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Padre Alfonso da S. Teresa, il cappuccino che morì nel terremoto
di Salvatore Coglitore | 29/05/2013 | STORIA
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Il dipinto che ritrae gli otto cappuccini morti nel terremoto
Circa 80mila furono i morti a causa del terremoto che nel 1908 colpì la città di Messina. Otto minuti dopo seguì un devastante maremoto, causato da una frana nell’area compresa tra Giardini Naxos e Santa Teresa di Riva, che fece scivolare in mare circa 20 milioni di metri cubi di materiale. Il 90% della città di Messina venne totalmente distrutto.Da questa furia devastatrice non sfuggirono 8 frati cappuccini dei 14 che c’erano nel convento annesso alla chiesa dedicata alla Madonna di Pompei. Ecco i loro nomi: Giuseppe Cirrito d'Alia, di anni 39; Agostino De Luca da Messina, di anni 70; Giambattista Zullo da Francavilla, di anni 72; Salvatore Ricciardi da Santa Teresa Riva, di anni 24; Domenico Bennato da Gesso (Messina), di anni 78; Salvatore Di Martino da Isnello, di anni 48; Eugenio Di Mauro da Catania, di anni 37; Antonio Spena da Gangi, di anni 32. La Chiesa di Pompei era stata inaugurata dall’Arcivescovo mons. Letterio D’Arrigo appena due anni prima, il 30 settembre del 1906. I Frati Cappuccini di Pompei in pochi istanti videro scomparire quel complesso che con gioia avevano visto ampliarsi e che rappresentava il cuore della provincia religiosa di Messina. Il violento cataclisma risparmiò il simulacro della Madonna, che rimase al suo posto come segno di speranza e di conforto per tutti. La dedica della lapide ricordo che si trova nel corridoio del convento dice: Quos XXVIII Decem. MCMVIII Communem hic ducentes vitam Coenobii et ecclesiae ruinaImmanis terremotus causa Oppressit Nunc memoriam effigiemque Sacrat Provincia posteris. I cadaveri dei religiosi morti nel terremoto, in seguito a scavi fatti, il 28 marzo 1909 furono sepolti nell’orto del convento, meno quelli del padre provinciale e di padre Alfonso Maria, che vennero sepolti nei rispettivi cimiteri comunali. Ecco come descrive negli atti M.R.P. Giuseppe D'Alia, testimone dell'evento calamitoso, il ritrovamento del corpo di Padre Alfonso da Santa Teresa: “Erano le ore 5,20 di mattino quando quel terribile motosismico avvenne, e i Religiosi erano così distribuiti:...fra Salvatore da Isnello, fra Felice da Petralia e fra Antonio da Gangi, in chiesa che pregavano; mentre i tre giovani Sacerdoti P. Giuseppe, P. Alfonso e P. Bernardino, erano in coro, dinanzi al salterio che recitavano il 3° notturno dell'ufficio della giornata. Dalla prima scossa di terremoto, a quella fortissima che tutto distrusse, passò brevissimo intervallo, da permettere solamente che i tre sacerdoti trovatisi al salterio arrivassero appena alla porta del coro, per ripararsi sotto l'arco di essa. Vi arrivarono P. Giuseppe e P. Alfonso, mentre P.Bernardino, assieme con la volta ed il pavimento di esso coro, cadde in chiesa, e sebbene coinvolto tra le macerie, tuttavia rimase lesionato solo leggermente alla testa, con lussazione ad un dito del piede destro. Onde non passò molto che potè essere estratto e messo in salvo per l'opera dei tre frati rimasti incolumi, Felice da Gratteri, Antonino da Valledolmo e Felice da Petralia. P.Giuseppe invece e P.Alfonso, rimasti un istante aggrappati ai due muri che formavano la porta del coro, si videro ben tosto sbalzati nell'orto, dove le macerie del corridoio, dalle stanze all'angolo est del convento, e porzione del muro est della Chiesa, trovavansi di già ammonticchiati, ed ivi furono trovati stretti in amplesso fra di loro, il primo con delle contusioni e la frattura del dito grande del piede destro. Laddove, P.Alfonso ne riportò un piede fratturato, varie ferite sul cranio, in faccia ed in altre parti del corpo, e probabilmente anche la frattura dell'osso sacro e della spina dorsale. Spasimante di acerbo dolore egli sopravvisse circa cinque ore, poichè alle ore 10 e 1/4 ant. rassegnatissimo alla volontà del Signore e con i conforti apprestatigli dai confratelli superstiti, e i Sacramenti amministratigli dal P.Giacinto da Troina, (il quale rimasto incolume nella propria stanza, con l'aiuto degli altri potè mettersi in salvo scendendo ingegnosamente dalla finestra dell'altezza di circa 10 metri), P.Alfonso rendeva l'anima a Dio. Padre Alfonso Maria da Santa Teresa, ovvero Salvatore Ricciardi di Antonino e Carmela Irrera, nacque a Santa Teresa Riva il 18 settembre 1884, nel quartiere Landro, e morì all’età di 24 anni a causa del terremoto del 1908 che colpì la città di Messina; egli era cugino, da parte della madre, del più conosciuto Padre Giampietro da Santa Teresa ovvero Giuseppe Rigano. Il Ricciardi frequentò nel 1905, assieme al cugino padre Giampietro, il convento di Troina. Come si diceva sopra, le spoglie del cappuccino riposano nel cimitero di Santa Teresa. Ringrazio Padre Candito di Messina e l’Ufficio Anagrafe di Santa Teresa di Riva per le notizie. (Nella foto, gli otto cappuccini morti nel terremoto così come sono dipinti nel soffitto nella chiesa di Pompei di Messina; Padre Alfonso è indicato dalla freccia gialla)