La presenza dei Gesuiti a Sciglio
di Salvatore Coglitore | 25/11/2014 | STORIA
di Salvatore Coglitore | 25/11/2014 | STORIA
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I Gesuiti, ovvero la Compagnia di Gesù, ordine religioso fondato a Parigi nel 1534 da Sant’ Ignazio di Loyola, già nel 1548, a seguito della bolla papale a firma di Paolo III, si stabilirono a Messina, mentre la loro presenza nella riviera jonica è testimoniata sin dal 1586 nell’allora Marina di Savoca e precisamente a Sciglio (oggi frazione di Roccalumera) e dal 1708 a Bucalo (oggi quartiere di Santa Teresa di Riva). Nella riviera tirrenica, invece, erano presenti a Barcellona Pozzo di Gotto. Tralasciamo le notizie riguardanti il popoloso quartiere Bucalo, poiché già pubblicate nel libro ”Beata Vergine del Monte Carmelo - Storia della chiesa e le origini del culto” (Ed. Help, 2014) e le notizie su Barcellona Pozzo di Gotto, poiché non rientrano in questa breve ricerca. Le notizie qui pubblicate sono state ricavate dal bando d’asta del 30 marzo 1780, che disponeva la vendita dei beni dei Gesuiti, riportato nel corposo volume “Le grandezze e le glorie del cristianesimo nella Sicilia Orientale e nord Orientale” – 1940, scritto dal cappuccino Padre Giampietro da Santa Teresa, al secolo Giuseppe Rigano (Santa Teresa di Riva 1881- Messina 1950). Chiariamo che l’onza (oncia) è un’antica moneta siciliana, che vale 30 tarì (un tarì equivale a 20 grana) e che col termine “massaria” s’intende un’azienda agricola con terreni coltivati a limoneti, vigneti, frutteti e con fabbricati destinati ad abitazione, magazzini, trappeti, palmenti, fondaci, mulini e con mandrie di pecore, canneti, gelseti, ecc. 1586: la massaria di Sciglio ai gesuiti 1767: i Gesuiti vengono cacciati dai Borboni 1780: i beni dei gesuiti messi all’asta Case rurali esistenti in detta massaria di Sciglio locata oretemus agli infrascritti: Gabelle nella massaria di Sciglio possedute dagli infrascritti: Censi appartenenti alla masseria di Sciglio dovuti agli infrascritti. L’elenco continua con altri due censi che pur appartenendo alla massaria di Sciglio si trovano in luoghi distanti. Le decime dei prodotti di alcuni luoghi convicini alla massaria di Sciglio e posseduti dai particolari come: Contrada Sciglio Contrada Molino Contrada Mirto Contrada Scarafaggio Contrada Pirainazzo Contrada Nino Contrada Scotafai Contrada Loviale Contrada Cucco Contrada Lorionella Contrada Mirto Consistenza economica - Sciglio 275 onze Mentre nell’anno 1777-78 si ricavava: Si evince quindi che la massaria di Sciglio era quella che rendeva di più. Cosa rimane oggi a ricordo della masseria di Sciglio?
I Gesuiti, in data 6 marzo 1586, avevano avuto in dono da Donna Bernarda Mazza una masseria posta nella Marina di Savoca e precisamente a Sciglio. Importante è stata la loro presenza nella Marina di Savoca poiché incrementarono la religione, le attività economiche e commerciali; vi fu, infatti, un lento ma costante aumento della popolazione nella Marina, perchè parecchia gente dai paesi collinari si trasferì e intraprese attività commerciali e agricole, facendo così crescere tra li marinoti il desiderio dell’autonomia amministrativa da Savoca. I Padri Gesuiti rimasero a Sciglio per ben 181 anni e sicuramente influenzarono profondamente la cultura religiosa, agricola e commerciale dell’intero hinterland jonico.
Nel 1767 i Gesuiti furono scacciati dal governo borbonico, regnante Ferdinando I, e tutte le loro proprietà furono confiscate e messe all’asta. L’asta comprendeva tre vaste aree, due nella Terra di Savoca (Sciglio e Bucalo) e una a Barcellona Pozzo di Gotto. Il prezzo base minimo complessivo fu stabilito in 12.000 onze (4.000 onze da pagarsi subito e 8.000 suddivise in rate in 4 anni con l’interesse al 5%). Come già detto, tralasciamo l’elenco dei beni di Bucalo e di Barcellona, poiché non interessano questa ricerca.
Ecco l’elenco dei beni facenti parte della Masseria di Sciglio, così come risulta dall’elenco del bando d’asta del 30 marzo 1780.
“Esiste nel territorio di Savoca e consiste in vigne, ulivi, gelsi, poco terreno seminatario, case con gabelle esistenti in essi amministrati in economia: Massaria nominata di Sciglio. Questa massaria esiste nella furia di mezzogiorno di pertinenza dell’abolito Collegio primario dei Gesuiti di Messina come donatario di Bernarda Mazza, in forma di donazione al 6 marzo 1576 incluso in detto luogo il mulino e trappeto ed altri luoghi comprati cioè uno di D. Domenico Cuglituri per contratto in Notar Flaminio Benevento al 16 maggio 1745 ed altri cinque luoghi pervenuti come per contratto di permuta in detti atti ai 15 gennaio 1746 e ratifica di essi al 23 gennaio suddetto. Consiste la massaria suddetta in vigne, ulivi, frondi, fichi e poco terreno seminata rio”. Tra le righe il cappuccino Padre Giampietro scrive che dal 1751 in avanti della massaria di Sciglio era responsabile il sig. Carmelo Giannetto, nato a Savoca il 7 giugno 1719 e che venne ricevuto dai gesuiti il 2 dicembre 1740, mentre nel 1751 ottenne il grado di curatore della cosa agraria.
Casa terrana, ove al ponte abita mastro Antonino Campagna locatagli per onze 0 e tarì 18;
Altra locata a mastro Antonino Campagna fu Filippo onze e tarì 24;
Altra solarata locata a mastro Giovanni Caponiti per onze 1 e tarì 0;
Casa solarata locata a Biagio Stracuzzi per onze 0 e tarì 18;
Altra locata a Giovanni Di Bella per onze 0 e tarì 20;
Due case solarate locate a mastro Giuseppe Giardo per onze 4 e tarì 15;
Casa terrana locata a mastro Di Gregorio per onze 1 e tarì 0;
Altra locata a Matteo Maccarone per onze 0 e tarì 20;
Altra locata a Angela Stracuzzi per onze 2 e tarì 0;
Altra locata a Giovanni Poliatti per onze 0 e tarì 20;
Altra locata a Giovanni Ciatti per onze 0 e tarì 12;
Altra locata a Giuseppe Caponiti per onze 0 e tarì 18;
Altra locata a Carmelo Parisi per onze 0 e tarì 20;
Altra locata a Giovanni Ricciardo per onze 0 e tarì 18;
Altra locata a Giuseppe Briguglio per onze 0 e tarì 18;
Altra locata a Domenico Flattesi per onze 0 e tarì 10;
Altra locata a Andrea Di Bella per onze 0 e tarì 14;
Altra locata a Pasquale Pugliatti per onze 0 e tarì 15;
Altra locata a Giacomo Starrantino per onze 0 e tarì 12;
Somma totale per onze 8 tarì 72.
Gabella del forno a Giuseppe Liardo onze 5 tarì 0;
Fondaco ad Antonino Caponiti onze 22 tarì 0;
Orto a Cosma Egitto onze 0 tarì 2;
Stazzone a mastro Luciano Molino onze 3 tarì 0;
Molino a Nunzio Polimeno onze 21 tarì 15;
Tesseria a mastro Vincenzo Russo onze 2 tarì 12;
Creta a mastro Luciano Molino onze 0 tarì 15;
Mandra a Francesco Napoli onze 9 tarì 23;
Mangano di seta a Giovanni Pugliatti onze 0 tarì 15;
Somma in tutto onze 75 tarì 22.
Antonino Barbara sopra i suoi affetti onze 0 tarì 11;
Antonino Caponiti sopra un fondo onze 0 tarì 15;
Eredi di Antonino Mazzulo sopra i suoi affetti onze 0 tarì 6;
Don Angelo Todaro sopra i suoi affetti onze 0 tarì 11;
Carmelo Riberto sopra i suoi affetti onze 0 tarì 15;
Don Domenico Spadaro sopra i suoi affetti onze 1 tarì 6;
Cosma Egitto sopra i suoi affetti onze 0 tarì 7;
"Giuseppe Antonio Trimarchi sopra un luogo consistente in censi, ficare, vigne disperse, terre vacue con casaleno dentro, sito e posto nel territorio di Savoca, nella contrada Catalmo (oggi contrada di S.Teresa di Riva) della quantità di tumoli 7 di terre, 2 occupanti da migliora 5 di vigna ed alberi e tumoli 2 terreno scapolo concessagli per contratto a 3 ottobre 1774 ratificato agli atti di notaro Don Domenico Gaspare Sarci ai 22 aprile 8 indi 1775; Antonino Bucalo sopra un luogo sito e posto nel territorio di Savoca in contrada Rina (oggi fraz. di Savoca), consistente in vigne vecchie da doversi spiantare e rimuovere, altre seminerie, olivare, pirare, celsi, ficare e ruvoli con casa terrana e palmento dentro, alla quantità di tumoli 2,10 terre, cioè: tumoli 6 terre coperte di migliaia 4 di vigne;tumoli 1, terre coperte d’alberi e tumoli 1,3 terreno scapolo per contratto enfiteutico in notar D. Giuseppe Sannò di Messina al 1° giugno 1769, agli atti di D. Domenico Gaspare Sorci ai 12 aprile 1775; Somma il tutto onze 16 tarì 0".
D. Cosma Egitto
Nicolò Spadaro
Domenico Stracuzzi
Francesco Polimeni
Antonino Lucchesi
Francesco Riberto
Paolo Riberto
Antonino Rasconà
Francesco Lucchese
Carmelo Mosca
Domenico Andronati
Pietro Garufi
Antonino Campagna
Domenico Tracuzzi
Anna La Rosa
Domenico Crisafulli Carbone
Sebastiano Egitto e figlio Pietro
D. Antonino Rasconà
D.Domenico Spadaro
Domenico Garufi
Sebastiano Spadaro Nasca
D. Pietro Giunta
Antonino Arrigo
D. Michele Parisi
Antonino Lucchesi
D. Letterio Argiroffi
D. Domenico Spadaro
D. Giuseppe Romeo
Giovanni Poligatti
Pietro Allegra
Sebastiano Savoca
D. Sebastiano Egitto
D. Antonino Spadaro
Felice Coccio
Francesco La Rosa
Caterina Vecchia
D. Antonino Marisca
D. Matteo Villari
Francesco Riberto
Carmelo Caponiti
D. Vincenzo Crisafulli
D. Antonino Tuccari
Antonino Caponiti
Francesco Gaspano
Francesco Polimeno
Cosma Di Leo
D. Giuseppe Giunta
D. Sebastiano Savoca
Tommaso Giunta
Pietro Allegra
Antonino Crisafulli
Candiloro Gaspanelli
Antonino Spadaro
Natale Spadaro Celi
P.Cacciola Villa di Cani
Carmelo Riberta
D. Giovanni Giunta
Ecco i valori al netto della consistenza economica che si ricava nelle masserie di Sciglio, Bucalo e Barcellona Pozzo di Gotto. Dal coacervo sui libri formato dagli espulsi Gesuiti, risulta lo stato dell’ultimo decennio corso dell’anno 1756 del 5 gennaio a tutto l’anno 1765 al 14 gennaio dedotto dalle spese per l’amministrazione nelle somme di:
- Bucalo 93 onze e 15 tarì
- Barcellona Pozzo di Gotto 261 onze e 25 tarì
- Sciglio 346 onze 4 tarì e 4 grana
- Bucalo 106 onze e 19 tarì e 8.2 grana
- Barcellona Pozzo di Gotto 200 onze e 22 tarì e 17.2 grana
La gara d'asta vinta dal marchese di S. Leonardo Giovanni Carrozza
All’asta delle tre masserie di Bucalo, Sciglio e Barcellona, si presentarono Don Simone La Rina e Don Domenico Crisafulli in qualità di rappresentanti, per conto di due nobili acquirenti non menzionati. La base d’asta partiva da 12.000 onze e dopo vari rialzi, venne aggiudicata a Don Simone La Rina (per conto del Marchese Giovanni Carrozza) per 13.030 onze.
Secondo quanto scrive Padre Giampietro a suo giudizio la somma complessiva pagata per le tre massarie fu irrisoria. I terreni comprati dal marchese Carrozza vennero dati in massima parte a colonia perpetua e in gabella e coltivati a vigneti e ortaggi. L’unico impegno per il marchese Carrozza fu quello di realizzare dei bastioni (muri di sostegno) per proteggere il villaggio di Sciglio dall’omonimo torrentello.
Ancora oggi nelle campagne di Sciglio esiste una vasta gamma di architettura rurale che andrebbe salvaguardata e valorizzata, come antichi palmenti, trappeti, mulini, pozzi, trafori, vasche d’irrigazione (gebbie) e tipiche case in muratura (penso alla contrada Santu Vitu), e sicuramente molte delle quali erano compresi nella massaria dei gesuiti.
Visto che i Gesuiti avevano questi vasti possedimenti, ci domandiamo dove era ubicato il loro luogo di residenza. Nel suddetto elenco tra i beni messi all’asta non si evince quale di quelle case “terrane” (a un solo piano) o “solerate” (a due piani) messe all’asta possa essere stato il loro luogo di residenza e di preghiera. Ma sempre Padre Giampietro, in un altro capitolo del suo dattiloscritto, parlando di Roccalumera scrive testualmente: ”…i Gesuiti costruirono quell’immenso edificio artistico e panoramico, esistente sul colle, dirimpetto, oggi, (1940) all’Istituto Antoniano di Roccalumera…dove vi sono delle vestige religiose”. Quindi quella che noi oggi comunemente chiamiamo - villa Carrozza o villa San Leonardo, era in origine il luogo di preghiera e l’abitazione dei gesuiti! L’edificio, data le sua caratteristica panoramica mozzafiato, una volta acquistato dal marchese Giovanni Carrozza, venne destinato come sua residenza estiva, facendo eseguire delle modifiche e ampliamenti in base alle sue esigenze personali. Mentre, ancora oggi a Roccalumera a ricordo del collegio dei gesuiti esiste “la via Collegio”, che probabilmente si trovava nelle immediate vicinanze. (le foto di Sciglio sono del gruppo Facebook Xilium Sciglio)