto Matteotti. La C di A con ord. del 9 gennaio 1928 revocò il provvedimento perche il Restifo aveva dato prova di ravvedimento orientando le sue idee politiche verso il fascismo.

RESTIFO Filippo di Giuseppe e di Restifo Maria, nato a Limina nel l 1898, residente. a Limina, diplomato geometra, disoccupato, ex combattente, antifascista. Ammonito dalla CP di Messina con ord. del 2 maggio 1927 per l'attività politica svolta contro il governo specialmente dopo il delitto Matteotti. La C di A con ord. del 9 gennaio 1928 revocò il provvedimento perché il Restifo aveva dato prova di ravvedimento orientando le sue idee politiche verso il fascismo.

MANULI Carmelo  fu Gaetano e di Spadaro Giuseppa, nato a Limina il 16 aprile 1895, residente a Limina, agricoltore, apolitico. Arrestato 1'8 dicembre 1935 per avere partecipato ad una dimostrazione violenta e all'invasione del municipio di Limina per protestare contro  l'applicazione dell'imposta di famiglia in sostituzione della tassa sul valore locativo. Assegnato al confino per anni due dalla CP di Messina con ord. del 3 gennaio 1936. Sede di confino: Rogliano. Liberato il 23 maggio 1936 in occasione della proclamazione dell'impero. Periodo trascorso in carcere e al confino: mesi cinque, giorni 16. All'età di 23 anni raggiunse due suoi fratelli in America, dove rimase per circa sette anni. Rimpatriò perché le condizioni della sua vista si erano aggravate e con il denaro risparmiato comprò casa e terra che si diede a coltivare direttamente.

SPADARO Antonino di Giuseppe e di Spadaro Maria, nato a Limina il 21 luglio 1909, res. a Limina, coniugato con un figlio, analfabeta, agricoltore, apolitico. Arrestato 1'8 dicembre 1935 per essersi fatto promotore di una manifestazione contro il municipio. Assegnato al confino per anni due dalla CP di Messina con ord. del 3 gennaio 1936. Sede di confino: Rota Greca. Liberato il 20 maggio 1936 condizionalmente in occasione della proclamazione dell'impero. Periodo trascorso in carcere e al confino: mesi cinque, giorni 13. Il commissario prefettizio di Limina aveva sostituito la tassa sul valore: locativo con l'imposta di famiglia per tentare di alleggerire la pressione tributaria e renderla adeguata alle risorse dei contribuenti. La classe meno abbiente non riscontrò i benefici che si attendeva e del malcontento alcuni ne approfittarono per fomentare la popolazione contro le autorità comunalì, spingendola ad atti inconsulti e vandalici….era il 7 dicembre 1935, in occasione di notifiche fatte a contribuenti, gli abitanti del rione Giudeca, in maggioranza donne, inscenarono una violenta manifestazione di protesta" contro l'applicazione dell'imposta di famiglia. Ben presto i dimostranti aumentarono di numero e iniziarono a percorrere le vie del paese al grido di «Viva il duce, abbasso i mangiatari, abbasso le tasse». Con lanci di pietre ruppero i vetri delle abitazioni d del segretario comunale comunista e dell'applicato di segreteria; invasero poi l'edificio municipale superando la resistenza dei carabinieri, della milizia e di alcuni giovani fascisti e con una nutrita sassaiola causarono la rottura di tutti i vetri. Nei locali vennero pure danneggiati alcuni mobili e fu asportato carteggio vario che venne bruciato sulla piazza antistante. Infine i dimostranti si recarono all'esattoria comunale dove lanciarono sassi rompendo alcune tegole. Il commissario prefettizio Kurunis, una camicia nera e un giovane fascista rimasero feriti. Tra coloro che provocarono la violenta manifestazione vi era Antonino Spadaro che aveva sempre tenuto un contegno sprezzante, critico e irriguardoso verso le autorità locali.

BARRA Placido di ignoti, nato a Castrogiovanni (oggi Enna) il 21 ottobre 1879, residente a Limina, coniugato con otto figli, bracciante, apolitico. Arrestato l'8 dicembre 1935 per avere preso parte ad una dimostrazione allo scopo di protestare contro le tasse. Assegnato al confino per anni due dalla CP di Messina con ord. del 3 gennaio 1936. Sede di confino: Plataci. Liberato il 23 maggio 1936 per proscioglimento in occasione della proclamazione dell'impero. Periodo trascorso in carcere e al confino: mesi cinque, giorni 16.

CHILLEMI Carmelo Antonio di Concetto e di Restifo Domenica, nato a Limina (ME) il 6 dicembre 1894, residente a Messina, celibe, frequenza classi elementari, sarto, comunista. Arrestato il 22 novembre 1926 in esecuzione dell'ordinanza della CP per avere all'epoca del delitto Matteotti promosso numerose manifestazioni di protesta ed avere svolto propaganda ed attività organizzativa comunista. Assegnato al confino per anni quattro dalla CP di Messina con ord. del 22 novembre 1926. Sedi di confino: Lipari, Ustica, Favignana. Liberato il 1° febbraio 1930 per proscioglimento. Periodo trascorso in carcere e al confino: anni tre, mesi due, giorni 11. Sin da giovane militò nel partito socialista, passando dopo il congresso di Livorno al comunismo. Prima e dopo l'avvento del fascismo la sua sartoria era divenuta il luogo di ritrovo di tutti i sovversivi più noti di Messina e il luogo di convegno e di appuntamento per i sovversivi provenienti dalla provincia e da altre località della Sicilia e della Calabria. Inoltre nella sartoria venivano portati e spediti pacchi contenenti manifesti sovversivi, stampati alla macchia e confezionati come se si trattasse di pezzi di stoffa Tra i frequentatori più assidui, poi confinati, furono notati i comunisti Francesco Celi, Ignazio Di Lena, Pietro Pizzuto, Luigi Sparatore, Giuseppe Soraci e Umberto Fiore che, per mancanza di abitazione, alloggiò per diverso tempo nella sartoria stessa. Nell'agosto 1924 a Limina, che contava molti comunisti, insieme a Filippo Restivo e Filippo Ricciardi inscenò una manifestazione contro gli assassini di Matteotti. Nel settembre durante una perquisizione gli fu sequestrato un pacco giunto da Palermo con 100 tessere del partito comunista  che doveva distribuire ai compagni. di Ignazio Di Lena, Luigi Sparatore e altri  fu denunziato perché nella loro cella furono trovati manifesti inneggianti al primo maggio, ma il 10 settembre furono6 tutti assolti per insufficienza di prove. Manteneva contatti con i fuorusciti italiani Antonino Calabrò residente a Tucuman e Carmelo Costa residente in Francia. Per potere espatriare nel settembre 1926 aveva chiesto alla Capitaneria di porto il libretto di navigazione come marittimo che gli fu negato. alcuni giorni prima dell'assegnazione al confino si legge tra .l'altro la seguente frase: « ... con una spina dorsale che difficilmente con tutti i soprusi e gli arbitrii che esercita il partito dominante potrà piegare, tutto ciò invece serve di più a rafforzare la mia convinzione e vivificare la fede ...”. Notoriamente era uno dei principali collaboratori dell'ex deputato Francesco Lo Sardo, con il quale si manteneva in continui contatti per tutto quanto riguardava l'organizzazione del partito e principalmente per l'opera di assistenza ai compagni disposta dal soccorso rosso internazionale.


ROCCALUMERA

SILI Rosario di Angelo e di Senni Lucia, nato a Roccalumera il 6 ottobre 1906, residente a Roccalumera, coniugato con tre figli, carrettiere. Ammonito dalla CP di Messina con ord. del 21 giugno 1940 per il suo carattere violento e prepotente.

MAZZEO Giuseppe di Francesco e di Santisi Filippa, nato a Roccalumera il 17 marzo 1 894, residente a Roccalumera, coniugato con quattro figli, licenza dell'istituto di ragioneria e fisico-matematico, impiegato, ex combattente, fascista dissidente. Arrestato il 25 novembre 1942 per la sua sistematica attività disfattista alimentata dall'ascolto di radiotrasmissioni nemiche. Assegnato al confino per anni cinque dalla CP di Messina con ord. del 16 gennaio 1943. Sedi di confino: Tremiti, Pisciotta. Liberato il 27 agosto 1943 in seguito alla caduta del fascismo. Periodo trascorso in carcere e al confino: mesi nove, giorni 3. Del 1919 costituì la prima sezione del partito fascista a Messina e comandò per parecchio tempo le squadre d'azione del fascismo messinese. Alfiere del gagliardetto peloritano, come combattente fu decorato più volte al valore militare e quattro volte ferito. Nel 1925, congedandosi dalle armi, venne nominato presidente dei mutilati, dei combattenti e dei volontari di guerra, nonché membro del consiglio direttivo dell'associazione del Nastro Azzurro. Nel 1935, dopo essersi allontanato da tale associazione per contrasti interni, si allontanò pure dal partito e non rinnovò più la tessera. Spinto da rancore personale, svolse attività contraria agli esponenti del combattentismo e del fascismo messinese, pur rimanendo fedele ai principi del duce. Nel 1941, influenzato da elementi contrari al regime, tra cui un certo Alfredo Scarcella, iniziò un'attiva propaganda disfattista e antifascista. Nel 1943 incaricò Giacomo Lo Vecchio, operaio apprendista dei telefoni di costruirgli un apparecchio radio-ricevente. In seguito ad una perquisizione nella sua abitazione furono rinvenuti numerosi fogli dattiloscritti contenenti il programma di un'associazione clandestina antifascista a tendenza «liberal socialista ».


SANTA TERESA DI RIVA

FLERES Antonino di Francesco e di Nicotina Giovanna, nato a Santa Teresa di Riva il 15 giugno 1882, residente a Messina, celibe con un figlio, avvocato, proprietario, democratico sociale. Arrestato il 31 ottobre 1927 perché ritenuto uno dei maggiori esponenti locali nel campo dell'opposizione contro il governo nazionale , Assegnato al confino per anni tre dalla CP di Messina con ord: del 31 ottobre 1927. La C di A con ord:del 13 gennaio 1928 ridusse a due anni. Sedi di confino: Ustica, Lipari, Ponza. Liberato il 2 novembre 1929 per fine periodo. Periodo trascorso in carcere e al confino : anni due, giorni 3. Fu esponente di una  società operaia con tendenze sovversive e svolse attività politica nel part1to socialista riformista a fianco dell'ex deputato Giorgio Toscano ; poi militò nella democrazia sociale e infine nel partito laburista facente capo all'ex deputato Ettore Lombardo Pellegrino,di cui fu segretario politico. Fu anche direttore del giornale e settimanale «Il Lavoro» e dal 1919 in poi fu sempre oppositore del fascismo.  Diffidato subito dopo l'entrata in vigore dei nuovi provvedimenti di polizia, dal novembre 1926, si ritirò in una sua proprietà dove, dopo un certo periodo di vita appartata, cominciò a tenere riunioni con altri elementi contrari al governo.
Secondo nostre ricerche, Fleres visse negli ultimi anni della sua vita a Sant'Alessio Siculo (allora e sino al 1948 frazione di Forza d’Agrò), nella contrada Lacco,d ove possedeva ampi terreni. Poco prima di morire si sposò e la celebrazione venne officiata dal sac. Musumeci. Morì nel gennaio del 1935 e la Santa Messa fu officiata nella chiesa di S. Maria di Portosalvo a S. Teresa di Riva. Le sue spoglie riposano nel locale cimitero.


TAORMINA

BRIGUGLIO Natale di Francesco, n. a Taormina (ME) il 24 febbraio 1910, res. a Taormina, marinaio in servizio di leva, comunista. Arrestato dall'autorità marittima di Brindisi il 3 maggio 1932 per essere stato a conoscenza del fatto, senza denunciarlo, che altri marinai avevano partecipato ad una manifestazione sovversiva. Assegnato al confino per anni due dalla CP di Brindisi con ord. dell'11 luglio 1932 e incorporato nella compagnia di disciplina di Pizzighettone. Liberato il 13 gennaio 1933 al termine del periodo di leva. Periodo trascorso in carcere e presso la compagnia di disciplina : mesi otto, giorni 11. Alcuni dati sono stati tratti dal fascicolo di Enrico Bard.

DI LEO Carmelo, di Pancrazio e di Cozzo Grazia, nato a Taormina il 4 giugno 1875, residente a Messina coniugato con quattro figli naturali, limitata cultura, marmista, comunista. Arrestato il 10 novembre 1939 per discorsi antifascisti criticando il regime ed asserendo che si stava meglio per discorsi antifascisti criticando il regime ed asserendo che si stava meglio nei tempi in cui i partiti di sinistra imperavano. Assegnato al confino per anni due dalla CP di Messina con ord. dell'11 dicembre 1939. Sedi di confino : Fiumefreddo, Bruzio, Grimaldi. Liberato il 10 novembre 1941 per fine periodo. Periodo trascorso in carcere e al confino : anni due, giorni 1. Precedenti penali per furti, inosservanza di pena, oltraggio, lesioni ed omessa denuncia di coltello. Fece parte della locale Camera del lavoro, frequentò elementi sovversivi e prese parte alle manifestazioni indette dal partito comunista. Anche in seguito allo · scioglimento del partito continuò a manifestare le sue idee non tralasciando occasione per svolgere opera denigratoria.

REPETTO Giovanni fu Agostino e fu Tortarolo Maria, nato ad Arenzano (GE) il 26 giugno 1880, resiedeva a Taormina, appaltatore, antifascista. Arrestato il 16 dicembre 1936 perché criticava le leggi fasciste sul lavoro, pronunciando frasi offensive contro il re e il capo del governo. Assegnato al confino per anni uno dalla CP di Messina con ord. del 4 gennaio 1937. Sede di confino : Tursi. Liberato il 18 marzo 1937 condizionalmente in occasione della nascita del principe ereditario Vittorio Emanuele. Periodo trascorso in carcere e al confino: mesi tre, giorni 3. Il 28 febbraio 1935 fu colpito da mandato di arresto emesso dal tribunale militare di Roma per diserzione e pertanto fu tradotto nelle carceri di Palermo; fu però assolto per non provata reità. Il 10 luglio 1936 fu denunz1ato alla PS di Taormina da parecchi operai dell'impresa Tricomi e Siracusano, occupati nei lavori per l'ampliamento dell'acquedotto di quel comune. Essi testimoniarono che il capo cantiere Giovanni Repetto, sostenendo che il capo del governo aveva tolto la libertà al popolo italiano dissanguandolo con le tasse e rendendolo « peggio degli schiavi »;; più volte aveva pronunciato frasi come queste : « Il re è un inetto e il duce è un pazzoide », il regime ha tolto in Italia la libertà » e « Il fascismo ha ridotto gli italiani alla schiavitù », «Le tasse applicate hanno portato l’Italia alla miseria e Mussolini anziché fare la guerra all'Abissinia avrebbe dovuto provvedere a pagare i debiti fatti all'estero»

TALIO Antonino fu Antonino e di Puglia Paola, n. a Canicattini Bagni (SR) 1'8 marzo 1890, residente a Taormina, coniugato, comproprietario di un caffè, antifascista. Arrestato in esecuzione dell'ord. della CP il 6 aprile 1941 per avere manifestato idee contrarie al regime fascista. Assegnato al confino dalla CP di Messina con ord. del 6 aprile 1941 per la durata della guerra. Sede di confino : Corleto Perticara. Liberato il 28 giugno 1944 in seguito alla caduta del fascismo e alla liberazione. Periodo trascorso in carcere e al confino : anni tre, mesi due, giorni 23. Dopo venti anni di emigrazione da Canicattini Bagni nel Nord America fece ritorno a Taormina. Dal confino, dove era stato ben presto raggiunto dalla moglie, fece ritorno al suo paese con foglio di concessione speciale della questura di Potenza.

Le notizie qui riportate sono tratte dell’Archivio Centrale dello Stato, “Il popolo al confino” (La persecuzione fascista in Sicilia) ricerca curata dai proff. Salvatore Carbone e Laura Grimaldi. 

In copertina: S. Teresa di Riva,1938 - Casa del Fascio nell'edificio Macherione, di fronte la scuola elementare "F. Muscolino": l'immobile, dopo la guerra, nel 1945, fu la prima sede del Liceo Classico "E. Trimarchi".

Più informazioni: antifascisti riviera jonica  confino  


COMMENTI

Salvatore Coglitore | il 08/01/2015 alle 12:27:46

Grazie all’articolo di cui sopra sono venute fuori altre notizie sulle violenze subite dagli agli antifascisti, sempre riferite alla nostra riviera: 1923 – Casalvecchio Siculo, Idra Muscolino viene uccisa durante una manifestazione. Molte donne sono arrestate. Alì, Molte donne prendono a sassate i carabinieri. 1934 – Roccalumera, Carmela Campagna, contadina di 25 anni e madre di 3 figli diffidata per offese a Mussolini per il pignoramento della macchina da cucire, unico sostentamento per la famiglia. 1941 – Santa Teresa Riva, Amalia Gregorio casalinga, nata il 10 marzo 1895 (dal cognome molto probabilmente era originaria di Furci, allora e fino al 1923 fraz. di S.Teresa) fu arrestata e deferita al Tribunale Speciale e condannata per “vilipendio delle forze armate” nel 1942 venne rinviata al tribunale Ordinario.

Lucy Romeo | il 07/08/2015 alle 15:54:04

Nonn leggoo il nome di Antonio Romeo, giornalista antifascista e comunista che ovviamente ha subito confino e carcere.

salvatore coglitore | il 07/08/2015 alle 16:27:06

L'elenco degli antifascsti pubblicati, come specificato, è quello fornito dalla Commissione Provinciale e probabilmente incompleto. Ci invii le notizie su Antonio Romeo che saranno inserite nell'articolo. A onor del vero avevo delle notizie su un certo Romeo, originario di Nizza di Sicilia, ma erano frammentarie e poco certe. Non so se si tratta della medesima persona.

Filippo Di Blasi | il 10/09/2019 alle 22:47:06

Dopo l'arresto la moglie venne messa in manicomio perche' moglie di un comunista e i figli in orfanotrofio. Mio padre mi raccontava che la domenica venivano le donne aristocratiche (c'era la monarchia allora) a portare i giocattoli per i bambini e le "pie suore" (si fa per dire...) a lui e alle sue sorelle non gliene davano perche' figli di comunista scomunicato!

Filippo Di Blasi | il 10/09/2019 alle 22:58:56

Filippo Di Blasi risuta essere stato calzolaio perche' imparo' questo mestiere in Sudafrica prigioniero degli inglesi che lo mandarono dapprima a lavorare nelle miniere d'oro. Il Di Blasi infatti era stato mandato a combattere in prima linea in Africa dove fu fatto prigioniero. Durante il fascismo era entrato a lavorare in ferrovia dove fu poi licenziato per non aver voluto prendere la tessera fascista. Apri' una rivendita di ghiaccio che gli fu chiusa dal regime per lo stesso motivo. Tirno' in Italia dopo la fine della guerra e per vari anni fu il segretario della sezione comunisďta a Messina allora chiamata "brumana". Mori' di cancro dkpo qualche anno. Il prete che doveva celebrare i funerali si rifiuto' in quanto comunista scomunicato. Il partito non fece nulla ne' per lui ne per i figli nel frattempo diventati otto, salvo che conferirgli una medaglia!!!

Salvatore Coglitore | il 11/09/2019 alle 09:49:53

Sig. Di Blasi la ringrazio per le notizie che ha pubblicato, serviranno ad arricchire l'articolo, veda se per caso ha qualche foto di suo nonno (presumo).

Filippo Di Blasi | il 14/09/2019 alle 20:37:54

Grazie a Voi ed all'ottimo e importante lavoro che fate, anche solo pubblicando queste notizie, facendo conoscere fatti emisfatti che altrimenti rimarrebbero ai piu' sconosciuti. Su molti fatti accaduti un passato e' scesa una coltre nera che offusca la vista e le menti, come sta accadendo oggi e ideologie che sembravano sconfitte e sepolte, passate al vaglio severo della Storia, rinascono. Il senso di odio ci pervade, nuovamente! Tuttavia, penso che le persone semplici ed umili, del "popolo", che hanno sofferto e, molte volte, dato la vita per il tormento di un'idea, non hanno quasi mai ricevuto un giusto riconoscimento, anche solo come racconto delle loro gesta, come, invece, coloro che hanno poi assunto cariche pubbliche di rilievo. Ricordiamoci che in Italia, dopo il 25 aprile del 1945 tutti ricordavano di essere stati...antifascisti! La memoria, purtroppo, spesso non e' preservata con grave danno per le generazioni future che non sapranno mai cosa e' veramente successo.Le notizie che ho inviate sono il frutto di conversazioni avute con parenti che, perlopiu', non vivono piu' e di qualche libro letto. Se trovero' una foto gliela mandero' senz'altro. Un cordiale saluto.

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