La spaventosa bufera del 1879 e il gesto eroico di un giovane marinaio di Furci
di Paola Rifatto | 10/11/2024 | STORIA
di Paola Rifatto | 10/11/2024 | STORIA
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Era una domenica del 1879, esattamente il 28 settembre, quando a mezzogiorno una spaventosa bufera di terra e di mare colpì Messina e le zone adiacenti. Acqua, neve, grandine, tuoni e vento piombarono sulla città con una violenza inaudita sommergendo bastimenti, allagando case e campagne, atterrando ponti, ostruendo abitazioni, causando straripamenti, schiantando alberi, facendo vittime e portando ovunque spavento e desolazione. Le onde del mare, tempestoso per la furia del vento, aggredivano le imbarcazioni ancorate nel porto: i loro ormeggi diventavano inefficaci, il pericolo sempre più cresceva, le grida di soccorso erano continue e strazianti. In questa drammatica situazione il capitano del porto cav. Comandù e gli ufficiali La Corte e Gualandi, coadiuvati dal nostromo di porto Versace e da tutto il personale della Capitaneria, seppero operare con grande efficacia e sollecitudine. Riuscirono così a mettere in salvo il “mistico” (bastimento a vela con tre alberi) Francesco del Padron La Fauci diretto per Milazzo, un altro “bovo” (bastimento a vela con un solo albero) ad esso vicino e il brigantino goletta Nuovo Buonazinga del Padron Buonazinga i quali, sbandati, mal si sorreggevano a galla. L’unico naufragio fu quello del brigantino goletta Ciccio Tabuso, capitano Andrea Spina, carico di botti di vino, proveniente da Riposto, che venne abbandonato tra Reggio Calabria e Maregrosso dall’equipaggio composto da sette persone. Gli uomini dell’equipaggio furono messi in salvo dalla nave “Elvira” del compartimento di Venezia, al comando del capitano Vianello, il quale nella difficile situazione fece tutto quello che era possibile fare. La Capitaneria di Porto, venuta a conoscenza dell’accaduto, tentò di recuperare l’imbarcazione, ma il mare grosso e il buio non consentirono il salvataggio e il “legno” fu inghiottito dalle onde ancora tempestose. Nella pubblicazione “Movimento della Navigazione nei porti del Regno”, anno 1879, risulta che il brigantino (Compartimento marittimo di Catania, tonnellate 67, con carico di vino) naufragò per temporale sulla spiaggia di Scaletta Zanclea. La bufera colpì anche la zona jonica. Il torrente Savoca, ingrossato dalla piena delle acque, travolse sei persone: erano vicine a morire, quando un giovane marinaio di Furci, all’epoca borgata di Santa Teresa di Riva, Carmelo Pesce, con atto eroico si lanciò nel torrente e lottando con i cavalloni riuscì a salvarne cinque; non fece in tempo a strappare alle acque la sesta, una donna che sotto i suoi occhi fu trascinata dai vortici del mare. La Gazzetta Ufficiale del Regno d’Italia del 1 ottobre 1879, nel riprendere la notizia dalla Gazzetta di Messina del 29 settembre, aggiunse questo commento: “Nell’additare alla pubblica benemerenza questo giovane eroe, siamo certi che il Municipio di S. Teresa di Riva saprà fare con lui il proprio dovere”. Non sappiamo se al giovane Carmelo Pesce fu data una qualche benemerenza, ma ci è sembrato giusto mantenere vivo il ricordo di questo atto di eroismo compiuto 145 anni fa.