Domenica 06 Ottobre 2024
Un libro dell'Aeronautica militare ricostruisce le loro vite e la morte durante la guerra


La storia dei fratelli Lo Schiavo di Santa Teresa, quattro eroi caduti per la patria

di Andrea Rifatto | 07/07/2024 | STORIA

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La Medaglia d'Oro Antonino Lo Schiavo e la targa della via

Quattro vite spezzate in giovane età, una madre che rimane con altri cinque figli e una vita non facile da affrontare. È la storia dei fratelli Lo Schiavo di Santa Teresa di Riva, eroi di guerra caduti tra il 1941 e il 1943, raccontata adesso nel libro “La Regia Aeronautica nella Campagna di Russia (1941-1943)”, edito da Rivista Aeronautica, un lungo lavoro di ricerca condotto dal tenente colonnello medico dell’Aeronautica militare Paola Verde e dal giornalista Vincenzo Grienti, che racconta la missione della Regia Aeronautica sul fronte sovietico al seguito del Corpo di Spedizione Italiano in Russia (CSIR) e dell’Armata Italiana in Russia (ARMIR) dal 1941 al 1943, attraverso documenti d’archivio, diari storici, biografie e testimonianze ritrovate degli aviatori italiani che vi presero parte. Un lavoro che coniuga il rigore scientifico alla divulgazione storica, utilizzando le fonti conservate all’Archivio dell’Ufficio Storico dello Stato Maggiore dell’Aeronautica e in altri archivi pubblici e privati, corredato da fotografie, disegni, interviste e articoli di giornali dell’epoca. Nel libro vengono messe sotto la lente di ingrandimento anche le azioni dei gruppi, delle squadriglie e i dettagli relativi ai protagonisti, molti di loro caduti in azione o dispersi. Tra queste la storia della famiglia Lo Schiavo e dei suoi quattro caduti in guerra, ai quali nel 2011 è stata intitolata una via a Santa Teresa di Riva, nel quartiere Portosalvo dove sono nati e cresciuti.

Antonino Lo Schiavo (1916-1943)
Allo scoppio della Seconda Guerra Mondiale Antonino Lo Schiavo, nato a Santa Teresa di Riva il 22 maggio 1916, è un sergente maggiore pilota della Regia Aeronautica mobilitato in “territorio di guerra” come del resto tutti gli altri stormi, gruppi e squadriglie. Lo Schiavo ha una carriera militare alle spalle essendo già stato volontario nel Regio Esercito nel 222° Reggimento Fanteria. La sua passione per il volo lo porta a fare domanda, previa rinuncia al grado di caporale, ad aviere allievo sergente pilota. Nel 1936 si trova al Regio Aeroporto di Aviano, successivamente alla scuola pilotaggio di Rimini nel giugno del 1936, quindi alla scuola di Malpensa a ottobre dello stesso anno. Assegnato al 52° Stormo CT di Ghedi nel giugno 1937, Lo Schiavo viene promosso sergente pilota e trattenuto in servizio fino all'invio in “missione speciale oltremare” dall'8 gennaio al 1° ottobre 1938. Una volta rientrato dalla Spagna viene riassegnato al 52° Stormo e a conflitto scoppiato, viene trasferito nel marzo 1941 da Ciampino Sud, sede del 22° Gruppo, al Comando Aeronautica dell'Albania per poi raggiungere l'aeroporto 80 del Comando Aviazione del CSIR in forza alla 359ª Squadriglia. Il 1° novembre 1941 rientra in Italia destinato ad altro incarico e viene sostituito dal sergente Vittorio Scipioni. Nel dicembre 1941 si trova nuovamente all'aeroporto di Ciampino Sud con il 18° Gruppo. Tuttavia, Lo Schiavo, il 18 luglio 1942 ritorna al comando del 22° Gruppo a Ciampino Sud e poi al Regio Aeroporto di Capodichino. Infine, viene trasferito in Albania per rientrare nuovamente a Capodichino. Un'attività davvero intensa, la sua, basti pensare che dallo scoppio della guerra fino al 5 novembre 1942 ha partecipato a operazioni belliche contro la Francia, la Grecia, la Jugoslavia, la Russia e nel Mediterraneo. Ma è proprio per difendere i cieli partenopei che Lo Schiavo viene abbattuto il 15 febbraio 1943 in località Sant'Anastasia, in provincia di Napoli. Per quest’azione viene insignito della Medaglia d'Oro al Valor Militare alla memoria con la seguente motivazione: "Pilota di eccezionale valore, combattente insuperabile per ardimento e perizia, già distintosi su altri fronti. Più volte decorato al Valor Militare sul campo, avendo perduto gloriosamente due fratelli sui campi di battaglia, ed essendo stato assegnato a una sede di seconda linea, con magnanimità di eroe purissimo non ha voluto abbandonare la lotta. In una incursione aerea nemica da parte di numerose formazioni di quadrimotori, impegnava l'impari lotta e abbatteva un apparecchio nemico. In una seconda incursione aerea si lanciava con il suo velivolo all'attacco conscio della formidabile reazione avversaria. La lotta che sosteneva con pochi gregari veniva coronata dall'abbattimento di uno dei velivoli incursori. Con l'apparecchio crivellato dalle raffiche avversarie continuava strenuamente a lottare, finché colpito a morte immolava la sua giovane vita per la grandezza della Patria (cielo di Napoli, 7-15 febbraio 1943)”.

I tre fratelli Lucio, Carmelo e Francesco
In realtà il pluridecorato maresciallo di 3ª classe Antonino Lo Schiavo, alla data del Decreto Legge del 13 luglio 1945 che gli concedeva la Medaglia d'Oro, aveva perso non due fratelli, ma tre. Il primo è il marinaio infermiere Lucio Angelo Lo Schiavo, nato a Santa Teresa Riva il 5 gennaio 1918 e morto a 23 anni, il 15 marzo 1941, all'ospedale da campo numero 403 a seguito del siluramento della Regia Nave Ospedale Po. Lucio Angelo era stato seppellito a Valona nel cimitero cattolico militare alla tomba numero XXX. Il secondo fratello è il cannoniere della Regia Marina Carmelo Lo Schiavo, nato a Santa Teresa Riva il 10 marzo 1919, morto a 22 anni il 29 marzo 1941 nella Battaglia di Capo Matapan (Grecia), a seguito dell'affondamento dell'incrociatore Pola su cui era imbarcato. Carmelo, in realtà, viene dichiarato disperso in quanto non viene recuperato tra i superstiti dell'equipaggio, né trovato tra i morti. Il terzo fratello è il marinaio di leva Francesco Lo Schiavo, nato a Santa Teresa di Riva il 25 febbraio 1923 che, giudicato idoneo alla ferma di 28 mesi il 26 febbraio 1942, viene posto in congedo illimitato. Tuttavia, nonostante la morte/dispersione di tre suoi fratelli, la chiamata alle armi giunge puntualmente il 19 maggio 1943. Francesco scompare in mare per cause imprecisate a 19 anni, il 9 settembre 1943, il giorno dopo la firma dell'armistizio mentre presta servizio a Marina di Brindisi. Secondo testimoni poco prima dell'8 settembre, era rientrato a Taranto da Crotone imbarcato sulla nave Scorpione.

La madre e gli altri figli
Dunque, quattro figli caduti per l'Italia dei sei maschi partoriti da Maria Carmela Rigano che, oltre a essere vedova, vede morire nel giro di due anni coloro che le possono dare sostentamento. Una vita non facile soprattutto nel dopoguerra: la signora Rigano vedova Lo Schiavo, infatti, resta con un figlio piccolo, uno emigrato in America con famiglia a carico e tre figlie femmine. Solo grazie all'interessamento di don Giuseppe Lo Schiavo, cappellano militare all'ospedale di Catanzaro, figlio di primo letto del marito, la signora Rigano riesce a capire come ottenere la concessione delle pensioni. Infatti, per quanto lei a ogni figlio caduto o disperso si recasse in Comune per far produrre un atto di notorietà in cui si evincesse il suo stato civile, senza mezzi e con figli a carico, e soprattutto producesse documentazione sul fatto che tutti i figli fossero celibi e senza prole, non riceveva mai risposta. Solo il 31 agosto 1946 il Deposito C.E.M. di Taranto ufficio dispersi e prigionieri della Marina fa sapere a don Giuseppe che al loro indirizzo la vedova non aveva mai presentato le istanze, per ottenere il trattamento economico spettante alle famiglie dei dispersi, irreperibili, deceduti. La questione si risolve dopo molto tempo, ma grazie all'Aeronautica che interviene concedendo la Medaglia d'Oro al Valor Militare proprio ad Antonino, la famiglia Lo Schiavo di fatto, viene aiutata a mantenersi economicamente.


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