Giovedì 21 Novembre 2024
Sorgeva nel quartiere S. Famiglia e rimase attivo fino alla Seconda Guerra Mondiale


Il carcere mandamentale di S. Teresa di Riva

di Salvatore Coglitore | 03/10/2016 | STORIA

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Via R. Margherita (incrocio via Cimitero)

A seguito della ennesima crisi politica a S. Teresa di Riva (in 10 anni, dal 1880 al 1890, si susseguirono ben 6 sindaci), il 23 novembre 1893 venne sciolto il Consiglio comunale, sindaco Francesco Paolo Caminiti, e nominato il Regio Commissario Straordinario, cav. Enea D’Osnago. Il suddetto commissario ebbe l’incarico di gestire le elezioni del 17 dicembre e di redigere nel contempo una relazione sulle condizioni e sullo stato di fatto del Comune di S. Teresa di Riva. Relazione che è interessante poiché descrive dettagliatamente le principali strutture comunali esistenti, il loro stato di manutenzione e le opere mancanti. Non appena insediato, il Commissario accertò che nelle casse comunali esistevano ben 15.000 lire! (“Cosa rara per questi tempi”, parole sue). Descrisse lo stato dell’impianto di funzionalità dell’illuminazione a petrolio, il cimitero, il macello, il telegrafo, le scuole (quest’argomento merita un approfondimento successivo), le acque potabili, il carcere mandamentale, gli uffici comunali, le strade, l’esattoria, ecc. Descrisse anche le eventuali opere da realizzare per migliorare tali servizi e strutture. Inoltre sollecitò la realizzazione dei muri d’argini dei torrenti Savoca (muri realizzati nel 1896) e Pagliara (allora Furci faceva parte di S. Teresa).

A titolo di curiosità vediamo come scrisse a proposito del carcere mandamentale. “E’ anche opera della stessa Amministrazione (del sindaco F. P. Caminiti) la messa a nuovo del carcere mandamentale, il quale nella sua proporzionata piccolezza, a tenore della presunta quantità maggiore di detenuti, è pulito, ben fortificato e cinto da alti muri; se non che, a maggiore precauzione, occorrerebbe il rialzamento di un piccolo tratto di muro nello spigolo sinistro di quello di cinta”. Le uniche notizie storiche in merito al carcere dicono che nel 1854 era utilizzato dai borboni per mettere sottochiave i prigionieri politici. Infatti tra gli altri vi morirono a causa del colera due patrioti antiborbonici, reclusi già dal 1850, Paolo Restuccia (Santo Stefano Briga 1815 – S. Teresa 1854), già sindaco del suo paese natio, e il sacerdote Giovanni Crimi (Galati Mamertino 1794 – S. Teresa 1854).

Ma dov’era ubicato il carcere? Grazie alle notizie forniteci dal dott. Michele Zappalà, classe 1922, defunto alla veneranda età di 94 anni lo scorso 22 luglio, siamo venuti a conoscenza che esso era ubicato nella via Regina Margherita nel quartiere Sacra Famiglia, tra la via Cimitero e la piazza della chiesa. Il carcere rimase attivo fino alla Seconda Guerra mondiale e l’ultimo carceriere fu un certo Pietro Sindoni detto “u cardaciaru” (nei ritagli di tempo lavorava la seta), che abitava proprio di fronte il carcere. Il dott. Zappalà ci ha confermato che esso era una piccolo fabbricato a piano terra e si affacciava su un terreno che era tutto recintato da un muro alto, tranne per un piccolo tratto. Ci ricorda che fino agli anni prima della guerra, un assiduo “frequentatore” era un certo Mastr’Antuninu detto “’u jaddinaru” (poiché era specializzato a rubare galline), il quale spesso scappava da quel tratto di muro poco alto. Dopo la guerra il locale non venne più utilizzato a carcere ma adibito a negozio. A metà anni ’50 fu comprato dal capo stazione sig. Domenico Trimarchi, demolito e ricostruito, ed oggi la palazzina edificata è di proprietà del figlio, il preside Enzo Trimarchi.

Tornando alle elezioni del 17 dicembre 1893, venne rieletto il cav. Francesco Paolo Caminiti che amministrò fino al 1905. Quest'ultimo, tra l’altro, nella seduta di Consiglio Comunale del 4 novembre 1899 fece deliberare, per sua espressa volontà, lo stanziamento di 2000 lire per l’acquisto del terreno per potere edificare la chiesa della Sacra Famiglia. Ma questa è un’altra storia.


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