L’Atelana di S. Teresa di Riva: dalla speranza dell’industrializzazione al fallimento
di Paola Rifatto | 15/06/2018 | STORIA
di Paola Rifatto | 15/06/2018 | STORIA
6008 Lettori unici | Commenti 1
Foto di gruppo nello stabilimento Atelana
L’Atelana SpA, azienda produttrice di isolanti termoacustici ricavati dalla lavorazione della lava basaltica dell’Etna, iniziò la sua attività “sperimentale” a Santa Teresa di Riva (Me) nel 1952, nello stabilimento di via Sparagonà già sede della “Citrica”, industria che produsse acido citrico dal 1925 al 1928. L’inaugurazione ufficiale dell’Atelana avvenne, come riportato dalla stampa dell’epoca (Gazzetta del Sud del 3 dicembre 1956) qualche anno dopo, precisamente il 2 dicembre 1956. Alla cerimonia inaugurale intervennero due parlamentari nazionali, il senatore Luigi Ragno e il deputato Uberto Bonino, il deputato regionale Heros Cuzari, il presidente dell’Irfis, esponenti del mondo commerciale e industriale, autorità civili e militari. Il Comune di Santa Teresa di Riva era rappresentato dal vicesindaco Alessandro Turiano. I locali dello stabilimento furono benedetti dal parroco della Chiesa Madonna del Carmelo, sacerdote Salvatore Bonsignore. Per l’Atelana SpA erano presenti il conte Augusto Chiericati, imprenditore vicentino che ricopriva il ruolo di presidente della società, il vicepresidente professor Alberto Garelli ed il direttore ingegnere Enrico Mortillaro. C’era grande entusiasmo perché l’azienda, unica del genere in Italia, aveva molte richieste dei suoi prodotti. L’anno successivo (1957) furono depositati presso la Camera di Commercio di Roma tre brevetti relativi alla lana vulcanica minerale, che vennero registrati dall’Ufficio Centrale Brevetti il 22 agosto 1958. Ma ben presto iniziarono i problemi. Nello stesso 1957 furono licenziati 24 lavoratori e circolò la voce di un trasferimento a Venezia della produzione. Sulla vicenda intervenne l’onorevole Antonino Pino di Barcellona Pozzo di Gotto, deputato del Partito comunista italiano, con una interrogazione parlamentare, nella seduta della Camera del 6 giugno 1957. L’onorevole Pino chiese ai ministri dell’Industria e Commercio e del Lavoro se fossero a conoscenza del licenziamento dei 24 operai e se avessero consistenza le voci secondo cui la società, dopo aver usufruito dei finanziamenti regionali a favore delle nuove industrie, con il pretesto delle spese di trasporto dalla Sicilia al Nord, mercato di sbocco dei prodotti, intendesse trasferire nel Settentrione ogni sua attività. All’interrogazione rispose, nella seduta del 21 ottobre 1957, il sottosegretario di Stato per l’Industria e Commercio, onorevole Fiorentino Sullo, riferendo che era stata smentita nella maniera più assoluta la notizia del trasferimento dell’attività industriale. Il sottosegretario specificò altresì che la società, pur avendo richiesta di prodotti da parte dell’industria nazionale ed estera, non poteva competere con le altre aziende per l’alto costo dei trasporti, che incideva per il trenta per cento circa sul totale dei costi di produzione. L’Atelana aveva pertanto avviato trattative con le Ferrovie dello Stato, perché solo riducendo il costo dei trasporti, poteva produrre a pieno regime con conseguente aumento dell’occupazione. Al momento la società aveva 44 dipendenti di cui 32 operai e 12 tra capi-reparto ed impiegati. Il licenziamento di 24 lavoratori, disposto il 31 maggio 1957, era stato determinato dalla sospensione dell’attività di un impianto pilota, destinato a soddisfare i bisogni di materiale isolante dell’industria dei frigoriferi, la cui richiesta nel periodo estivo, subiva una contrazione, ma gli stessi sarebbero stati riassunti alla ripresa di tale produzione. Nonostante la risposta dell’onorevole Fiorentino Sullo e le rassicurazioni fornite dalla dirigenza dell’Atelana, la situazione continuò a restare critica e tra il 1962 e il 1968 si susseguirono una serie di scioperi. Il 1 luglio 1968 i dipendenti dell’Atelana furono sospesi dal lavoro, con la motivazione del rinnovo degli impianti, ormai obsoleti, ma l’attività non riprese mai più. I lavoratori, nell’ottobre del 1969 stilarono un documento in cui, nel denunciare la grave situazione di crisi dell’impresa, ormai chiusa da oltre un anno, chiedevano la solidarietà dei concittadini per salvare l’unica industria di Santa Teresa di Riva. Il Comune era retto da un commissario, l’avvocato Carmelo Iaria, che si recò a Palermo per interloquire con il presidente della Regione e il presidente dell’Espi (Ente siciliano per la promozione industriale). Ma la situazione non si sbloccò. Così nel 1973 fu dichiarato il fallimento della Atelana SpA e si chiuse definitivamente la pagina più significativa della storia industriale di Santa Teresa di Riva.
In copertina: Foto di gruppo nello stabilimento Atelana, con funzionari dell'Assessorato regionale al Lavoro tra i quali i funzionari degli Uffici di collocamento Briguglio di Scaletta e Lo Giudice di Antillo. Foto fornita da Giuseppe Briguglio di Scaletta