Lo sbarco degli Alleati in Sicilia e l’importante ruolo di Santa Teresa Riva -FOTO e VIDEO
di Nino Rifatto | 09/08/2020 | STORIA
di Nino Rifatto | 09/08/2020 | STORIA
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Le imbarcazioni degli Alleati sulla spiaggia
Era il 17 agosto 1943 e le truppe degli Alleati giungevano a Messina. Gli ultimi militari tedeschi avevano lasciato la città all’alba, dopo aver fatto saltare le banchine del porto e le apparecchiature della base navale. Terminava, così, l’occupazione della Sicilia. L’unico sbarco alleato nella Sicilia nord-orientale era avvenuto il giorno precedente, il 16 agosto, a Scaletta Zanclea, la cosiddetta Operation Blackcock. I commandos, le truppe d’assalto della 8a armata britannica (circa 400 uomini), si erano imbarcati a Catania alle otto di sera del 15 agosto 1943. Nella prima parte della serata vi era stata una eclissi di luna, che era durata fino alle due del mattino e aveva rallentato le operazioni. Originariamente lo sbarco doveva avvenire a Capo Alì, ma poi fu deciso di sbarcare più a nord, anche se non era stata fatta alcuna ricognizione delle spiagge. Lo sbarco avvenne quindi nei pressi di Capo Scaletta, tra le tre e le otto del mattino, sotto bombardamenti intermittenti. Quando i commandos entrarono nel centro abitato scalettese, dei soldati tedeschi non c’era più traccia. Mentre le truppe d’assalto entravano a Scaletta, la forza principale dell’8a armata (come risulta dai giornali canadesi del 17 agosto 1943) era giunta a Santa Teresa di Riva, circa venti miglia a sud di Messina, dopo gli ultimi contrattacchi tedeschi del 15 a Sant’Alessio Siculo. Una volta completata l’occupazione della Sicilia, i comandi alleati completarono la pianificazione delle operazioni per sbarcare sulla penisola. Già il 14 agosto era stata decisa quella che fu chiamata “Operation Baytown”, lo sbarco alleato sulle coste calabre. In questa operazione di sbarco, Santa Teresa di Riva assunse un ruolo importante e a lungo poco conosciuto. Nel fabbricato accanto alla villa Spadaro, sulla via Francesco Crispi (foto sopra), fu insediato l’Ufficio di coordinamento delle operazioni navali, il Ferlo (Force Embarkation Royal Landing Officers); nella casa di Natale Caminiti, nel quartiere Sacra Famiglia (foto sotto), uno dei pochi se non l’unico edificio esistente all’epoca sulla spiaggia, fu issata la bandiera della Royal Navy britannica e fu stabilito un punto di osservazione e di comando degli ufficiali. Nel mare antistante Santa Teresa, inoltre, come risulta dalla Storia del Servizio Medico Canadese, venne ancorata una nave ospedale. La cittadina jonica venne scelta come porto di imbarco, insieme a Catania e a Mili, perché una volta fatti saltare dalle truppe tedesche tutti i ponti di collegamento per raggiungere Messina, la foce del torrente Agrò, per la sua ampiezza, si prestava perfettamente per un ordinato allineamento dei mezzi e degli uomini che dovevano essere imbarcati. Da Santa Teresa salparono alla volta di Reggio Calabria i mezzi da imbarco medi, i Landing Craft Mechanized (LCM), mentre per i Landing Craft Assault (LCA), il più piccolo dei mezzi da sbarco che trasportava le truppe di assalto, il tragitto da Santa Teresa alla Calabria, circa 25 km, fu ritenuto troppo lungo e fu deciso di utilizzare la spiaggia di Mili Marina, che dista 7 km dalla costa calabra; dal porto di Catania partirono invece le navi e i mezzi da sbarco più grandi, Landing Craft Infantry (LCI) e Landing Ship Tank (LST). Durante i 14 giorni precedenti il D-day, l’attacco alla costa calabra, c’era un grande movimento di mezzi navali nel mare antistante Santa Teresa: pattuglie di commandos (squadre speciali d’assalto) sbarcarono sulla costa meridionale della Calabria ed in particolare a Bova Marina nelle notti tra il 26 e il 29 agosto, con il fine di distrarre l’attenzione del nemico sugli approdi effettivi. Il 27 agosto la preparazione dei mezzi da sbarco fu completata ad Augusta. La 3a Canadian Infantry Brigade, (composta da Le Royal 22e Regiment, The Carleton and York Regiment e The West Nova Scotia Regiment) il 29 agosto si trasferì ad Augusta per l’imbarco degli equipaggi e dei mezzi da sbarco che dovevano essere utilizzati nell’assalto. Le spiagge strette, l’oscurità della sponda calabra e le forti correnti dello Stretto, costrinsero la Marina Britannica ad installare luci di transito fisse e fari sulla sponda siciliana ed inoltre fu previsto lo sparo di proiettili traccianti per meglio individuare le spiagge d’assalto. Sulla spiaggia di Santa Teresa di Riva e in quella di Mili Marina, quindi, furono collocati segnali luminosi per indicare la destinazione delle truppe. Il 31 agosto, appena 17 giorni dopo l’inizio della pianificazione e nonostante numerosi cambiamenti, l’Operation Baytown era pronta per l’esecuzione. Nel pomeriggio dell’1 settembre due reggimenti della 3a Brigata Canadese (il The West Nova Scotia Regiment (I) e il Carleton & York Regiment) furono spostati a Catania dove si imbarcarono a tarda sera sui mezzi da sbarco più grandi e arrivarono a Mili Marina la mattina del 2 settembre. Il battaglione di riserva della 3a Canadian Infantry Brigade si trasferì a sua volta a Catania il 2 settembre e li si imbarcò per unirsi al convoglio d’assalto. Unità della 1a Canadian Infantry Brigade si spostarono alle loro aree di assemblaggio tra Taormina e le spiagge d’imbarco di Santa Teresa, dove vi era il quartier generale. Il 2 settembre la 2a Canadian Infantry Brigade lasciò Militello, seguendo lo stesso percorso, per imbarcarsi sulla spiaggia di Santa Teresa. Grande attenzione era stata prestata, non solo con ricognizioni preliminari, ma anche con l’organizzazione di un rigido controllo del traffico lungo la strada costiera orientale. Era necessario infatti nascondere la preparazione delle due divisioni d’assalto da occhi indiscreti. Per tutta la calda giornata del 2 settembre le truppe a Mili Marina e a Santa Teresa aspettarono le tenebre per il primo attacco sulla terraferma dell’Europa. L’ombra delle colline della vallata dell’Agrò, durante la giornata, fornì rifugio per le truppe e un po’ di respiro dal sole. Gli uomini furono allineati nei pressi della foce dell’Agrò con cura, nei loro gruppi seriali e con le loro attrezzature in modo che l’imbarco fosse rapido e preciso. Alle ore 4.30 del 3 settembre 1943 (giornata che avrebbe segnato anche la firma dell’armistizio italiano) iniziò un forte bombardamento nel tratto di costa tra Reggio e Villa San Giovanni e alle 5.40 sbarcarono sulle coste calabre due divisioni dell’8a armata (una inglese e una canadese). La resistenza tedesca fu pressoché nulla poiché le truppe si erano ritirate nell’interno montagnoso della Calabria e avevano deciso di organizzare le difese più a nord. Alle 7.30 partirono le altre imbarcazioni da S. Teresa di Riva e si concluse così l’imbarco.
Due testimonianze. La prima è quella di mio padre Serafino, allora sedicenne, che mi raccontò la sua delusione quando, il 3 settembre del 1943, non trovò più le truppe alleate sulla spiaggia di Santa Teresa e vide il mare pieno di imbarcazioni; delusione perché non poté più barattare le sue uova con scatolette di carne, cioccolata e biscotti, come aveva fatto nei giorni precedenti e come aveva fatto nella prima settimana di agosto anche con le truppe tedesche. Un’altra testimonianza è quella di Giuseppa Spadaro: suo padre Carmelo, il 14 agosto 1943, fu fermato dai tedeschi ad un posto di blocco: quando intuì che gli avrebbero requisito giumenta e calesse, con uno stratagemma riuscì a dileguarsi. Quello stesso giorno, i tedeschi uccisero il signor Giuseppe Dato che non voleva farsi requisire il suo cavallo con calessino.